Emanuele Catarinicchia, vescovo di Cefalù dal 1979 al 1987, è senza dubbio una delle personalità più influenti della Chiesa siciliana nel XX secolo. Nato a Partinico, un piccolo paese della provincia di Palermo, il 12 luglio 1926, da una famiglia semplice e radicata nella tradizione cattolica, cresce in un’Italia devastata dalla Seconda Guerra Mondiale, una Sicilia che stava cercando di rialzarsi e ricostruire dopo le gravi cicatrici lasciate dal conflitto. La sua infanzia e giovinezza sono segnate dalle difficoltà economiche e sociali che affliggono la sua terra, ma anche dall’impegno religioso che permea la sua vita fin dai primi anni. Si distingue fin da giovane per il suo spirito di dedizione e servizio, trovando nella fede una forza che gli permette di affrontare le sfide del mondo che lo circonda. Dopo il liceo classico, si iscrive all’Università degli Studi di Palermo, dove si laurea in filosofia, un segno di una preparazione intellettuale e spirituale solida. Inizia quindi il suo cammino nel Seminario Arcivescovile di Monreale, dove sviluppa la sua formazione teologica e viene ordinato sacerdote il 2 aprile 1949, entrando così a pieno titolo nel clero.
La sua vita ecclesiale decolla rapidamente, e Catarinicchia assume diversi incarichi significativi all’interno della diocesi di Monreale, dove svolge un’intensa attività di insegnamento e servizio pastorale. La sua esperienza come parroco del Carmine a Monreale, e successivamente come arciprete-decano della chiesa madre di Corleone, lo mettono a diretto contatto con le difficoltà sociali, politiche ed economiche della Sicilia rurale. È proprio durante questi anni che sviluppa una sensibilità particolare verso le problematiche sociali della sua terra, tra cui la disoccupazione, le disuguaglianze e la crescente influenza della criminalità organizzata. Catarinicchia diventa sempre più consapevole della necessità di una Chiesa che non si limiti alla cura spirituale, ma che sia anche un agente di cambiamento per le comunità in cui è chiamata a operare.
Il 1978 segna un passaggio cruciale nella sua vita. Papa Giovanni Paolo II lo nomina vescovo di Cefalù, un incarico prestigioso che segna l’inizio di una nuova fase del suo ministero ecclesiastico. Catarinicchia prende ufficialmente possesso della diocesi il 20 gennaio 1979, a soli 52 anni, e si trova subito a dover affrontare una realtà complessa. La diocesi di Cefalù è una delle più antiche e storiche della Sicilia, ma si trova anche in un periodo difficile, segnato da una classe dirigente locale debole, da difficoltà economiche e sociali crescenti e da uno spiccato isolamento culturale rispetto ad altre realtà urbane più sviluppate. Catarinicchia, con il suo approccio pratico e pragmatico, sa di dover affrontare sfide enormi, ma è pronto a mettersi al lavoro con determinazione.
Uno degli aspetti che lo rende particolarmente amato e rispettato dalla comunità è la sua volontà di non allontanarsi mai dalla realtà quotidiana della città. Fin dal primo giorno del suo arrivo a Cefalù, Catarinicchia si distingue per la sua scelta di vivere una vita semplice e sobria, lontano da qualsiasi lusso. Non accetta le automobili di rappresentanza che gli vengono offerte, preferendo invece spostarsi in una piccola utilitaria, un gesto che immediatamente lo avvicina alla gente e lo fa sentire parte integrante della comunità. La sua porta dell’Episcopio è sempre aperta a chiunque desideri incontrarlo, e la sua disponibilità a rispondere personalmente alle telefonate o ad accogliere chiunque bussi alla sua porta diventa un segno distintivo della sua figura di vescovo. Non cerca mai il titolo o la formalità, ma preferisce relazionarsi con i fedeli con semplicità e umiltà, rimanendo vicino a loro nei momenti di difficoltà, di gioia e di sofferenza.
Catarinicchia non è solo un uomo di fede, ma un pastore che si impegna in prima persona a risolvere i problemi concreti della sua diocesi. È ben consapevole che la Chiesa non può rimanere distante dalle realtà sociali ed economiche, e si fa portavoce di una visione pastorale che unisce l’impegno spirituale alla concretezza della vita quotidiana. Si dedica allo studio delle dinamiche economiche locali e cerca di comprendere le ragioni che impediscono a Cefalù di prosperare come le altre grandi città turistiche siciliane. La sua critica alla classe dirigente locale, che considera incapace di affrontare le sfide della modernità, è forte e diretta. Le sue parole, come il famoso motto “Solo chi non vuol vedere non vede”, sono un richiamo alla realtà e alla necessità di un impegno concreto per il cambiamento. Si preoccupa in particolare della situazione economica della città, dove le risorse non vengono utilizzate in modo efficace e la disoccupazione cresce tra i giovani.
Nonostante le difficoltà e gli ostacoli, Catarinicchia non si arrende e continua a spingere per il cambiamento. Incoraggia i giovani a impegnarsi nella vita politica e sociale di Cefalù, affermando che è solo attraverso la partecipazione attiva che la città può sperare di progredire. Le sue prediche non sono solo religiose, ma anche sociali, e il suo invito a non arrendersi mai di fronte alla stagnazione è un appello alla speranza e all’azione. A livello ecclesiastico, Catarinicchia si distingue per il suo impegno nella formazione dei presbiteri e nella promozione della partecipazione dei laici alla vita della Chiesa. La sua attenzione è rivolta anche all’organizzazione del Seminario e alla creazione di progetti educativi che coinvolgano i giovani, per garantire la continuità del servizio ecclesiastico e per rispondere ai bisogni spirituali e materiali della comunità.
La sua vita è un esempio di spiritualità profonda e di dedizione alla preghiera. Ogni sua giornata comincia alle sei del mattino con la meditazione e la preghiera, seguita dalla celebrazione dell’Eucaristia. La sua routine quotidiana è scandita da un forte impegno nella vita spirituale, ma anche da una costante attività pastorale che lo porta a essere sempre presente tra i suoi fedeli. Le sue parole e i suoi gesti ispirano e motivano la comunità, rendendolo non solo un vescovo, ma un punto di riferimento per tanti.
Nel 1987, dopo quasi dieci anni di episcopato a Cefalù, il vescovo Catarinicchia riceve la nomina a vescovo di Mazara del Vallo, dove continuerà il suo lavoro pastorale con la stessa determinazione e spirito di servizio. La sua partenza da Cefalù è accolta con grande tristezza dalla comunità, che riconosce in lui non solo un pastore, ma una figura che ha cercato di cambiare le cose, di migliorare le condizioni di vita della città e della diocesi. Nonostante non sia riuscito a risolvere tutte le problematiche che affliggevano Cefalù, la sua eredità è quella di un uomo che ha sempre messo la sua fede al servizio del bene comune, e che ha saputo ispirare e guidare la sua comunità con coraggio, passione e determinazione.
Anche dopo il trasferimento a Mazara del Vallo, l’impegno di Catarinicchia non diminuisce. A Mazara del Vallo, promuove il rinnovamento delle strutture ecclesiastiche e favorisce l’apertura di nuove opportunità educative per i giovani, cercando di rispondere ai bisogni spirituali della comunità e di promuovere una maggiore partecipazione alla vita della Chiesa. Tuttavia, è a Cefalù che la sua figura rimane particolarmente impressa nella memoria della comunità. La sua morte, avvenuta il 26 gennaio 2024, segna la fine di un’era per la Chiesa siciliana, ma la sua eredità vive ancora nei cuori di chi lo ha conosciuto e amato.
Catarinicchia è ricordato come un uomo di grande fede e di grande coraggio, capace di affrontare le difficoltà con determinazione e di mettere la sua vita al servizio della Chiesa e della sua gente. La sua eredità non è solo quella di un pastore spirituale, ma anche quella di un uomo che ha saputo affrontare la realtà con occhi aperti, senza paura di criticare e di cambiare. La sua vita testimonia che la fede non è solo una questione privata, ma un impegno che deve tradursi in azioni concrete per migliorare la società e per portare speranza e giustizia a chi è nel bisogno. La sua figura rimane un esempio luminoso di come la Chiesa possa essere un faro di luce, non solo nel campo spirituale, ma anche in quello sociale e civile.