Il Carnevale di Coumba Freida – Valle d’Aosta

Ad Allein, un comune sparso della valle del Gran San Bernardo, nel periodo che precede la Quaresima, viene ospitato ogni anno uno storico e originale Carnevale. Il piccolo centro valdostano è notoriamente conosciuto anche come Coumba Freida, ossia “Vallata del freddo”, poiché i venti gelidi provenienti dal valico alpino, viciniore al confine svizzero del Canton Vallese, attanagliano questa valle laterale della Val d’Aosta.

Il Comune di Allein è formato da diciassette frazioni: Ayez, Allamanaz, Allérod, Bruson, Case Sparse, Chanté, Chavéroulaz, Chez-Norat, Clavel, Condémine, Dayllon, Frein, Godioz, Martinet, Plan-de-Clavel (capoluogo), Vallettaz, Ville.

In tutta la valle nel periodo carnascialesco si svolgono cortei mascherati che coinvolgono oltre gli allencois anche i centri di Bionaz, Doues, Étroubles, Gignod, Ollomont, Roisan, Saint-Oyen, Saint-Rhémy-En-Bosses, Sorreley e Valpelline.

La maschera standard delle vallate è la Landzetta. Secondo quanto riporta la tradizione orale, il costume si ispira per foggia e colori all’uniforme dei soldati napoleonici (1), e pur mantenendo consuetudini simili, la colorazione del costume varia da località in località.

Gruppo di landzette che portano i saluti alle famiglie, immortalati mentre eseguono un girotondo

Infatti, ad Allein, la Landzetta è l’unica a essere in panno rosso di velluto. L’abito si compone di pantalone, gilet, camicia, giacca a coda di rondine, cintura e cappello. I segni caratteristici di questo costume locale (ricamato e cucito manualmente da sarte esperte) sono, oltre a uno o più sonagli di mulo, tenuti in vita da una cintura, anche da specchietti, paillettes e perline, utilizzate con funzione apotropaica.

Infatti, secondo l’interpretazione degli antropologi, questi oggetti disposti sulla giacca, mediante il loro riflesso alla luce, agiscono per allontanare gli spiriti avversi. Tale operazione scaramantica è esercitata anche attraverso la frusta: il crine di una coda di cavallo che ciascuna Landzetta stringe in mano, agitandola. In realtà, la frusta rappresenta il vento che scaccia il freddo e gli spiriti malvagi.

Completano la decorazione della giacca: passamanerie, trecce, nastri e fiori colorati, che richiamano l’allegria, il sole, i colori della primavera, la ripresa della vita, e il ritorno della fertilità; mentre il cappello, cinto da una coccarda a colori, è abbellito da piccoli specchietti rotondi. Al centro del copricapo a due punte (che ricorda la feluca napoleonica), e volutamente indossato verticalmente, è posta una rosa composita, ornata con i fiori più belli; al di sotto di essa vi sono posti i frutti, con riferimento alle quattro stagioni.

Landzetta (figurante, Edy Betemps)

In realtà, anche questi addobbi hanno una loro particolare simbologia: i fiori indicano che il carnevale è foriero della bella stagione e annuncia, appunto, la fine dell’inverno.

Il volto delle landzette è coperto da una maschera che in origine era realizzata in corteccia di legno. In tempi più recenti le maschere sono state sostituite con altre di materiale diverso: cartone, plastica o lattice.

Il gruppo mascherato è generalmente formato da numerosi figuranti. Durante il corteo le landzette avanzano, procedendo in coppia, però, nei centri di Allein e Doues, le divise napoleoniche sfilano uno per volta. In questo seguito, le maschere ballano in strada o nelle piazze. Si recano nelle case visitando le famiglie, e accettano di buon grado il cibo e le bevande che vengono loro offerti.

La compagine del corteo è capitanata dal portabandiera ossia la “guida”, ovvero, il capogruppo, che sventola il vessillo del carnevale.

Come per un rituale, la bènda (Ndr. gruppo, in lingua francoprovenzale), si snoda seguendo una precisa disposizione coloristica: prima gli abiti neri (che personificano l’inverno) seguiti poi dagli abiti di colore bianco (che simboleggiano la bella stagione) e così via per tutti gli altri gruppi.

Arlecchini di Allein, Ph. Marco Piras

Costituiscono parte integrante della grande sfilata, i suonatori di fisarmonica, di sassofono e anche i musici che si esibiscono con un tipico strumento a percussione. Essi, precedono la maschera del diavolo, quest’ultimo, dall’inconfondibile forcone, sul suo vestito di colore rosso sono cuciti tanti campanelli e porta indosso la mantella bordata di bianco. A seguire le figure gentili degli arlecchini, con in testa un cappello di forma cilindrica; questi, indossano eleganti vestiti in raso, abbelliti da campanellini, e sono accompagnati dalle rispettive mogli, le demouaselle. Arlecchini e demouaselle rappresentano le coppie giovani.

Poi è la volta delle figure del matto e della matta (due anziani sempliciotti in abito nuziale), chiamate anche, rispettivamente Toc e la Tocca, che personificano il caratteristico ribaltamento dei ruoli sociali previsti nel carnevale. Infine, chiude la sfilata, l’orso che simboleggia la fecondità e la natura, e il domatore che lo accompagna al guinzaglio. Anche il domatore ha una propria simbologia, vale a dire, l’uomo che domina la natura.

Arlecchini di Allein

Ad Allein e precisamente nella frazione di Ayez, si trova il Mèizoùn di Carnaval de la Coumba Frèida, (il Museo del Carnevale di Coumba Freida), dove si custodiscono i costumi delle Landzette dell’intera valle del Gran San Bernardo. Nel museo (ospitato in una casaforte risalente al XV secolo), vi sono esposte tutte maschere della vallata. Ogni costume è corredato da dettagliati testi, foto e video.

Per avere ulteriori informazioni sulla maschera della Landzetta, ci si può rivolgere al Centro di Coordinamento Maschere Italiane, Sezione Valle d’Aosta (tel. 339.129.12.29).

Figurante del gruppo “diavolo”

(1) […] Nel maggio del 1800 si verificò il fatto che sicuramente ha fatto parlare maggiormente del Colle del Gran San Bernardo: il passaggio di Napoleone Bonaparte, da poco divenuto Primo Console, con il suo esercito di 40.000 uomini per la seconda campagna d’Italia. Egli giunse al Colle la mattina del 20 maggio, probabilmente a cavallo, accompagnato dai canonici Murith e Terrettaz, dopo che migliaia di soldati l’avevano preceduto qualche giorno prima. Secondo la tradizione, qui venne preceduto dal priore Berenfaller, che gli offrì un pasto frugale, dopodiché proseguì fino ad Étroubles, dove fu ospitato nella casa del parroco Léonard Veysendaz e da dove il giorno successivo raggiunse Aosta. Avrebbe, in seguito, attraversato la Valle della Dora fino a superare la gola fortificata di Bard e raggiungere infine Marengo, per la storica battaglia. Le comunità lungo la valle del Gran San Bernardo dovettero sopportare costi rilevanti per nutrire tutto l’esercito di Napoleone. L’abbondante produzione iconografica e le leggende sorte in seguito a questo avvenimento testimoniano la grande impressione che esso deve aver suscitato […]. (Cfr. La Valle del Gran San Bernardo. Storia, natura, itinerari).

Bibliografia e sitografia

“La Valle del Gran San Bernardo. Storia, natura, itinerari”. Edizioni Kosmos.

Giovanni Toux “Les Carnavals Valdôtaines” Arti Grafiche E. Duc.

Sebastian Urso, Raffaella Rovéyaz “A la découverte des carnavals de montagne 2002”.

Guida alla mostra temporanea Carnevale della Coumba Freida XX XXI secolo Monica Zanin, Eleonora Cheillon Classe 4° indirizzo Scienze sociali. Istituto R.M. Adelaide (Aosta) 2005/2006.

www.comune.allein.ao.it

www.comune.doues.ao.it

www.lovevda.it

www.enit.it

www.beuffon.com

www.guidaturisticaosta.it

 

Foto di copertina: Gruppo di landzette (Allain)

Ph.

Gruppo di landzette che portano i saluti alle famiglie, immortalati mentre eseguono un girotondo

Landzetta (figurante, Edy Betemps)

Figurante del gruppo “diavolo”

Arlecchini di Allein

Arlecchini di Allein, Ph. Marco Piras

Giuseppe Longo
giuseppelongoredazione@gmail.com
@longo redazione

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