Riceviamo e pubblichiamo una lettera che l’Associazione Ristoratori di Cefalù ha inviato al Presidente Musumeci.
“Cefalù in zona rossa. Una decisione folle e la “farsa della Città Metropolitana. Una scelta scellerata declassare tutta la Provincia di Palermo ed in particolare Cefalù a ZONA ROSSA dall’ 11 al 22 aprile. Un provvedimento ingiustificato che va oltre ogni comprensione, che non tiene minimamente conto dell’evidenza epidemiologica e dello stato dei contagi. Una decisione presa in maniera totalmente arbitraria e che non rispetta il diritto al lavoro di chi, sino a oggi, ha dimostrato buona volontà, massima attenzione alle norme anti-contagio, adeguamento ai protocolli, fiducia nella scienza e nel legislatore e volontà di contribuire al benessere del Paese.
Eppure, nonostante gli sforzi anche economici compiuti sino a qui, nulla va nella direzione del reciproco rispetto e della presa d’atto di una evidenza: il nostro tessuto economico, e in particolare quello di Cefalù è in forte sofferenza e non possiamo più permetterci di subire ancora decisioni non avallate dalle evidenze scientifiche. Folle è chi, in una situazione come questa, non tiene conto del quadro nel quale sta maturando l’asfissia di una delle mete turistiche più importanti della Sicilia.
On.le Presidente della Regione Siciliana On.li Deputati, non avete tempo da perdere, non potete lasciare per strada le imprese del turismo e dell’enogastromia che hanno contribuito a rendere grande e famosa questa terra. “Dobbiamo preservare la salute”, ci viene detto, a giustificazione delle scelte compiute nel rendere Cefalù zona rossa. Corretto preservare la salute ma si rammenti al contempo la necessità di preservare anche la linfa dell’imprenditorialità e le necessità di chi, ormai da un anno, sta soffocando al ritmo incessante dei DPCM e delle vostre Ordinanze.
Occorre mantenere vivo il mondo produttivo evitando di applicare ad ogni risalita del virus, un’approssimativa legge del taglione con la solita serie indistinta (e ormai evidentemente inconcludente) di chiusure preventive che impattano in maniera gravissima sulla micro-economia locale alla quale ormai da un anno ci stiamo aggrappando per sopravvivere, orfani di qualunque forma di turismo, e ancora peggio , di prospettive. È vostro dovere conoscere tutto il territorio provinciale e le dinamiche contestuali che i vari Comuni stanno attraversando.
Sulla base di questi dati bisogna assolutamente fare le giuste distinzioni evitando di applicare indistintamente e le medesime limitazioni ove non necessario o laddove non sussistono i presupposti, come, in questo caso, per nostra cittadina.
La vostra deprecabile decisione di accorpare un Comune come Cefalù, dove ad oggi sussistono pochissimi e ben delimitati casi di COVID-19 alle medesime realtà di Palermo e delle località limitrofe, dove invece, purtroppo, i contagi sono ben oltre il limite di contenimento, risulta oggi come l’ennesimo smacco di quella farsa chiamata “Città Metropolitana”. Un progetto maldestro e inadeguato, dal quale Cefalù non ha mai tratto nessun beneficio e per il quale non sono mai esistiti i presupposti di sviluppo, data l’enorme diversità del tessuti economici e la totale assenza di adeguati e rapidi collegamenti.
E’ passato un anno dall’inizio della pandemia e oggi ci si domanda in base a quali dati e a quali evidenze scientifiche vengono assunte le decisioni di aprire o chiudere una determinata attività, o un intero comparto. Su quali presupposti vengono compiute le scelte? A un anno di distanza è ancora possibile pensare che la colpa dei contagi sia sempre e solo degli stessi fattori? E soprattutto , è possibile che chi ha il dovere di amministrarci e tutelarci non sia ancora riuscito a trovare un equilibrio per poter mantenere vive quelle categorie che ad oggi sono le uniche che continuano a pagare per tutti? Tutto questo può ancora lasciarvi così colpevolmente indifferenti? Pretendiamo un chiarimento urgente. Lo pretendiamo a nome di tutto il settore ho.re.ca di Cefalù. Non potete dimenticare che il mondo produttivo della Somministrazione e dell’Ospitalità va preservato perché è un valore , forse uno dei pochi in una terra come la Sicilia dove scarseggiano investimenti e servizi, che costituisce le fondamenta sulle quali potremo costruire la futura ripresa di intere collettività. Non ci salverà l’indebitamento progressivo, né le scarse e squilibrate risorse destinate al Sud. In un anno di pandemia nessuno di Voi ha saputo difendere il settore produttivo dinanzi al Governo Nazionale, né ha saputo pretendere aiuti. Non possiamo permetterci di dirottare gli scarsi fondi a disposizione in spese improduttive, né possiamo accettare che aziende che tanto hanno investito negli anni si ritrovino, a dispetto di ogni giustificazione epidemiologica, di nuovo chiuse.
On.le Presidente On.li deputati: sono i ristoratori o i baristi il problema? Oppure lo è la noncuranza delle regole e il loro mancato rispetto? Ogni giorno che passa, parecchie attività sono costrette a segnare il passo con il serio e concreto rischio di finire sul lastrico. Ma questo sembra proprio non interessare a nessuno. Nessuno di Voi ha avvertito la necessità, di doverci convocare per raccogliere le nostre istanze, le nostre proposte, eppure siamo la tra le mete turistiche più gettonate della Sicilia. Cefalù Città d’arte, Città turistica, Cefalù patrimonio dell’umanità Unesco, Cefalù la Città dell’Antonello da Messina. Scusateci ma non è arroganza ne vanto. È solo attaccamento e amore verso la propria città e rispetto per tutto il lavoro dei nostri padri. Ecco perché chiediamo un immediato ed urgente incontro al Presidente della Regione Siciliana, On.le Nello Musumeci per discutere di una tempestiva deroga sull’ordinanza in essere per i comuni che non presentano evidenze scientifiche tali da giustificare la ZONA ROSSA”.
Associazione ristoratori Cefalù HO.RE.CA .