Omelia del Vescovo di Cefalù S.E.R. Mons. Giuseppe Marciante per le Esequie di Maria David nella Basilica Cattedrale
Cefalù, 25 settembre 2023
Is 25, 6a.7-9 ; Salmo 22(23); Lc 24, 13-35
Carissimi fratelli e sorelle,
saluto tutti con affetto specialmente i congiunti, i parenti della nostra Maria. Saluto i suoi amici, le Autorità civili e militari presenti.
Carissimi, anche noi come i discepoli di Emmaus, di questi giorni e in questo giorno stiamo conversando di tutto quello che è accaduto. Dice il Vangelo discutevano animatamente. Quando succedono certe cose, la discussione diventa animata.
E adesso ci fermiamo qui, davanti a questa bara, col volto triste.
I discepoli di Emmaus discutevano sulla morte del loro Maestro.
Noi parliamo di ciò che succede da troppo tempo: la Sicilia brucia, non solo per l’innalzamento della temperatura, ma perché fagocitata da fiamme devastanti: bruciano boschi, campagne, animali, strade, autostrade, case, aeroporti, parchi archeologici, discariche, chiese e conventi. Bruciano perfino le spoglie dei Santi.
Possiamo dire che questo macabro rituale si ripete ormai da settant’anni e purtroppo, ogni volta che succede, cala subito il silenzio.
Si ustionano gravemente i corpi degli addetti e dei volontari che prestano soccorso.
Le mani diaboliche di criminali senza cuore e coscienza hanno ucciso la vita del nostro stupendo territorio, ma soprattutto vite di umane. Cefalù stamane piange un’altra vittima degli incendi, Maria David, morta nel tentativo di salvare i suoi cavalli, vittime anche loro.
Ieri è morta anche Scilla, la sua cavalla.
Si dinanzi a questi eventi ci fermiamo stamattina col volto triste.
E ancora una volta siamo qui a levare il nostro grido: ritorna a piovere cenere sulla nostra Isola.
Esausti e stanchi, ogni anno sempre nello stesso periodo, raccogliendo l’immane sofferenza della nostra amata Terra: povera Sicilia, madre, terra mia.
Papa Francesco nella Laudato si’ ci ricorda che «fra i poveri più abbandonati e maltrattati, c’è la nostra oppressa e devastata terra, che “geme e soffre le doglie del parto” (Rm 8, 22)» [1]. Sì, è in attesa di partorire figli che hanno il coraggio di gridare la verità; di partorire figli che rispettano il Creato e il suo Creatore.
Ma nella nostra conversazione entra in modo misterioso il divino compagno di viaggio Gesù: ci raggiunge con la Sua parola e mentre ci spiega le Scritture ci accende il cuore. Questo è il vero incendio che ci vogliamo augurare: l’incendio del cuore che arde d’amore: amore per la nostra terra; amore per i nostri fratelli.
È il Risorto, Colui che si è rialzato dalla morte: lo riconosciamo perché ci infonde parole di speranza, perché ci sprona a rialzarci e andare avanti; ad andare oltre la morte. È il Buon Pastore del salmo 23 che ci accompagna in questo passaggio dalla valle oscura della morte.
Le nostre valli sono diventate nere; sono diventate valli oscure.
Egli ci aiuta ad attraversare il passaggio della distruzione, e ci conduce per il giusto cammino che ci farà uscire da quest’altra piaga degli incendi, molto simile a quella della mafia perché odora di morte. Anche se questa uscita ha un caro prezzo come quello pagato da Gesù sulla croce, non temiamo alcun male, perché Lui è la nostra guida sicura, in quanto quella valle oscura della morte l’ha attraversata e ne è uscito vivo. È risorto! «Egli eliminerà la morte per sempre asciugherà le lacrime su ogni volto», ci ha detto il Profeta Isaia (Is 25, 8).
E allora chiediamo a Lui di metterci in marcia per strappare il velo di vergogna che copre la faccia della nostra Regione; mettiamoci in marcia per strappare la coltre di cenere omertosa che copre i nostri silenzi.
Sì, carissimi fratelli e sorelle, mettiamoci in marcia dietro a Cristo Risorto per far scomparire la condizione disonorevole del Popolo siciliano in ogni borgo, paese e città. Mettiamoci in marcia, carissimi, come sentinelle della nostra terra, dei nostri beni naturali, dei nostri preziosi beni culturali, del bene delle nostre vite. Mettiamoci in marcia, in modo particolare mi rivolgo ai giovani, per risollevare le sorti della nostra Isola valorizzandone tutte le risorse, investendo di più sul piano preventivo ed educativo, risanando le infrastrutture e incrementando la cura per la gestione del territorio. Mettiamoci in marcia per arrestare l’abbandono delle campagne. Mettiamoci in marcia perchè produciamo lavoro qualificato di custodi dell’ambiente.
E qui rivolgo un appello alle Istituzioni a fare di più e a fare meglio, anticipando tutti quei lavori di prevenzione necessari a scampare scenari peggiori, ad impiegare le risorse umane e lavorative di cui la nostra Regione Siciliana dispone tutto l’anno e non solo nella stagione calda per un monitoraggio continuo dei territori.
Siamo consapevoli di come negli anni la politica abbia mortificato l’impegno soprattutto dei lavoratori forestali, facendone esclusivamente una riserva di consenso elettorale e prospettando soluzioni di stabilizzazione mai realmente adottate.
Forse è giunto il momento di far seguire alle parole i fatti per un’inversione di tendenza che porti anche a quella conversione della politica auspicata da Papa Francesco in Laudato sì: «Occorre dare maggior spazio a una sana politica, capace di riformare le istituzioni, coordinarle e dotarle di buone pratiche, che permettano di superare pressioni e inerzie viziose. Tuttavia, bisogna aggiungere che i migliori dispositivi finiscono per soccombere quando mancano le grandi mete, i valori, una comprensione umanistica e ricca di significato, capaci di conferire ad ogni società un orientamento nobile e generoso» [2].
Vorrei che questo giorno non solo venga ricordato ogni anno, ma diventi il punto di partenza per una rinnovata coscienza politica e sociale della nostra terra.
Esprimo gratitudine e vicinanza ai Sindaci impegnati in prima linea, ai Vigli del Fuoco, alle Guardie Forestali, alle Forze dell’Ordine, alla Protezione Civile e a tutti i volontari che spesso con esigue risorse sono il primo ed unico intervento nel frenare il propagarsi di più roghi contemporaneamente, frutto di una crudele premeditazione.
Gli incendi non solo feriscono il volto bello e buono della terra, ma tolgono il futuro a intere generazioni che, attraverso le risorse naturalistiche in nostro possesso, avevano progettato occasioni di lavoro e di sviluppo in particolare per i territori delle nostre aree interne.
Faccio appello alla coscienza di ogni donna e uomo perché tutti assumiamo nuovi stili di vita e perché ogni comunità cristiana e tutta la società civile rafforzino il proprio impegno nella custodia e nella salvaguardia del Creato.
Esprimo le mie sentite condoglianze ai congiunti, al fratello, ai genitori e agli amici di Maria.
Concludo con una bellissima immagine che traggo dal libro dell’Apocalisse. Quando l’Agnello, Cristo, apre il primo dei sette sigilli del Libro una voce dice “Vieni” e l’Apostolo racconta: «E vidi: ecco, un cavallo bianco. Colui che lo cavalcava aveva un arco; gli fu data una corona ed egli uscì vittorioso per vincere ancora» (Ap 6, 1)
Preghiamo perché Maria, amante dei cavalli, possa incontrare il cavaliere bianco che gli annunci la vittoria sul male e sulla morte.
E diciamo: vivi per sempre Maria David.
[1] Francesco, Laudato si’, 2.
[2] Ivi, 180.