Martedì 5 dicembre 2023 alle ore 21:30, al cinema Massaua di Torino, si è svolta la prima cinematografica del quinto film del regista Roberto Gasparro. Egli ama affrontare nel suo lavoro temi attuali con un linguaggio semplice, ma coinvolgente. Certamente non era facile tradurre in una sceneggiatura un argomento ancora abbastanza in ombra, che si tende a rimuovere come molti altri problemi poco gradevoli. Evidentemente questo film-maker indipendente si vuole confrontare con tematiche anche scomode, ma di rilievo educativo, perché fanno riflettere il pubblico, oltre che distrarlo.
In effetti questo film non fa sorridere, come è accaduto in un altro lungometraggio tematico sullo spopolamento dei piccoli borghi e sulla solitudine degli anziani. In “Qui non si muore” con Tony Sperandeo e Margherita Fumero, una gustosa commedia che alleggerisce la questione trattata, il tono espressivo è distensivo. Invece nella nuova prova cinematografica “La Chiocciola”, il regista affronta un tema drammatico calandosi nella fragilità interiore dei suoi protagonisti.
Tra questi soprattutto la figlia (Vittoria Chiolero) e la mamma ( Daniela Freguglia), che vivono un grande conflitto tra loro e con la loro vita. Peraltro, come tutti i personaggi principali, è tormentato anche il nonno (Enzo Decaro ), il quale appare come la figura più positiva. Ma questo botanico vive pure i suoi problemi con la società per il suo particolare rapporto con la natura e con la cultura indiana americana. Lo stesso Roberto Gasparro ammette: ” E’ stato un film difficile, il più complesso che abbia mai girato.”
Il fenomeno degli hikikomori non è molto conosciuto, né studiato, benché ormai sia presente nella nostra società italiana con circa 50mila adolescenti. Le forme, in cui si esprime il disagio giovanile, sono tante e cambiano continuamente: dal tabagismo, all’alcolismo, alla droga, al bullismo, alle baby gang. Tali devianze spesso hanno origine dalla crisi della famiglia e della società, dal frenetico sviluppo della tecnologia, dalla globale diffusione del computer e dei telefonini .
A ciò si aggiungono l’uso indiscriminato di internet , nonché i modelli di vita sbagliati che vengono assorbiti dai giovani attraverso i mass media. Questi ultimi, mentre si è indebolita oggi la formazione spirituale e religiosa, difficilmente sanno suggerire agli adolescenti vie lineari da percorrere per il proprio bene. Si deve considerare ancora la fragilità dei ragazzi del nostro tempo, spesso troppo soli e senza la vicinanza di figure solide e di forti istituzioni.
Esse li dovrebbero guidare nel faticoso processo di crescita e in particolare di maturazione interiore: ma sono travolte dalla crisi della nostra società contemporanea. Le generazioni precedenti potevano contare su punti di riferimento più chiari, stabili, che davano loro maggiore sicurezza e forza, seppure in condizioni economiche difficili, precarie. La nostra epoca con il suo nichilismo, con il relativismo culturale ed etico ha lasciato ampia libertà alle persone e quindi anche ai giovani.
Tuttavia gli adolescenti risultano piuttosto disorientati di fronte ai molteplici cambiamenti interiori e di costume. Il regista Roberto Gasparro con questo film cerca di indagare su tale malessere spirituale di tanti ragazzi del presente. Essi si sentono abbandonati in un mondo che impone loro dei modelli, in cui non si riconoscono. Vittoria ha quindici anni e sembra spaventata dai ritmi frenetici della nostra società, oltre che dagli atti di bullismo, nonché dall’incomunicabilità con i genitori.
Pertanto non vuole uscire dalla sua stanza: qui trascorre il tempo con i videogames, facendo foto dalla finestra, guardando video, oppure leggendo fumetti. La madre è troppo presa dal proprio lavoro di imprenditrice della moda, che del resto le crea vari problemi. Non ha il tempo e la disponibilità interiore per occuparsi in modo approfondito della figlia e delle sue difficoltà di crescita. Tuttavia vuole che Vittoria esca da quella stanza e che viva un’esistenza normale, unendosi agli altri ragazzi.
Per il raggiungimento di questo scopo non può essere coadiuvata dal marito, che vive lontano dopo la loro separazione. I modi comunicativi piuttosto forti e perentori dell’imprenditrice verso la protagonista non ottengono perciò risultati positivi. Invece si vedrà che i metodi del nonno, più comprensivi e pazienti , riusciranno a dare un po’ di sollievo all’animo angosciato della giovane.
Ne “La Chiocciola” i rapporti familiari appaiono come conflittuali: anche la madre Stefania non ha avuto un vero dialogo con il proprio padre. Egli è un botanico e ricercatore, difende la biodiversità e ha vissuto per un certo periodo con i Nativi Americani, apprendendo la loro cultura. Tali riti e contenuti incuriosiscono il suo amico postino del paese del Cilento, dove ormai questo curioso personaggio vive.
Non ricevendo risposta alle lettere inviate con affetto alla nipote, nonno Francesco si reca a Torino; decide poi di portare con sé Vittoria in campagna. Per ottenere ciò, si scontra prima con la madre, cioè la figlia Stefania, che a sua volta non si era sentita amata da lui. Nel nuovo ambiente immerso nel verde, la ragazza otterrà presto qualche lieve miglioramento, perché le mancava principalmente un’esistenza ricca di valori e di sentimenti.
Sono tanti i giovani che soffrono in vario modo nella nostra società per lo stile di vita dominante proposto, anzi imposto dalla realtà. Oltre tutto dinanzi al loro profondo malessere, colgono spesso di essere debolmente o per nulla compresi e sostenuti dalla propria famiglia. Il regista riesce a comunicare l’angoscia di Vittoria allo spettatore, per quanto possa risultare un po’ forte guardare alcune scene di questo disagio adolescenziale.
Si percepisce che Gasparro sente il tema, tanto da farne il motivo di base del suo film, piuttosto che soffermarsi a curare altri aspetti formali. Nella cinematografia tali elementi sono tuttavia pure importanti, come hanno sottolineato alcuni critici nel programma televisivo di Marzullo sui film in uscita nelle sale. E’ doveroso ricordare che il cinema indipendente presenta delle difficoltà e che necessita di una certa produzione per raggiungere il suo pubblico direttamente.
A Roberto Gasparro e ai vari attori protagonisti va infine il merito di aver portato sullo schermo con professionalità una tematica sociale scomoda, quella degli hikikomori. Quest’ultima non è sempre per lo spettatore gratificante da osservare, però indubbiamente utile ad agire sui giovani e sulle famiglie . La sceneggiatura prova a dissuadere i ragazzi dal vivere quest’esperienza, nonché suggerisce ai genitori di prestare attenzione alla qualità delle relazioni con i figli.
Nel complesso il film di questa piccola casa produttrice cinematografica riesce a tenere vivo l’ interesse del pubblico e a coinvolgerlo nello sviluppo della trama. Il ritmo narrativo rimane abbastanza teso durante lo svolgimento della vicenda e il commento musicale del giovane maestro Carmine Padula risulta adeguato nei vari momenti. Quindi “La Chiocciola” si presenta al pubblico come una provocatoria proposta cinematografica, per conoscere e capire meglio un fenomeno sociale complesso, ma attuale.
Giuseppina Vitale