«Dopo un anno il 2020 disastroso per il comparto turistico, sia siciliano che cefaludese, con un calo ufficiale del 63% ma in alcune strutture pure del 100% siamo tornati ai numeri del 1975 /1977 con il conseguimento di impoverimento di tutto l’indotto. E’ un profondo rosso di cui non si vede la fine. L’Istat conferma ciò che Federalberghi dice ormai da un anno e che la crisi ha colpito più duramente gli alberghi di altri settori». Lo afferma Francesco Randone delegato Federalberghi Cefalu che per il 2021, con gli annullamenti e la mancanza di programmazione già nei primi sei mesi prevede un ulteriore calo, che comporta una mancanza di pianificazione sulle assunzioni, acquisti e riaperture. «In questa situazione di gravità in cui versa tutto il settore – continua Federalberghi Cefalù – c’è da aggiungere il mancato sostegno, a differenza delle regioni del nord, da parte di una politica regionale che sembra essere distante da un settore che sviluppa in Sicilia il 15% del PIL con potenzialità ben maggiori, sia di una politica nazionale, tranne pochi casi, e di un governo che si appresta a varare un provvedimento che sembra avere dimenticato questo settore. Già il fatto di essere stagionale era di per se penalizzato a monte ma ora rischia di sprofondare nel baratro poiché il rischio default è dietro l’angolo, a meno che non sia realmente questo l’obiettivo prefissato, cosa che sempre più sta convincendo la categoria».