La palermitana Maria di Gesù Santocanale sarà Santa

Oggi, Domenica 15 maggio alle 10, sul sagrato della Basilica di San Pietro, il Papa ha presieduto la celebrazione eucaristica e il rito della canonizzazione di dieci beati.
Cinque di loro sono italiani: Luigi Maria Palazzolo, sacerdote, fondatore dell’Istituto delle Suore delle Poverelle-Istituto Palazzolo; Giustino Maria Russolillo, sacerdote, fondatore della Società delle Divine Vocazioni e della Congregazione delle Suore delle Divine Vocazioni; Maria Francesca di Gesù (al secolo Anna Maria) Rubatto, fondatrice della Suore Terziarie Cappuccine di Loano; Maria Domenica Mantovani, cofondatrice e prima superiora generale dell’Istituto delle Piccole Suore della Sacra Famiglia; Maria Gesù (al secolo Carolina) Santocanale, fondatrice delle Suore Cappuccine dell’Immacolata di Lourdes.
Cinque nuovi santi sono invece di altra nazionalità: Titus Brandsma, Lazzaro Devasahayam Pillai, César de Bus, Marie Rivier e Charles de Foucauld.
Figure di testimoni della fede tra loro molto diverse a conferma della grande fantasia dello Spirito Santo.
Maria di Gesù Santocanale, da nobildonna a madre dei poveri e degli orfani.  Sarà santa domenica la fondatrice delle Suore Cappuccine dell’Immacolata di Lourdes. Nata a Palermo, di origini nobili, abbandonò gli agi per spendersi nel servizio agli ultimi. Morì a Cinisi nel 1923 ripetendo il nome di Gesù. Ma chi era Carolina Santocanale, che tutti chiamano ancora in dialetto siciliano “a Signura Matre”? L’appellativo riassume in maniera iconica la sua storia: nata da una nobile famiglia palermitana il 2 ottobre 1852, rifiuta matrimoni combinati e solo l’8 febbraio 1887 suo padre barone le dà il permesso di consacrarsi a Dio. Così a giugno riceve il saio nero delle Terziarie francescane regolari e la seguiranno nei mesi successivi tre compagne, il primo nucleo delle future suore cappuccine dell’Immacolata di Lourdes. Preso il nome di suor Maria di Gesù, inizia la questua per aiutare i poveri e fa la catechesi a decine di ragazzi lontani dalla chiesa ma anche dalla scuola. Fonda un orfanotrofio per le bambine, un asilo nido, una mensa per gli indigenti e una scuola di ricamo per le ragazze, è vicina agli anziani soli con l’assistenza materiale e spirituale. L’8 dicembre 1909 la Congregazione viene finalmente approvata dal vescovo di Monreale e aggregata all’Ordine dei frati minori cappuccini; le suore vestiranno un abito marrone. «Sono figlia di san Francesco», dichiara la fondatrice che, come il santo di Assisi, aveva lasciato alle spalle una vita agiata per abbracciare quella umile e semplice di religiosa.
Dopo tante prove e sofferenze, suor Maria di Gesù muore d’infarto a Cinisi il 27 gennaio 1923 ripetendo il nome di Gesù e guardando un quadro di san Giuseppe, di cui era molto devota: aveva 70 anni. «Eppure il suo cuore, durante la ricognizione canonica, è stato trovato incorrotto, così come il suo corpo, riesumato intatto a 50 anni dai funerali. Del primo, le reliquie sono in peregrinatio nelle nostre comunità e in diverse parrocchie, che hanno promosso momenti di preghiera in preparazione alla canonizzazione», riferisce la superiora generale, ricordando il grande lavoro svolto da padre Carlo Calloni, postulatore dei cappuccini, e dalla consorella suor Maria Salvina Lo Vasco, vicepostulatrice della causa. «Per la beatificazione, avvenuta a Monreale il 12 giugno 2016, è stato accertato il miracolo ricevuto da Andrea Cracchiolo, un giovane operaio: il 19 settembre 2003 lavorava nella nuova cappella attigua alla chiesa di Casa Madre, dove sarebbe stato sistemato il corpo della fondatrice. Cadde da oltre 11 metri di altezza nel punto esatto in cui sarebbe stato collocato il feretro di suor Maria, restando illeso: dice di aver sentito qualcuno che lo prendeva fra le braccia e lo deponeva a terra in quella chiesa, ora santuario intitolato alla madre», racconta suor Giusy Di Dio. Dal 1947 di diritto pontificio, l’Istituto oggi conta circa 140 suore, presenti – oltre che in Sicilia, Umbria e Lazio, con diverse vocazioni italiane – in Brasile, Albania, Madagascar e Messico. «Il carisma continua a essere vivo, così come lo stile materno della nostra fondatrice: ci chiama a essere umile pane che si spezza per la fame dei fratelli, attente ai bisogni di anziani, malati, famiglie, bambini e giovani, in collaborazione con le Chiese locali e le parrocchie». (Laura Badaracchi, Avvenire)

Cambia impostazioni privacy
Torna in alto