Commemorazione dell’eccidio del Capitano D’Aleo, dell’Appuntato Bommarito e del Carabiniere Morici

Commemorazione dell’eccidio del Capitano D’Aleo, dell’Appuntato Bommarito e del Carabiniere Morici. Sono passati 40 anni da quella mattina del 13 giugno quando a Palermo venivano barbaramente uccisi in via Scobar a Palermo il Comandante della compagnia di Monreale Mario D’Aleo, l’Appuntato Giuseppe Bommarito e il Carabiniere Pietro Morici.
Per ricordare i tre Eroi Servitori dello Stato una solenne commemorazione alla presenza della massime autorità civili e militari. Presenti il Comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, il Generale di Corpo d’Armata Teo Luzzi, sua Eccellenza il Prefetto la dott.ssa Maria Teresa Cucinotta, il signor Commissario dello Stato il dott. Ignazio Portelli, il signor Sindaco della città di Monreale Ing. Alberto Arcidiacono, il Comandante del Gruppo di Monreale, Ten. Col. Giulio Modesti, il Cap. Andrea Quattrocchi, comandante compagnia Monreale e tutte le autorità militari e civili del territorio. Folta la rappresentanza dei Carabinieri in congedo della Sezione ANC Monreale, capeggiati dal presidente Giuseppe Cortegiani,  e l’ispettore regionale dell’ANC Ezio Buzzi.
Sul luogo dell’eccidio, in via C. Scobar la cerimonia ai piedi della lapide che ricorda i tre Carabinieri in servizio a Monreale. Il generale Luzi, ha deposto una corona di Fiori. Tre eroi dell’Arma del nostro tempo, le sue prime parole. E quindi un messaggio di speranza e la rassicurazione che non sono morti invano. Come testimonia anche la rivoluzione culturale avviata dal loro sacrificio.
Poi la Solenne liturgia nel Duomo di Monreale, presieduta da S. E. Rev.ma Mons. Gualtiero Isacchi, arcivescovo di Monreale.
Queste le sue toccanti parole dell’Omelia:
“Il nostro non è un semplice “ricordare per non dimenticare”. Non intendiamo questa giornata celebrativa come il ricordo di un grave fatto accaduto; non è soltanto un far risuonare le storie di uomini stimati e amati, che sono state strappati violentemente dai nostri affetti. Abbiamo scelto, piuttosto, di ricordare questi caduti celebrando l’eucaristia: il grande memoriale della morte e risurrezione di Gesù che non limita il ricordo a ciò che è accaduto, ma apre alla possibilità – come dicevo nella celebrazione della solennità del Corpus Domini – di cogliere nei fatti del passato, semi di vita nuova che devono guidare i nostri passi nell’oggi, nell’impegno personale e comunitario, per la costruzione di un futuro dove «giustizia e pace si baceranno» (Sal 85,11)”.
Gentilissime autorità, fratelli e sorelle, le parole che ho detto riferendole a Gesù, non vi pare si possano ripetere attribuendole anche ai militari che oggi commemoriamo? Del Capitano D’Aleo mi è stata raccontata anche l’apprezzata passione educativa che, attraverso lo sport, esprimeva nei confronti dei giovani spesso considerati “irrecuperabili”.
Questi uomini, nell’esercizio del loro servizio, per il bene comune, sono stati immagine dell’amore di Dio; profezia di un mondo nuovo in cui il valore autentico della vita lo cogli e lo esprimi quando diventa dono per gli altri”.
Ed aggiunge:
“Che cosa raccogliere, dunque, da questa celebrazione e dalla testimonianza di questi uomini, servitori dello Stato e della società civile?
Nel tentativo di rispondere a questa domanda, vorrei consegnare a tutti noi tre parole che raccolgo dalla nostra celebrazione e che lascio alla meditazione di ciascuno di noi. Mi pare siano parole che illuminano di luce nuova anche la testimonianza del Capitano D’Aleo, dell’Appuntato Bommarito e del Carabiniere Morici ma che, soprattutto ci indica una via su cui scrivere il nostro prossimo futuro.
1. La prima la raccolgo da ciò che scriveva in un suo discorso Sant’Antonio di Padova, dottore della Chiesa di cui oggi celebriamo la memoria liturgica. Così scriveva: «Chi è pieno di Spirito Santo parla in diverse lingue. Le diverse lingue sono le varie testimonianze su Cristo: così parliamo agli altri di umiltà, di povertà, di pazienza e obbedienza, quando le mostriamo presenti in noi stessi. La predica è efficace, ha una sua eloquenza, quando parlano le opere. Cessino, ve ne prego, le parole, parlino le opere».
2. La seconda parola la raccolgo dalla prima lettura che abbiamo ascoltato. San Paolo scrivendo la sua seconda lettera alla Chiesa di Corinto: «Fratelli, Dio è testimone che la nostra parola verso di voi non è “sì” e “no”. Il Figlio di Dio, Gesù Cristo, che abbiamo annunciato tra voi, io, Silvano e Timòteo, non fu “sì” e “no”, ma in lui vi fu il “sì”».
3. Infine dal Vangelo (Mt 5,13-16) vorrei raccogliere questa parola: «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente».
Ecco allora le tre parole che mi pare possano illuminare questa nostra celebrazione e guidare le nostre scelte future:
«Cessino, ve ne prego, le parole, parlino le opere»;
«in lui vi fu il “sì”»;
Mentre preghiamo per il Capitano D’Aleo e i carabinieri Bommarito e Morici perché possano godere della ricompensa promessa da Dio a tutti gli operatori di giustizia, chiediamo, per intercessione di Maria Santissima, la Virgo Fidelis, il dono della disponibilità di cuore per accogliere queste tre parole e continuare a collaborare sempre più efficacemente all’edificazione del Regno di Dio che è giustizia, pace e misericordia. Amen”.
Paolo Taormina, giornalista

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