A seguito di un Convegno sul Femminicidio, al quale ho partecipato in qualità di relatrice, sento forte il bisogno di dedicare questo articolo a tale fenomeno, che si qualifica come attuale e vicino a tutte le donne.
Il femminicidio è un neologismo che indica la morte di una donna ad opera di un uomo per cause imputabili al genere, ossia per il fatto stesso di essere donna. Diversamente da quanto si potrebbe pensare, l’uomo che commette tali reati non sempre è un “malato di mente”, ossia può non soffrire di disturbi mentali. Le statistiche chiariscono il tratto che accomuna gran parte dei femminicidi: quello della volontà di potere e controllo dell’uomo sulla donna, la sua incapacità di accettarne le scelte di autonomia. È il desiderio di libertà e di autonomia delle donne a scatenare la violenza. Emerge allora una crisi del ruolo maschile e la causa del fenomeno si origina nella società; è un problema culturale, basti pensare alla libertà di voto della donna ottenuta nel dopoguerra!
Questo ovviamente non esclude che gli stalker, così chiamati, non soffrano di disturbi mentali (solo nel 10% dei casi. “Il fenomeno dello stalking. Una ricerca nel mondo della scuola”, Moceo M., Tesi di Laurea, Cattedra di Psicologia di Comunità, Università degli Studi di Palermo, 2004). La violenza non nasce improvvisamente ma può presentarsi nelle sue molteplici forme e, con difficoltà, la donna rivela a se stessa che è entrata nel “ciclo della violenza”, poiché tende a giustificare, tecnicamente negare, tali gesti. La donna maltrattata costruisce delle relazioni affettive ponendosi in un legame di dipendenza dall’uomo che esercita su di lei il potere ed il dominio indiscriminatamente…e lo può fare in tanti modi: sessualmente chiedendole prestazioni da lei non condivise (violenza sessuale), psicologicamente manipolandola col fine di mantenere il potere nella relazione (violenza psicologica), economicamente gestendo il danaro e deprivandola di qualsiasi forma di autonomia economica o peggio ancora lavorativa, o fisicamente aggredendola in qualsiasi modo, anche con uno schiaffo (violenza fisica).
Come affrontare il problema? Si pensa che i compor¬tamenti violenti siano passeggeri e che “fra mo¬glie e marito non mettere il dito”. IN REALTA’, La violenza contro le don-ne non deve mai essere accettata e giustificata ma va perseguita. Uscire dalla violenza si può e si deve…chiedendo aiuto alle forze dell’ordine, ad un’amica, ai servizi, ad un familiare poiché la violenza contro le don¬ne non è una questione privata, tutta la comunità ha il dovere di riconoscer¬la e contrastarla. Nei prossimi articoli tratterò vari temi collegati a questo quali la violenza assistita (ogni qualvolta un minore assi¬ste o ha la percezione di episodi di violenza), il mobbing e lo stalking, spero possano diventare utili alla comunità per contrastare tali crudeli fenomeni.