Rivolgo un saluto di grande cordialità a tutti i presenti. Saluto e ringrazio la Presidente della Regione, il Commissario alla ricostruzione, il Sindaco, i Sindaci di Subiaco e di Cassino, il Vescovo che ci ha ospitato poc’anzi nella casa di Benedetto, l’Abate di Montecassino.
Un saluto cordiale a tutti.
Dall’agosto del ’16 al gennaio del ’17 questo territorio è stato profondamente ferito, con effetti distruttivi drammatici in un’area vastissima.
Il lavoro di ricostruzione è stato di grande impegno. È di grande impegno. È partito ottenendo dei risultati, anche importanti, ma con la consapevolezza che vi è tanto ancora da fare.
Dopo due anni in cui – come poc’anzi ricordava la Presidente Tesei – ai danni del terremoto si è aggiunta la gravità della pandemia e delle difficoltà e delle sofferenze che questa ha arrecato. Queste zone hanno sofferto ancor di più di altre proprio per le condizioni di base in cui si trovavano. Anche per questa consapevolezza del molto che vi è ancora da fare, la prima tappa che abbiamo fatto questa mattina è stata nelle abitazioni provvisorie di chi ancora deve vivere in queste strutture in attesa della propria casa definitiva.
Questo territorio – Norcia, l’Umbria, l’area del cratere – reca i segni delle lacerazioni che il terremoto ha provocato. Presenta anche segni di ripresa. Il Commissario Legnini – che ringrazio per il suo impegno – poc’anzi ci ha esposto numeri e dati di un processo difficile e impegnativo, vastissimo di ricostruzione che ottiene risultati con un impegno dovuto alle amministrazioni locali, alle Regioni, al Commissario, alle Province, con un impegno corale che è l’unica modalità che consente di ottenere risultati senza dilungarli nel tempo.
Sono lieto, ad esempio, di avere sentito che molte opere pubbliche saranno “cantierizzate” nei prossimi mesi; che per l’ospedale di Norcia è stata avviata la procedura di affidamento dei lavori e sarà, quando sarà realizzato ed aperto, un grande traguardo per questo Comune.
Ecco, in tutto questo intreccio di risultati conseguiti, di attese sofferte, che numerose ancora rimangono, di opere da realizzare, di tante cose ancora da fare, si colloca questa mia visita che ha questo semplice significato: il tempo trascorso, il lungo tempo trascorso, non attenua l’impegno della Repubblica per le zone colpite dai terremoti, ma semmai lo rafforza.
E in questa condizione vorrei sottolineare anche il significato quasi simbolico che questo appuntamento ha, qui a Norcia, occasionalmente rivestito.
Poc’anzi il Sindaco ha acceso la Fiaccola tratta dalla Lampada di San Benedetto – la Fiaccola della Pace – insieme ai Sindaci di Cassino e Subiaco. È un segno di speranza, è un messaggio di pace, del quale avvertiamo un altissimo bisogno in questi giorni e in questo periodo e avvertiremo intensamente nel prossimo futuro.
Benedetto, figlio di Norcia, figura di riferimento per l’Europa, come lo sono per la parte orientale d’Europa, Cirillo e Metodio, lancia ancora da questa sua casa, con questa lampada, con la fiaccola, un messaggio di pace, mentre ieri si è abbattuta sull’Europa una nuova tragedia. Una tragedia che si è abbattuta con violenza, non su un solo Paese ma sull’intera Europa, mettendo in pericolo pace e libertà. Non riguarda un Paese lontano. Quanto è avvenuto riguarda direttamente ciascuno di noi.
Non possiamo accettare che la follia della guerra distrugga quel che i popoli d’Europa sono stati capaci di costruire e realizzare in questi sette decenni in termini di collaborazione, di pace, di ricerca di obiettivi comuni nel nome dell’umanità.
Non ci si è limitati in Europa, allora, a sollevarsi dalle macerie della guerra, dagli orrori delle guerre fratricide, ma si è compiuto un grande sforzo, con successo, per realizzare un mondo che fosse ispirato e fosse composto e costituito di reciproco rispetto, di cooperazione, appunto, della ricerca di obiettivi comuni.
Il mondo che ha saputo superare la Guerra Fredda, questo mondo non intende vedere calpestati i principi della convivenza internazionale.
I popoli d’Europa non possono essere e non sono disposti a piegarsi alla violenza della forza, oggi utilizzata per sottomettere un Paese indipendente come l’Ucraina, ma domani non sappiamo per quali altri obiettivi.
L’Europa rischia di precipitare in una spirale di guerra, in un vortice di conflitti dei quali appare impossibile prevedere sviluppo, coinvolgimenti, estensioni.
Nessuno potrebbe essere certo di restarne del tutto immune.
La pace è in pericolo. Per essa, per la pace, per l’affermazione dei valori di libertà gli italiani devono essere e saranno certamente intransigenti, determinati, uniti nel nostro Paese.