I Sindaci delle Madonie rivolgono un appello ai Presidenti Conte e Musumeci per non abbassare la tensione con la fase 2 della lotta al coronavirus. A lanciarlo i sindaci di Cefalù, Campofelice di Roccella, Castelbuono, Collesano, Gangi, Lascari, Polizzi, San Mauro Castelverde e Valledolmo nel corso della rubrica «Resto a casa ma guardo avanti» trasmessa domenica 19 aprile in diretta su cefalunews. Ecco in dettaglio gli appelli dei diversi sindaci.
Rosario Lapunzina, sindaco di Cefalù: «L’appello che rivolgo al Governo nazionale e al Presidente della Regione è di consentire l’avvio della fase due in piena sicurezza e nella consapevolezza che nel sud, e in particolare in Sicilia, se da un lato il covid-19 sta avendo una circolazione inferiore rispetto ad altre zone, dall’altra questo fatto ci rende più vulnerabili nel caso di una recrudescenza della pandemia. Ho sentito gli operatori economici della mia città e tutti condividono l’idea che se occorre riavviare al più presto le attività, dall’altra è necessario avere grande prudenza per evitare che una minima leggerezza possa generare conseguenze devastanti sulla salute pubblica e su ciò che resta dell’economia dei nostri territori».
Francesco Migliazzo, sindaco di Gangi: «Semplicemente mi sento di dire che abbassare la tensione e l’attenzione proprio in questo momento non avrebbe senso e ci farebbe correre il rischio di vanificare tutti i sacrifici che abbiamo fatto fino ad oggi. Se la situazione in Sicilia, e soprattutto sulle Madonie, non mostra particolari criticità lo dobbiamo anche al grande senso di responsabilità che ha dimostrato la nostra gente. Ritengo che i dati ci dicono che ancora non siamo passati alla fase due e che il passaggio dovrà essere graduale e soprattutto dovrà essere connotato dalla consapevolezza che affinché tutto ritorni come prima ci vorranno mesi nei quali i presidi di sicurezza e la prudenza dovranno guidare ogni nostro comportamento».
Giovanni Meli, sindaco di Collesano: «Non abbiamo risolto nulla. Non abbiamo cura. Non abbiamo vaccino. Aprire ciò che é razionale aprire e senza rischi. Ordinanze di buon senso e non aperture strampalate e irrazionali. La politica non può farsi condizionare dalle pressioni che arrivano dagli operatori economici, comprensibili ma che non possono giustificare il rischi di contagio in periodi di pandemia. Ordinanze razionali. Hai una casa in campagna vivibile?…puoi andare a vivere in quella casa con il tuo nucleo familiare, trasferendo il tuo domicilio. I lavoratori forestali adeguatamente protetti posso andare adeguatamente protetti anche per evitare una possibile emergenza incendi che sarebbe devastante in questo periodo. Andare a mare in guerra nel lido non credo sia una priorità ma una follia.. Lo Stato in guerra non si pone il problema di chi vuole andare a mare. In guerra lo Stato si pone il problema di come dare da mangiare a chi del mare non importerà nulla, perché ci saranno problemi più seri e i cittadini non avranno nemmeno i soldi per mettere benzina nella macchina e la monetina da mettere nel parchimetro. Il rischio é troppo grande. Ricordiamoci che oggi restando a casa abbiamo avuto in Sicilia più morti e più contagiati. Cosa accadrà quando apriremo…non oso immaginare a cosa potremmo andare incontro. Prudenza, responsabilità, capacità della politica di essere seria, fredda, razionale e soprattutto determinata».
Giuseppe Lo Verde, sindaco di Polizzi Generosa: «I contagi sono diminuiti ma non abbiamo debellato il coronavirus. Ne abbiamo solo fermato la corsa chiudendoci in casa. La fase 2 può trasformarsi in un boomerang se non ci facciamo guidare da regole certe da osservare e da condizioni igieniche ferree da mantenere».
Giuseppe Abbate, sindaco di Lascari: «Occorre stare molto attenti a non sciupare i tanti sacrifici che i cittadini hanno fatto in questi giorni rimanendo a casa. Il virus è stato fermato grazie a questi sacrifici un eventuale ritorno alla normalità potrebbe portare a conseguenze difficili da sopportare per la gente».
Angelo Conti, sindaco di Valledolmo: «Da un lato c’è la necessità di fare scelte che siano tutte inserite dentro la cornice delle norme nazionali e regionali, dall’altro occorre tener conto delle peculiarità tra le diverse regioni, all’interno della stessa regione, tra le diverse aree e, all’interno della stessa area, tra i diversi contesti che potremmo far corrispondere al territorio comunale. La struttura produttiva si presenta, pertanto, assai variegata e persino all’interno dello stesso territorio comunale la stessa attività potrebbe essere svolta in maniera differente tutelando o meno, a seconda dei casi, il bene primario che in questo momento dobbiamo difendere: la salute e con essa la prevenzione del contagio. Facciamo un esempio di Valledolmo ma facilmente ripetibile: vi sono diverse imprese artigianali gestite a livello familiare laddove le persone che ci lavorano sono le stesse che si ritrovano sotto lo stesso tetto domestico. Per attività come queste risulta incomprensibile il perché non debbano lavorare fermo restando il divieto di contatti con altre persone. Potrebbero lavorare e persino facendo magazzino sulla base degli ordini già in portafoglio così che quando sarà possibile, si troveranno già avanti con il lavoro e dovrebbero unicamente consegnare il lavoro già realizzato. L’apertura del cimitero a Valledolmo, consentendo l’ingresso contingentato, è sicuramente gestibile in sicurezza a differenza di un cimitero di una grande città. Inoltre si consentirebbe Il concreto svolgimento dell’attività da parte dei fiorai che lavorano prevalentemente con i fiori per i morti e di fatto, oggi, pur potendo essere aperti rimangono chiusi. Ed allora, un’ipotesi di lavoro, potrebbe essere quella di individuare a su base nazionale o regionale l’insieme di attività per le quali occorrerà valutare in maniera puntuale la reale possibilità di apertura dell’attività ed in caso positivo le condizioni entro cui questa attività deve essere svolta. L’attività, così individuata, dovrà essere comunicata dalla prefettura, organo di governo a livello provinciale, territoriale, assieme alle misure di prevenzione da adottare, affinché in un tempo ben definito e ristretto, sia data o meno l’autorizzazione sulla base dell’istruttoria».
Giuseppe Minutilla, sindaco di San Mauro Castelverde: «Confermo che San Mauro è indenne fino ad oggi da questa terribile epidemia. I miei concittadini hanno rispettato le ordinanze in vigore con pazienza. Abbiamo garantito e distribuito come amministrazione comunale le mascherine a tutto il personale esposto ,a tutti gli esercenti e sopratutto abbiamo posto attenzione alla Casa Protetta che ospita 20 anziani e nella quale lavorano 12 operatori, fornendo loro mascherine e protezione. Abbiamo garantito ogni settimana la sanificazione in tutto il centro urbano e nelle borgate. Già prima di Pasqua abbiamo distribuito a 30 cittadini bisognosi i buoni spesa che continueranno ad essere distribuiti nei prossimi mesi grazie ai contributi finanziari dello Stato e della regione .Nei prossimi giorni 6 nostre sarte confezioneranno 1.200 mascherine che distribuiremo alla popolazione. Inoltre abbiamo già in itinere l’acquisto di altre 2000 mascherine. Appena ci sarà la possibilità della ripartenza ci preoccuperemo di avviare diversi lavori pubblici che abbiamo programmato, ciò consentirà nuova occupazioni per coloro che durante questa emergenza sono rimasti a casa e senza lavoro. Ci piacerebbe quanto prima inaugurare l’impianto ludico sportivo zip line o volo dell’angelo che rappresenta il volano del nuovo sviluppo del nostro paese e del territorio. Stiamo pensando come fare restare i giovani che sono rientrati dal Nord a causa del coronasvirus. Questa è la grande scommessa su cui dovrebbe investire la politica del territorio».