Ponendomi in assoluta continuità con il precedente articolo penso sia opportuno esplorare “l’altra faccia della medaglia”. Oltre agli indicatori fisici, comportamentali ed emotivi esplicitati nel precedente articolo, credo sia necessario interrogarsi sul “come si osservano” tali elementi e quale predisposizione emotiva e relazionale è necessario possedere al fine di “leggere” in modo obiettivo e reale tali indicatori. Vi sono due ingredienti che possono aiutarci oppure ostacolarci in questo processo di lettura e sono l’ansia e la preoccupazione. Premesso che l’ansia e la preoccupazione genitoriale sono componenti di vita di ogni persona, se equilibrate e nella giusta misura, hanno una funzione adattiva; una buona dose d’ansia permette di fronteggiare situazioni difficili ed anticipare eventuali pericoli in avvicinamento e una giusta misura di preoccupazione consente all’adulto di focalizzare l’attenzione sul problema e ricercare le giuste soluzioni.
Quando ciò non avviene ed i livelli di ansia e preoccupazione diventano intollerabili, accade che il nostro “cervello razionale” perde la lucidità e ciò aumenta il livello di stress interno. Perdere la lucidità significa attribuire un significato “altro” alle cose che accadono, percepire una realtà distorta, leggere alcuni segnali attribuendo loro un valore catastrofico e tutto ciò indubbiamente crea grande sconforto, dolore e paura. Invece, quando i livelli di ansia diventano patologici, ossia oltremodo ingestibili, si corre il serio rischio di commettere gravi errori di valutazione della realtà circostante e ciò potrebbe comportare delle conseguenze anche irreversibili, specie quando ci si trova a prendere decisioni per altri o per se stessi poiché le migliori scelte si prendono quando ci si occupa di sé o dell’altro e non quando ci si “preoccupa”.
Dunque, anche quando la realtà è brutta ed accadono eventi che turbano la serenità di una vita o perlopiù di una famiglia, è necessario accettarla, anche se sbagliata o ingiusta, anche se feroce o violenta, poiché fare questo è già il primo passo di una lunga strada verso il recupero. Non accettarla non cambia ciò che è accaduto. È un percorso arduo che vuole il suo tempo e la sua dose di investimento personale ed emotivo, non è impossibile da ottenere e soprattutto la vita è così bella che vale la pena viverla con le sue luci e le sue ombre.