Vara: l’imprenditore che porta la prima fabbrica sulle basse Madonie

Giuseppe Vara, affettuosamente chiamato “Piddu” dalla sua comunità, rappresenta una delle figure più emblematiche della Sicilia nel panorama imprenditoriale del Novecento. Il suo nome è legato indissolubilmente alla nascita della prima fabbrica sulle basse Madonie, un’area geografica che, fino al suo intervento, non aveva conosciuto una simile industrializzazione. Con la sua intraprendenza, ha contribuito a riscrivere la storia economica di una regione in parte lontana dalle dinamiche industriali delle grandi città italiane, portando con sé un flusso di innovazioni che hanno avuto un impatto duraturo. La sua carriera e il suo percorso di vita non si limitano però a un semplice successo imprenditoriale; sono il racconto di un uomo che, attraverso la determinazione e il lavoro instancabile, ha saputo adattarsi ai mutamenti economici e sociali, diventando un riferimento per la sua famiglia, la sua comunità e per l’imprenditoria siciliana in generale.

La sua importanza va oltre i risultati tangibili, quelli che riguardano le fabbriche e le imprese da lui gestite; la sua figura incarna il concetto di adattamento alle difficoltà, di visione imprenditoriale capace di leggere le necessità del tempo, e soprattutto di resilienza. La sua vita, lunga e ricca di esperienze, ha visto il passaggio da un’economia rurale a un’economia più industrializzata, con la realizzazione di progetti concreti che hanno migliorato la qualità della vita in una parte fondamentale della Sicilia. Il racconto della sua storia è una testimonianza della capacità di innovare e di essere al passo con i tempi senza mai perdere il legame con le proprie radici.

Le origini e la formazione

Giuseppe nasce il 22 marzo 1924 a Collesano, un piccolo comune delle Madonie, dalla famiglia Vara. È il primogenito di Onofrio e Carmela Fustaneo, un uomo e una donna che, pur vivendo in un contesto rurale, non sono estranei all’imprenditoria e alla gestione di attività che richiedono grande capacità organizzativa. La figura di Onofrio Vara è centrale nell’infanzia e nella giovinezza di Giuseppe, poiché è proprio il padre a trasmettergli la passione per il lavoro e a orientarlo verso un futuro che non avrebbe mai immaginato come ordinario. Onofrio è un uomo di intuizioni brillanti e non ha paura di correre rischi. Nel 1944, ottiene la concessione per lo sfruttamento dei boschi demaniali delle Madonie, una risorsa che diventerà fondamentale per il destino della sua famiglia. La società che Onofrio costituisce, la “Onofrio Vara & C Industria boschiva”, è l’inizio di un lungo cammino che vede coinvolti Giuseppe e i suoi fratelli in un’attività che, pur essendo radicata nel passato, comincia a diventare un modello di sviluppo per tutta la zona.

Giuseppe cresce in un ambiente dove il lavoro è un valore fondamentale. Impara fin da giovane che la perseveranza e l’impegno sono gli strumenti per affrontare le difficoltà quotidiane. Accanto al padre, partecipa alla gestione dell’impresa familiare, imparando tutto ciò che riguarda il settore boschivo, dal taglio del legname all’estrazione del carbone, una risorsa fondamentale per alimentare il mercato dei combustibili durante gli anni più difficili della guerra. Nonostante la scarsità di risorse e le difficoltà del dopoguerra, la famiglia Vara riesce a sviluppare la propria attività, divenendo una delle realtà più importanti della zona. Giuseppe acquisisce competenze pratiche che saranno decisive nella gestione dei futuri sviluppi imprenditoriali.

Pur non avendo avuto un’educazione formale universitaria, la formazione di Giuseppe si basa sull’esperienza diretta, sull’apprendimento delle dinamiche di mercato e sull’adattabilità ai cambiamenti. La sua preparazione è quella di un uomo che sa come affrontare le sfide senza indugi, pronto a cogliere ogni opportunità che si presenta, anche nei momenti più difficili.

L’ascesa imprenditoriale

Negli anni successivi alla fine della Seconda Guerra Mondiale, la Sicilia e l’Italia intera si trovano ad affrontare enormi cambiamenti economici e sociali. Il carbone, che fino ad allora aveva avuto un ruolo fondamentale nell’alimentare le economie locali, comincia a essere sostituito da fonti di energia più moderne e meno inquinanti, come il gas. La visione di Onofrio, padre di Giuseppe, è chiara: anticipare il cambiamento e diversificare l’attività per far fronte alla crisi che minaccia la tradizionale industria boschiva. Nel 1948, Onofrio costituisce una nuova società, “Onofrio Vara & figli”, dedicata agli autotrasporti e alla fornitura di bombole per gas. Questo nuovo ramo dell’attività rappresenta una delle prime risposte della famiglia Vara all’innovazione tecnologica e industriale che sta rivoluzionando l’Italia del dopoguerra.

Nonostante le sfide, Giuseppe dimostra di avere il polso giusto per la gestione dell’impresa. Si fa carico delle decisioni più delicate, collaborando con il padre e con i fratelli per ampliare la rete di distribuzione e acquisire nuovi terreni. Il trasferimento a Lascari, vicino allo scalo ferroviario, segna una tappa fondamentale nel percorso imprenditoriale della famiglia, non solo perché consente di incrementare la produzione, ma anche perché permette di entrare in contatto con una rete commerciale più ampia. Ma come spesso accade nell’imprenditoria, non tutto va secondo i piani. Il mercato del gas, che sembrava destinato a essere il futuro, incontra rapidamente un periodo di stagnazione, e la famiglia Vara si trova di fronte a una nuova sfida. Ancora una volta, Onofrio e Giuseppe riescono a reagire prontamente, comprando un bosco di sughero nel territorio di Caronia, nei Nebrodi, e avviando una nuova attività.

L’intuizione di diversificare l’attività portando il sughero al centro dell’impresa familiare si rivela decisiva. Non solo il mercato nazionale è pronto ad accogliere il prodotto, ma anche l’estero comincia a chiedere sughero lavorato, con richieste provenienti da paesi come la Svizzera, la Francia e la Germania. Giuseppe, con l’aiuto dei suoi fratelli, avvia la costruzione di un mulino per la macina del sughero a Lascari. Le capacità organizzative e produttive della famiglia gli permettono di rispondere a una domanda crescente, non solo in Sicilia, ma anche nel resto d’Italia e all’estero.

La fabbrica di Lascari, pur essendo una piccola realtà nel panorama industriale siciliano, diventa un punto di riferimento per l’intera area. La produzione di sughero si espande includendo nuovi articoli, come turaccioli, solette e pannelli isolanti, rispondendo alle esigenze di un mercato che apprezza la versatilità e la qualità del sughero.

L’impresa familiare in espansione

Con l’espansione dell’impresa, cresce anche la famiglia Vara. Nel 1951, Giuseppe sposa Pina Peri, una giovane donna di Collesano, con la quale ha tre figli: Onofrio (Nuccio), Carmela e Lidia. La famiglia si allarga, e Giuseppe capisce che, per motivi logistici, è necessario trasferirsi a Cefalù, una cittadina che affascina il giovane imprenditore per le sue bellezze naturali e la sua posizione strategica. Il trasferimento a Cefalù non è solo un cambiamento geografico, ma segna un nuovo capitolo della vita di Giuseppe, che diventa sempre più coinvolto nella gestione della sua impresa, facendo di questa cittadina normanna il centro della sua attività.

Negli anni successivi, il sugherificio di Lascari cresce ulteriormente, e la produzione si diversifica. Oltre ai tradizionali prodotti in sughero, vengono sviluppati nuovi articoli, come turaccioli e pannelli isolanti, destinati non solo al mercato nazionale, ma anche a quello internazionale. Il successo del sugherificio porta una nuova ventata di ottimismo nella comunità siciliana, e Giuseppe diventa un punto di riferimento per molti imprenditori e lavoratori della zona. La fabbrica diventa il motore di sviluppo per l’intera area, creando numerosi posti di lavoro e dando nuova linfa all’economia locale.

Le difficoltà e il cambiamento del settore

Gli anni ‘90, però, portano con sé una serie di difficoltà per il settore del sughero. La domanda di prodotti in sughero, che per decenni aveva rappresentato una delle principali fonti di reddito per la famiglia Vara, subisce un calo drastico. La concorrenza di altri materiali e la diminuzione dell’utilizzo del sughero in alcuni settori industriali mettono in crisi la fabbrica di Lascari. Nonostante ciò, Giuseppe non si lascia abbattere. Con la stessa determinazione che lo ha sempre contraddistinto, decide di diversificare ulteriormente l’attività, continuando a vendere il sughero grezzo ad altri sugherifici italiani e mantenendo attiva una rete di contatti che gli consente di rimanere al centro del mercato.

La chiusura della fabbrica non rappresenta un addio definitivo all’industria per Giuseppe; al contrario, continua a mantenere un ruolo attivo nel settore. La sua rete di contatti e la sua esperienza sono ancora un punto di riferimento per molti imprenditori. Sebbene abbia dovuto adattarsi ai cambiamenti del mercato, Giuseppe continua a essere una figura di spicco nell’imprenditoria siciliana, capace di rinnovarsi e di affrontare le sfide economiche con grande saggezza.

La sua eredità

Giuseppe Vara è una delle figure più importanti del panorama imprenditoriale siciliano, e la sua eredità va ben oltre la sua impresa familiare. La sua storia è quella di un uomo che ha saputo coniugare tradizione e innovazione, riuscendo a portare l’industria nel cuore di una Sicilia rurale, ma sempre pronta a cogliere le opportunità che il cambiamento offriva. La sua figura è legata alla famiglia e alla comunità, ma anche al progresso economico e sociale della regione.

Giuseppe Vara è morto il 29 settembre 2023 all’età di 99 anni. Il suo esempio rimane per chiunque voglia intraprendere un percorso di successo in un mondo che cambia rapidamente. La sua vita è una testimonianza che il successo non è solo una questione di denaro, ma di valori, di visione e di determinazione. La sua eredità, quindi, continua a vivere attraverso la famiglia, che porta avanti i suoi principi e i suoi insegnamenti. La sua figura resterà sempre viva nella memoria della sua comunità e nel cuore di chi ha avuto il privilegio di conoscerlo e lavorare al suo fianco.


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