Cefalù: città invasa dai gabbiani. Quali malattie possono trasmettere all’uomo?

Da qualche anno Cefalù è invasa dai gabbiani. Il fenomeno prende sempre più piede. Non mancano le lamentele di quanti abitano negli attici e negli ultimi piani degli edifici. Si lamentano del chiasso, anche notturno, dei gabbiani e della presenza incombente di questi grossi uccelli sopratutto su alcuni tetti della città.
Il Gabbiano reale nidifica in colonie e dopo la schiusa i piccoli sono in grado di volare a 40 giorni di età e di riprodursi a 5 anni di età. Un censimento effettuato nel Regno Unito ha stimato una tendenza all’aumento del gabbiano reale del 10% all’anno. Il Gabbiano reale, soprattutto nei siti scelti per la nidificazione, tende a creare confusione emettendo richiami anche nelle ore notturne e diventando aggressivo nei confronti di quanti considera intrusi presso il nido. Ecco perché limita in molti casi l’accesso alle persone su tetti e terrazze. Il rilascio di escrementi, materiali vari e rifiuti provoca ottusione di grondaie, prese d’aria, sfiatatoi e tubi di drenaggio.
Il Gabbiano può essere portatore di numerose malattie che attaccano sia gli uomini che gli animali domestici. Può trasmettere salmonellosi, psittacosi, istoplasmosi, candidiasi, criptococcosi, tubercolosi e toxoplasmosi. La più pericolosa e diffusa malattia trasmessa dai gabbiani è di sicuro la salmonella. Questo batterio si trova principalmente negli escrementi del volatile, e può condurre a gravi forme di salmonellosi e febbre para-tifoide. I gabbiani possono anche trasmettere la psittacosi che è detta anche ornitosi o malattia dell’allevatore di volatili. E’ causata dal batterio Clamydia Psittaci. Questa malattia può essere contratta attraverso il contatto diretto con le uova, le feci, le urine e le piume del gabbiano che ne è infetto. La patologia può essere confusa con una banale influenza, poiché i sintomi sono febbre, brividi di freddo, tosse e difficoltà respiratorie oltre ad un generale senso di spossatezza. Nei casi più gravi può condurre ad una polmonite, proprio in seguito ad una grave infiammazione dell’apparato respiratorio. 

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