I treni armati della Regia Marina furono istituiti nel 1915 allo scopo di contrapporre la loro azione a quella del naviglio austro-ungarico, resosi minaccioso lungo il litorale italiano dell’Adriatico. Tali fortezze mobili, allestiti dalla Direzione di Artiglieria ed Armamenti nel Regio Arsenale Marittimo di La Spezia, si componevano di due convogli: uno per il combattimento e l’altro per la logistica.
Ciascun Treno Armato, numerato dall’uno al dodici, aveva una locomotiva in testa e una in coda, ed era pronto sul proprio binario di ricovero per accorrere a ogni improvvisa chiamata. I carri pianale (tipo Poz), opportunamente modificati secondo la destinazione d’uso, furono delle vere e proprie batterie mobili con pezzi di piccolo e medio calibro, sia antiaereo che antinave.
In realtà le armi da fuoco si differenziarono nettamente in tre tipologie:
(A) Cannoni da 152 mm e 2 antiaerei-antinave da 76 mm;
(B) Cannoni da 120 mm e 2 antiaerei-antinave da 76 mm;
(C) 8 Cannoni antiaerei-antinave da 76 mm.
Il battesimo del fuoco avvenne l’anno successivo, l’11 gennaio, quando il TA1 operante nella linea ferroviaria Cervia-Pesaro, aprì il fuoco durante un’incursione di una squadriglia d’idrovolanti sul cielo di Rimini.
Il Treno Armato era provvisto oltre di un telegrafo da campo anche di un apparecchio telefonoporico […] col quale allacciarsi alla propria sede e mantenersi in comunicazione coi treni contigui durante l’azione, inserendolo sui vari circuiti telegrafici, militari o ferroviari, della linea secondo la necessità di corrispondenza […].
Queste “navi da guerra su rotaia”, operarono tra lo Stretto di Otranto e Ravenna, e si dimostrarono una valida difesa mobile, in appoggio alla scarsissima difesa fissa costiera.
Nell’interessante articolo di Paolo Giordani, apparso nel periodico illustrato “La Lettura” del Corriere della Sera (1° agosto 1917), vi è un compendio di quello che fu il Treno Armato nel primo conflitto mondiale. Lo offriamo ai lettori per un primo approccio sull’argomento.
Fortificare tutta la costa da Brindisi a Ravenna fu giudicato impossibile, non solamente perché simile impresa sarebbe costata somme favolose, sibbene ancora perché avrebbe richiesto un tempo molto lungo e un grandissimo numero di quei cannoni navali di cui s’era venuta palesando l’assoluta necessità su fronte del basso Isonzo e che tanti e preziosi servigi resero infatti all’ala destra dell’esercito operante in quel settore.
E gli equipaggi vivono sulla strada ferrata in altri vagoni, che son come la retrovia dei treni armati, dove ogni cosa ha pure ritrovato il suo posto come a bordo: uffici, alloggi, cucine, infermeria, depositi d’armi, sale di lettura.
Ma lo scontro più tipico s’ebbe il 5 novembre. Poco prima dell’alba tre caccia austriaci del tipo “Tatra” (800 tonnellate e 22 miglia di velocità) furono avvistati nelle tenebre, dalle vedette, al largo di Pedaso. Il traffico, come di solito a quell’ora, era sospeso su tutta la linea. I caccia procedevano cauti, lungo la costa, con rotta verso il nord, ma un treno proveniente dal nord non li vide e passò oltre. A Pedaso ebbe notizia dell’allarme e tornò indietro a tutto vapore. Incontrò le siluranti a Sant’Elpidio, mentre bombardavano una fabbrica di prodotti chimici, e, protetto dalla trincea, aprì il fuoco. I nemici, incapaci d’individuare il treno, presero il largo, ma appena lasciata la costa, due dei caccia furono ripetutamente colpiti ed uno, sbandato per un colpo in pieno sulla poppa, fu visto preso a rimorchio e aiutato dagli altri nella fuga.
Da quel giorno nessun attacco fu più tentato da navi austriache contro la costa italiana, ma quelle nostre popolazioni, che hanno già sopportato con civile eroismo i danni della barbarie nemica, hanno anche imparato a guardare i treni armati con ammirazione riconoscente e la divisa delle navi, anch’essi portano incisa nel loro acciaio a lettere cubitali “Per la Patria e per il Re”, accomuna oggi nella più nobile disciplina di guerra i cittadini ei difensori della nostra sponda adriatica per la vittoria di domani». Paolo Giordani
Bibliografia e sitografia
Rivista Tecnica delle Ferrovie Italiane. Anno I Vol. II – N.1, luglio 1912.
Paolo Giordani, “I Treni Armati dell’Adriatico”, La Lettura, rivista mensile del Corriere della Sera. Anno XVII n.8 1° agosto 1917.
Pietro Lanino, “Le Ferrovie Italiane nella Grande Guerra Italiana 1915-1918”. Supplemento al fascicolo di Ottobre (n.4) 1928 – VI della Rivista Tecnica delle Ferrovie Italiane.
Giulio Benussi, “Treni armati – Treni ospedale 1915-1945”, E. Albertelli editore 1983.
F. Fattuta, “I treni armati”, Supplemento rivista marittima novembre 2002.
G. Manzari, “Difesa costiera e treni armati”. Bollettino d’archivio USMM dicembre, 2008.
Giuseppe Longo 2016, “Gennaio 1916: entravano in azione i treni armati della Regia Marina”, Cefalunews, 26 gennaio.
Foto di copertina: Treno armato in partenza dalla stazione di appostamento, si nota in coda la seconda locomotiva, mentre i pezzi sono in posizione di riposo. Fonte USMM, per gentile concessione di Virginio Trucco.
Giuseppe Longo
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