Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (M.V.S.N.) – Le Coorti territoriali

La Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (M.V.S.N.), fu istituita con Regio Decreto 14 gennaio 1923, n. 31 (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 20 gennaio 1923 n. 16), convertito poi nella legge n.473 del 17 aprile 1925, “per provvedere, in concorso coi corpi armati per la pubblica sicurezza e con il R. Esercito, a mantenere all’interno l’ordine pubblico; e per preparare e conservare inquadrati i cittadini per la difesa degli interessi dell’Italia nel mondo”.

I compiti della Milizia, riguardarono inizialmente: il mantenimento dell’ordine pubblico, l’educazione e l’addestramento dei giovani, l’organizzazione della difesa territoriale e, altresì, fronteggiare le calamità naturali. Con la perdita del proprio ruolo nell’ambito della pubblica sicurezza, la Milizia subì uno sviluppo che, da una parte, la vide impegnata in mansioni particolari di polizia, e, dall’altra, come forza militare.

In realtà, la caratteristica di questo corpo di gendarmeria (basato sul reclutamento volontario), fu la sua duplice suddivisione, ossia in milizia ordinaria e milizie speciali. All’ordinaria appartennero pure i battaglioni di camicie nere (CC.NN.), che furono la forza combattente in prima linea. Mentre le milizie speciali, costituite ciascuna da diverse specializzazioni, e denominate nello specifico: Ferroviaria, Portuaria, Forestale, Stradale e Postelegrafica, svolsero sul territorio e, in modo capillare, compiti di polizia giudiziaria, ovviamente in cooperazione con l’Esercito e i corpi della pubblica sicurezza.

Sin dalla sua costituzione la milizia fu posta alle dipendenze della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Col Regio Decreto n. 1292 del 4 agosto 1924 la milizia divenne una forza armata dello Stato e, di conseguenza, dipese dal Ministero della Guerra, circa l’ordinamento, l’addestramento, la mobilitazione e l’impiego in caso di guerra.

Nel sopraccennato Ministero fu istituito anche un Ispettorato della M.V.S.N. cui fu preposto un generale della milizia stessa.

La chiamata della milizia avveniva mediante la consegna al destinatario di una cartolina: di colore rosa, per l’addestramento e il normale servizio, e grigia in caso di mobilitazione bellica (Cfr. anche Regio Decreto del 24 febbraio 1938 (XVI), n.329. Testo unico delle disposizioni legislative sul reclutamento del Regio Esercito. Pubblicato sul Supplemento ordinario alla “Gazzetta Ufficiale” n.88 del 16 aprile 1938 (XVI).

Le unità strutturali della milizia, simili a quelle del R.E. furono:

la squadra comandata da un caposquadra

il manipolo (plotone) comandato da un capo manipolo

la centuria (compagnia) comandata da un centurione

la coorte (battaglione) comandata da un seniore o primo seniore

la legione (reggimento), comandata da un console

il gruppo di battaglioni CC.NN. (brigata) comandato da un console generale

la zona (divisione), comandata da un luogotenente generale

Nel marzo del 1940 i reparti della M.V.S.N. furono integrati nelle unità dell’esercito; pertanto fu inserita una legione per ogni divisione di fanteria. Sempre nello stesso torno di tempo furono costituite le coorti Territoriali e Mobili, al fine di creare un’organizzazione e destinarla alla difesa del territorio nazionale. Tale forza fu tratta dal personale superfluo delle legioni dopo la formazione dei battaglioni CC.NN.

La Coorte Territoriale era costituita da un manipolo comando diviso in due squadre (maggiorità e servizi), e tre centurie territoriali di CC.NN., ciascuna delle quali comprendeva quattro manipoli di tre squadre. Solitamente la Coorte Territoriale era composta da militi appartenenti a classi più anziane, fino ai 55 anni di età, e quindi impiegati nelle retrovie, che svolsero servizi di presidio nel territorio metropolitano.

Invece la Coorte Territoriale Mobile era costituita da un manipolo comando, tre centurie di CC.NN. ciascuna delle quali comprendeva quattro manipoli, uno dei quali mitraglieri. I manipoli normali erano formati da tre squadre, quelli mitraglieri da due. In questa coorte venivano convogliati le classi più giovani, tra i 26 e i 36 anni di età, che, al bisogno, potevano essere impiegati in supporto ai reparti del R.E.

R.E.I. contraerea mobile – Collezione Alessandro Bellomo

Abbiamo chiesto al Ricercatore Storico Militare Michele Nigro (1) di parlarci della Milizia, della sua evoluzione e dei compiti nel tempo conferitale e non ultimo delle Coorti Territoriali e Territoriali Mobili.

«Il termine milizia,dal latino militia derivazione di miles – milǐtis, indica l’esercizio da parte di determinati soggetti all’uso delle armi e, generalmente, la loro partecipazione alla vita militare.

 Il miles romano era la classica figura del soldato appiedato, in contrapposizione all’eques che rappresentava il soldato a cavallo. Nel basso Impero ai miles erano affidati compiti speciali quali la vigilanza alle frontiere (milites limitanei), la scorta imperiale (milites palatini), la costituzione della fanteria pesante (milites comitatensi) etc…

Nel medioevo i milites si identificavano con i coloni della familia che facevano parte dell’organizzazione militare. In età comunale i milites erano assimilati alla classe dei cavalieri che, a pieno titolo, entravano a far parte delle milizie cittadine destinate alla difesa del signore e delle sue proprietà. Con il declino dell’età comunale e feudale i milites persero la loro funzione originaria e, stante il diffondersi delle compagnie di ventura, l’esercizio delle armi diventò, per libera scelta dell’individuo, un vero e proprio mestiere.

L’uso del vocabolo miles venne in seguito sostituito da quello più comune di soldato che, nella sua accezione, individua l’appartenenza di un individuo a corpi militari o militarizzati.

Nel XIX secolo, il reclutamento delle truppe su base impositiva (reclutamento obbligatorio in virtù di una legge) applicato in Prussia portò alla divisione dell’esercito in tre scaglioni o linee: la 1ª linea o esercito permanente, costituita dalle classi in servizio e quelle dei neo congedati da impiegare in operazioni attive; la 2ª linea, o Milizia Mobile, costituita dai riservisti delle classi medie con compiti di cooperazione e supporto alla 1ª linea; la 3ª linea, o Milizia Territoriale, formata dalle classi più anziane dei riservisti destinati alle scorte dei prigionieri, al presidio ed, eccezionalmente,alla difesa del territorio.

Biglietto di permesso 1881- Collezione Michele Nigro

Il provvedimento adottato dall’esercito prussiano venne applicato anche da altri stati europei, tra cui l’Italia, anche se con alcune variazioni. Nella nostra Nazione, la 1ª linea (che costituiva l’Esercito Permanente) era formata dai giovani d’età compresa tra i 20 e 28 anni d’età. Andarono a costituire la 2ª linea (Milizia Mobile) le quattro classi più giovani in congedo dopo le classi destinate a formare la 1ª linea (età compresa tra i 29 e 32 anni), mentre la 3ª linea (Milizia Territoriale) era costituita dalle sette classi successive alle quattro in congedo (età compresa tra i 33 e 39 anni d’età).

Per supportare tale organizzazione vennero emanate nuove norme che previdero l’introduzione degli Ufficiali di Complemento, necessari per ripianare i relativi quadri organici, e la creazione dei Distretti Militari, con il compito di: reclutare, armare ed addestrare le truppe in servizio e quelle della Milizia.

Alla vigilia della I Guerra Mondiale, la Milizia Mobile, che poteva essere impiegata anche nelle operazioni militari di 1ª linea, doveva provvedere a mettere in campo 26 brigate di fanteria ovvero 52 reggimenti. Per tali reparti, come già detto, il necessario quadro ufficiali veniva realizzato tramite il reclutamento di un congruo numero di unità di complemento. La Milizia Territoriale era divisa in battaglioni che venivano aggregati alle Brigate dell’Esercito permanente ed avevano,  generalmente, il compito di: mantenere l’ordine pubblico nelle aree non classificate in “stato di guerra”; occuparsi dei rifornimenti dei militari al fronte; provvedere alla costruzione delle opere di difesa; manutenere e costruire le vie di comunicazione.

Corrispondenza della Div. Territoriale R.E.I. di Roma Collezione Giuseppe Nasta

Al momento dell’entrata in guerra la fanteria italiana disponeva di 548 battaglioni, di cui: 438 di fanteria di linea, 58 di bersaglieri e 52 di alpini. Di questi ultimi, 26 battaglioni appartenevano alla Milizia Territoriale.

Nel corso della guerra, per motivi contingenti, le differenziazioni d’impiego tra le varie “linee” scomparvero ed i militari vennero impiegati là dove c’era bisogno di truppe.

In tale frangente, l’obbligo di prestare servizio alle armi fu esteso da 39 a 55 anni d’età.

Nel periodo post bellico, con l’ascesa al potere del regime fascista, Benito Mussolini provvide ad attuare una radicale riorganizzazione delle forze armate dello Stato.

Tra i provvedimenti adottati, quale forza sussidiaria all’attività dell’esercito, nel febbraio 1923, venne istituita e inserita tra le Forze Armate dello Stato, la Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (M.V.S.N.). Ciò a coronamento dell’ideologia del regime che vedeva il popolo, militarmente inquadrato, coinvolto ad ogni livello e ad ogni età nell’attività addestrativa.

Tale espediente permise a Mussolini di contenere e controllare l’esuberanza dei “Fasci di Combattimento” e di continuare a disporre di una congrua schiera di uomini pronti a seguirlo e fedeli all’ideologia del partito.

Di. C.A.T., postazione – Collezione Alessandro Bellomo

In tempo di pace la Milizia concorreva principalmente al mantenimento dell’ordine pubblico e a fronteggiare le pubbliche calamità. In caso di guerra, i reparti della Milizia venivano mobilitati ed accorpati nei vari rami delle forze armate. Ciò ad eccezione dei reparti destinati alla Difesa Contraerea Territoriale (Di.CA.T) e alla Difesa Costiera (D.A.C.O.S.), che conservavano una loro autonomia operativa, e i battaglioni di Camicie Nere (CC.NN.) che venivano impiegati, secondo necessità, dai comandanti delle grandi unità.

Alla difesa contraerea e costiera era adibito personale anziano (con oltre 40 anni di età) e i giovanissimi (tra il 18º ed il 20º anno di età).

I Battaglioni di Camicie Nere, fiore all’occhiello del regime, erano destinati ad operare con l’Esercito ed erano costituiti dai giovani dal 23º al 36º anno di età. Le denominazioni dei reparti dipendenti erano identiche a quelle dei battaglioni di fanteria (compagnie, plotoni, squadre). Il loro impiego non era soggetto a vincoli particolari, potendo, i comandanti delle grandi unità utilizzarli in base alle circostanze operative emergenti.

M.V.S.N – Di.C.A.T -Gruppo batteria Torre S. Anna (Palermo) da notare la varietà di foggia delle uniformi e, al centro, l’ufficiale cappellano della Milizia contraerea. collezione Marco Ingrassia

Le divisioni di Camicie Nere avevano alle proprie dipendenze tre legioni costituite ciascuna da due battaglioni di tre compagnie.

La M.V.S.N. era formata dalla Milizia ordinaria e dalle Milizie speciali.

La prima comprendeva la Milizia: coloniale, confinaria (in concorso con l’Arma dei Carabinieri e la Guardia di Finanza), artiglieria contraerea, marittima di artiglieria, fascista albanese, ruolo medico (servizio sanitario autonomo), assistenza spirituale, (ruolo cappellani). A queste attività si aggiungono quelle a favore delle organizzazioni giovanili del partito fascista, quali la milizia ruolo: Opera nazionale balilla, Fasci giovanili di combattimento e Gioventù italiana del littorio.

Le seconde erano costituite dalla Milizia: forestale, della strada, ferroviaria, postelegrafonica, portuaria, Moschettieri del duce, universitaria. Nell’ambito dell’organizzazione del reparto rientrava un Reparto stampa.

I giovani italiani venivano avviati alla preparazione premilitare prestissimo; dagli 8 ai 14 anni entravano a far parte dei Balilla, dai 14 ai 18 degli Avanguardisti e, infine, potevano transitare nelle Legioni della Milizia Volontaria. In tale unità si potevano arruolare, di norma, i cittadini d’età compresa da 20 a 55 anni, iscritti al partito fascista, dopo aver assolto agli obblighi di leva in una delle tre forze armate dello Stato (Esercito, Marina, Aviazione).

Preminente era l’addestramento all’uso delle armi, all’attuazione della disciplina militare e alla pratica di vari sport, volti a formare il nuovo ed efficiente soldato del regime.

La Milizia sul territorio era ordinata in dodici Zone (poi divenute 16) rette da un ispettore generale. Ogni zona comprendeva un numero variabile di Legioni ciascuna formata da tre Coorti ognuna costituita da tre Centurie di tre Manipoli formati da diverse Squadre.

Tutti gli Ispettori dipendevano dal Comando Generale della Milizia. L’uniforme era costituita da una camicia nera e da un pantalone grigio-verde. Quale comandante in capo della milizia venne designato il Capo del governo, cioè Benito Mussolini.

Di.C.A.T. aerofono – Collezione Alessandro Bellomo

La Sicilia, con sede a Palermo, fu denominata nel 1928 quale XIV Zona, ed aveva alle dipendenze (nell’anno 1928) le seguenti Legioni:

166ª Legione “Peloro” (Messina);

167ª Legione “Etna” (Catania);

168ª Legione “Hyblae” (Ragusa);

169ª Legione “Tirreno” (Siracusa);

170ª Legione “Agrigentum” (Agrigento);

171ª Legione “Vespri” (Palermo);

172ª Legione “Enna” (Enna);

173ª Legione “Salso” (Caltanissetta);

174ª Legione “Segesta” (Trapani).

Nel 1940 il comando di Zona della Milizia dislocata in Sicilia assunse una nuova numerazione e passò da XIV a XIII. Alle dipendenze della stessa veniva posto il 27º Gruppo Legioni di Palermo ed il 28º Gruppo Legioni di Messina. Nello stesso periodo vennero costituite le Coorti Territoriali CC.NN. con lo scopo di creare dei reparti che provvedessero alla difesa del territorio in cui operavano. Gli organici vennero tratti dagli esuberi delle Legioni dopo la costituzione dei battaglioni di camicie nere.

La Coorte Territoriale era costituita da un manipolo comando diviso in due squadre (maggiorità e servizi), e tre centurie territoriali di CC.NN., ciascuna delle quali comprendeva quattro manipoli di tre squadre.

La Coorte Territoriale Mobile era costituita da un manipolo comando, tre centurie di CC.NN. ciascuna delle quali comprendeva quattro manipoli, uno dei quali mitraglieri. I manipoli normali erano formati da tre squadre, quelli mitraglieri da due.

Entrambe le coorti avevano in organico 19 ufficiali, ma a differenza delle coorti territoriali che avevano 498 sottufficiali, graduati e truppa armati con armi individuali, quelle mobili disponevano di 480 militi con armamento individuale, 6 con mitragliatrici e 27 con fucili mitragliatori.

R.E.I. Fotoelettrica – Collezione Alessandro Bellomo

La Milizia Volontaria, divenuta di fatto la quarta Forza Armata dello Stato, partecipò attivamente (in particolare con i Battaglioni di CC.NN.) ai conflitti svolti dall’Italia sul proprio territorio e fuori dai confini nazionali dal 1923 al 1945, sacrificando in tali azioni migliaia di uomini. Le perdite subite furono ingenti: il novanta per cento dei comandanti di Legione vennero uccisi o feriti, le perdite tra gli ufficiali si aggirano attorno al settanta per cento e per la truppa la percentuale di caduti o feriti raggiunge il cinquantacinque per cento. In tutto i caduti  del Corpo furono più 14.000 unità.

Al Corpo della Milizia ed ai suoi militari vennero concesse innumerevoli onorificenze e decorazioni, tra le quali 3.743 medaglie (d’oro, d’argento e di bronzo) e 2.658 Croci di Guerra al Valor Militare.

Con l’armistizio dell’8 settembre 1943 e la caduta del regime fascista i “miliziani” si sbandarono, molti transitarono nei ranghi dell’Esercito, tanti altri si arruolarono tra le fila della Guardia Nazionale della Repubblica Sociale italiana, i rimanenti disertarono per ritornare presso le proprie famiglie. Tutto ciò in analogia con quanto avveniva nelle altre forze armate italiane.

Nel Regno del Sud, occupato dall’esercito anglo-americano, nel mese di dicembre dello stesso anno, veniva decretato lo scioglimento definitivo della Milizia ed il passaggio dei suoi organici nei ruoli della forza armata sotto la quale in quel momento prestavano servizio. Nel passaggio si assicurava ai militari il mantenimento del grado precedentemente rivestito.

Ringrazio per la collaborazione: Alessandro Bellomo, Marco Ingrassia e Giuseppe Nasta».

 

Bibliografia e sitografia:

AA.VV.Mussolini e il Fascismo, ed. O. Daffinà – Roma 1930;

Vittorio VernèMilizia volontaria sicurezza nazionale: storia, organizzazione, compiti, impiego, Tipografia Zaccaria, 1932;

Attilio TeruzziLa Milizia delle Camicie Nere. Milano, Mondadori, 1939.

Alberto BaldiniNozioni di cultura militare, ed. Cremonese, Roma 1937;

Lucas – G. De VecchiStoria delle unità combattenti della M.V.S.N. 1923-1943. Roma, Giovanni Volpe Editore, 1976;

Ilari – A. Sema – “Marte in orbace”, Casa Editrice Nuove Ricerche, Ancona, 1988;

Andrea Viotti – Uniformi e distintivi dell’Esercito Italiano nella Seconda Guerra Mondiale, Roma, Stato Maggiore dell’Esercito – Ufficio Storico, 1988;

Guido RosignoliMVSM. Storia, organizzazione, uniformi e distintivi, ed. Ermanno Albertelli, Parma 1995;

Filippo CastellanoRivista Militare n. 1/2008 Anthropos;

Pierluigi Romeo di Colloredo MelsI Pilastri del Romano Impero – Le Camicie Nere in Africa Orientale (1935-36) -, Ed. Soldiershop, Milano settembre 2016;

Pierluigi Romeo di Colloredo Mels – Camicia Nera! Storia della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale dalle origini al 25 luglio, ed. Soldiershop, Milano 2017;

Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale da Wikipedia.

Giuseppe Longo –  “L’epopea della MIL.M.ART durante il secondo conflitto mondiale”, in “Pagine sul secondo conflitto mondiale in Sicilia e nel distretto di Termini Imerese”, Istituto Siciliano Studi Politici ed Economici (I.S.P.E.), Palermo, 2021.

Giuseppe Longo 2021 – Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale (M.V.S.N.) – Milizia Artiglieria Controaerei, Cefalunews, 30 marzo.

Giuseppe Longo 2021 – Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale (M.V.S.N.) – Milizia artiglieria marittima, Cefalunews, 8 aprile.

Foto: Archivio privato Giuseppe Nasta, Archivio privato Marco Ingrassia.

Foto di copertina: M.V.S.N – Gruppo di Ufficiali  inizi anni ‘30 Collezione M. Ingrassia.

(1) Michele Nigro, Sottotenente in congedo della Guardia di Finanza, nel corso della carriera ha ricoperto incarichi vari a Trieste ed alla sede di Palermo. Riveste, in atto, la carica di Vicepresidente della Sezione A.N.F.I. (Associazione Nazionale Finanzieri d’Italia) di Palermo. Ha pubblicato, sul sito interno della Guardia di Finanza e sulle riviste del Corpo, vari articoli sulla costituzione e sviluppo di alcuni reparti con sede a Palermo e sull’attività della Finanza in Sicilia in diversi periodi storici.

È stato curatore e organizzatore di diverse mostre inerenti la Guardia di Finanza, tra le quali: “Le operazioni di soccorso della Guardia di Finanza nella Valle del Belice, gennaio 1968”; “La caserma Cangialosi, 160 anni con la divisa e 64 in grigio verde”; “La Guardia di Finanza dall’Unità d’Italia alla Repubblica”; “Evoluzione storica della Caserma Cangialosi dai primi del ‘900 ad oggi” ed altre di diverso carattere, quali: “La Sicilia dei Russi”, “L’anima dei Corpi” e “Il filo della memoria, dalla Grande Guerra alla Resistenza”. Tra le pubblicazioni ricordiamo: “Sulle tracce dei russi in Sicilia. Cronache ed itinerari dei viaggiatori russi dal ‘700 al ‘900”, “La Sicilia dei Russi”, “La Resistenza e i Siciliani”.

Ha collaborato, quale consulente storico, con alcuni autori ed ha curato i testi dei volumi “La mia vita, le mie battaglie” e “Un segugio a caccia di Bionde – Storie di contrabbando e contrabbandieri”, di Leonardo Gentile. Dal Consolato Russo per la Sicilia e Calabria, ha ricevuto due diversi riconoscimenti; uno per il contributo fornito al consolidamento dei legami del Sud Italia e la Russia e l’altro per la consulenza storica fornita circa i rapporti e le relazioni intercorse nel tempo tra quel paese e la Sicilia.

Da parte dell’Associazione culturale “Suggestioni Mediterranee” ha ricevuto il premio “Siciliani di Pregio”.

Nel 2019 è stato nominato “Cavaliere al merito della Repubblica Italiana” dall’attuale Presidente della Repubblica.

Giuseppe Longo
giuseppelongoredazione@gmail.com
@longo redazione

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