Ristoratore e innovatore: come Nino D’Anna ha scritto la storia di Cefalù

Nino D’Anna nasce il 15 novembre 1928 a Isnello, un piccolo paese situato nelle Madonie, un’area montuosa della Sicilia, caratterizzata dalla sua forte identità rurale e dalla vita semplice, radicata nelle tradizioni agricole. La sua infanzia si svolge in un periodo turbolento, segnato dalla Seconda Guerra Mondiale e dalle difficoltà socio-economiche del dopoguerra. La Sicilia, come gran parte dell’Italia, è alle prese con la povertà e le ricostruzioni, ma Nino cresce in un ambiente familiare che, pur modesto, è fortemente legato ai valori del lavoro e della comunità. La sua famiglia, originaria di Cefalù, si trasferisce a Isnello, dove la madre gestisce una bottega di generi alimentari e il padre, con un carretto, fa la spola tra la campagna di Lascari, Palermo e Isnello, rifornendo il negozio di prodotti freschi. Questo ambiente familiare, intriso di impegno quotidiano e di un contatto diretto con il commercio e la cucina, rappresenterà una base fondamentale per la sua futura carriera.

Durante gli anni della sua infanzia, Nino vive un periodo di grandi trasformazioni sociali. La Seconda Guerra Mondiale segna la sua giovinezza, e, sebbene Isnello e Cefalù non siano direttamente coinvolti nei grandi bombardamenti, gli effetti della guerra sono tangibili: scarsità di beni, difficoltà di vita quotidiana e un senso generale di incertezza. Tuttavia, il periodo che più di ogni altro impatta sulla sua formazione è il 1943, quando gli Alleati sbarcano in Sicilia, e la zona di Cefalù viene occupata dalle truppe americane. Nino, da giovane ragazzo, ricorda spesso questo evento, segnato da un misto di paura e curiosità, e lo descrive come uno dei momenti cruciali che segnarono la sua percezione della storia e della vita che lo circondava. Nonostante il conflitto, la famiglia D’Anna continua a gestire la propria attività, vivendo in un piccolo paese dove i rapporti sociali erano ancora fortemente segnati dalla tradizione e dalla solidarietà.

La scuola rappresenta un capitolo importante nella formazione di Nino, sebbene l’istruzione in quegli anni fosse limitata. Frequenta la scuola elementare a Isnello, ma non prosegue gli studi oltre il ciclo di base, che completa durante il periodo militare, una pratica comune tra molti giovani dell’epoca. La sua istruzione formale non è particolarmente brillante, ma la sua curiosità intellettuale e l’influenza della famiglia lo spingono ad imparare in altri modi, attraverso l’esperienza e il lavoro. Sviluppa sin da giovane un grande interesse per la cucina, affascinato dai piatti semplici ma ricchi di sapore. L’amore per la cucina diventa quindi una passione che si mescola alla sua curiosità per il mondo circostante, mentre cresce in un contesto rurale che gli dà una profonda connessione con la terra e le sue risorse.

La sua infanzia e giovinezza sono caratterizzate da una forte vicinanza alla famiglia, che diventa il centro della sua vita. Con due fratelli e cinque sorelle, Nino si inserisce in una dinamica familiare ricca di affetto ma anche di responsabilità. Pur vivendo momenti di conflitto tipici di una famiglia numerosa, in particolare con i fratelli, ha sempre svolto il ruolo di paciere, cercando di mantenere l’armonia tra i suoi cari. La figura della sorella maggiore Maria, che lo aiuta a gestire le difficoltà familiari, ha un’importanza particolare nella sua vita. Crescendo in un periodo segnato da un forte senso della famiglia e della comunità, apprende il valore del lavoro instancabile e della solidarietà. La sua infanzia, pur tra difficoltà economiche e sociali, lo plasma come uomo, infondendogli una solida etica del lavoro che lo accompagnerà nella sua carriera da ristoratore. In questo contesto, inizia a tracciare il suo cammino verso l’indipendenza e la realizzazione, ben consapevole che la sua vita sarebbe stata guidata da una passione profonda per la cucina e per il lavoro ben fatto.

La passione per la cucina e l’enogastronomia

La cucina è sempre stata una passione fondamentale nella vita di Nino. Fin da giovane, cresce in un ambiente che lo avvicina al mondo culinario, grazie alla bottega di generi alimentari della madre e ai numerosi piatti tradizionali che la famiglia preparava. La passione per la gastronomia non è solo una professione per lui, ma un vero e proprio amore che si riflette nella cura per ogni singolo dettaglio. Era sempre alla ricerca di ingredienti freschi e di alta qualità, utilizzando prodotti locali e stagionali che raccoglieva anche dal suo terreno. Questa connessione con la terra e il rispetto per la tradizione culinaria siciliana sono alla base del suo approccio alla cucina, che unisce l’autenticità con una leggera dose di innovazione. Le sue creazioni, come gli involtini di carne o pesce spada, sono ancora ricordate per la loro semplicità e raffinatezza, simbolo di un amore per il cibo che va oltre la mera preparazione.

La passione per la campagna e la coltivazione

Accanto alla cucina, un’altra grande sua passione era la campagna. Cresciuto, come già detto, in un contesto rurale, sviluppa sin da giovane un forte legame con la terra, che lo accompagnerà per tutta la vita. La sua passione per la coltivazione del terreno diventa un aspetto fondamentale del suo essere, tanto da decidere di dedicare una parte significativa del suo tempo libero alla cura dei suoi appezzamenti agricoli. Non solo coltivava i suoi terreni, ma amava anche esplorare le tradizioni agricole locali, sperimentando con piante e tecniche che potessero migliorare la qualità dei prodotti. La sua campagna era per lui un rifugio e una fonte di soddisfazione, un luogo dove poteva connettersi con la natura e allo stesso tempo assicurarsi che i prodotti freschi arrivassero direttamente sulle tavole dei suoi clienti. Il suo “pollice verde” era una caratteristica distintiva che gli permetteva di ottenere frutti e ortaggi prelibati, che poi utilizzava nei suoi ristoranti, anticipando quello che, oggi, si definirebbe il concetto di “km zero”.

Nino era anche un uomo con una grande curiosità per il mondo. Nonostante la sua vita fosse molto impegnata con il lavoro, riusciva a ritagliarsi del tempo per viaggiare, sia in Italia che all’estero. Le sue passioni per il viaggio e la scoperta lo portano a visitare diverse località siciliane e italiane, ma anche paesi europei. Era abituato a trascorrere le sue giornate libere, specialmente in autunno, viaggiando con la famiglia in giro per l’Italia e talvolta all’estero. Le escursioni, le visite ai mercati locali e la scoperta di nuove tradizioni culinarie erano per lui una fonte inesauribile di ispirazione. Il viaggio non era solo una pausa dalla routine lavorativa, ma anche un’opportunità per affinare la sua passione per la cucina e per apprendere nuovi segreti gastronomici, che poi adattava con maestria alla tradizione siciliana.

Il ruolo centrale della famiglia

La famiglia è sempre stata un pilastro fondamentale nella vita di Nino, tanto nella sua crescita personale quanto nel suo sviluppo professionale. Il rapporto con i suoi genitori è stato di grande influenza: la madre, gestendo una bottega, e il padre, impegnato nel rifornire il negozio con i prodotti della campagna, gli hanno insegnato fin da piccolo il valore del lavoro, della dedizione e dell’impegno quotidiano. Questi insegnamenti saranno cruciali per la sua carriera futura.

Nino ha anche avuto un rapporto molto forte con sua moglie, con la quale ha condiviso una vita fatta di lavoro e sacrifici, ma anche di momenti di gioia e soddisfazione familiare. La famiglia era per lui un centro stabile, e, sebbene il suo lavoro fosse impegnativo, cercava sempre di dedicare il tempo libero alla sua moglie e ai suoi figli. Nella sua vita, i valori della famiglia erano sacri, e trasmetteva ai suoi figli l’importanza di onorare gli impegni e di mantenere la parola data, considerandola alla stessa stregua di un contratto scritto. Era un padre che, pur nella sua severità, non mancava di affetto e di attenzione. L’amore per la famiglia era evidente anche nelle sue tradizioni, come le giornate trascorse al mare con i figli o il tempo dedicato alla coltivazione del terreno. Il suo esempio di dedizione, sia alla famiglia che al lavoro, è stato un modello per i suoi figli, che hanno continuato a onorare il suo lascito di valori.

Nel novembre del 1981, la famiglia di Nino affronta una prova terribile con la prematura scomparsa del secondogenito, Salvatore, che sarebbe stato il suo naturale successore. Salvatore, infatti, era il figlio che più degli altri lo seguiva da vicino, tanto da essere il suo collaboratore più assiduo, ed era profondamente attratto dalle attività di ristorazione del padre. 

L’attività nel mondo della ristorazione

L’ingresso di Nino D’Anna nel mondo della ristorazione non è stato un atto impulsivo, ma il frutto di una lunga esperienza maturata fin dalla giovane età. Da ragazzo ha lavorato accanto a figure di riferimento come lo chef Angelo Ingrao, che in seguito avrebbe aperto a Palermo il Charleston di Piazzale Ungheria e Mondello nonché il Bar Mazzara, con cui ha collaborato, sin da giovane, divenendo il suo successore alla guida delle cucine dell’Hotel Santa Lucia prima e, successivamente, le Sabbie d’Oro. La sua esperienza lavorativa lo porta, per brevi periodi, presso rinomati Hotel di Sanremo. 

Durante questi anni affina le sue capacità culinarie, imparando non solo le tecniche della cucina, ma anche le dinamiche che regolano il mondo della ristorazione, dalla gestione del personale alla cura del cliente. Queste esperienze gli permettono di costruire una solida base per il suo futuro, ma soprattutto gli danno la convinzione che, un giorno, sarebbe riuscito a “mettersi in proprio”. Il desiderio di aprire un ristorante tutto suo cresce dentro di lui, alimentato dalla passione per il cibo e la voglia di offrire un servizio che coniugasse qualità, tradizione e accoglienza. In quegli anni costruisce un solido rapporto con il suo datore di lavoro, don Peppino De Gaetani, pioniere degli albergatori cefaludesi e proprietario dell’Hotel Santa Lucia e Le Sabbie d’Oro con il quale collaborerà per oltre un ventennio che lo sprona e lo sosterrà nelle sue iniziative.

Nel 1970, il sogno di Nino si realizza: lascia il suo posto di Chef del Santa Lucia e Le sabbie d’oro e apre il Ragno d’Oro, il suo primo ristorante, una scommessa che segna l’inizio di una carriera imprenditoriale di successo. Cefalù, all’epoca, non era ancora la rinomata meta turistica che conosciamo oggi, e la cultura della ristorazione era ancora agli inizi. Nino, però, porta con sé un’idea rivoluzionaria per il periodo: un locale che unisce più offerte gastronomiche, come il ristorante, la pizzeria, la rosticceria e la tavola calda, così da soddisfare le esigenze di tutte le tasche e tutti i gusti. La sua idea era quella di un ristorante per tutti, capace di offrire piatti di qualità per tutte le tasche, contribuendo così a cambiare le abitudini gastronomiche dei cefaludesi. Questo approccio, per certi versi eclettico e innovativo è stata una delle sue intuizioni più geniali, che non solo attira una clientela locale, ma contribuisce anche a cambiare le abitudini culinarie dei cefaludesi, che fino ad allora non erano abituati a mangiare fuori casa con la stessa frequenza di oggi. L’apertura del “Ragno d’Oro” segna anche l’inizio della sua avventura nel mondo della ristorazione, che ben presto diventerà il cuore pulsante della sua vita.

Nonostante il successo iniziale, il suo percorso nella ristorazione non è privo di difficoltà. I primi anni sono segnati dalle sfide tipiche di chi avvia un’attività da zero, specialmente in un contesto come quello di Cefalù, che non era ancora abituato a un’offerta gastronomica diversificata e di qualità. L’imprenditore deve affrontare la diffidenza dei concittadini, che inizialmente sono scettici riguardo alla possibilità di gestire un ristorante che possa attrarre clienti non solo dalla città, ma anche dai turisti. Tuttavia, la dedizione di Nino al suo lavoro, unita alla qualità dei piatti e alla cura del servizio, porta i risultati: il “Ragno d’Oro” diventa rapidamente un punto di riferimento per la ristorazione a Cefalù, ed è il primo di molti successi. La sua capacità di selezionare ingredienti freschi e di altissima qualità e  la sua attenzione ai dettagli fanno la differenza, rendendo il suo ristorante un luogo in cui la tradizione siciliana si unisce alla freschezza dei prodotti locali.

Il successo del “Ragno d’Oro” lo spinge a intraprendere nuove avventure imprenditoriali. Nel corso degli anni, apre altri locali che vanno ad arricchire l’offerta turistica e gastronomica di Cefalù. Tra questi, spiccano il “Ristorante da Nino”, che porta il suo nome e diventa il suo locale più famoso. Questo Ristorante è senza dubbio l’attività che lascia un segno indelebile nella storia della ristorazione a Cefalù. Situato in una zona centrale della città, “Da Nino” è sinonimo di cucina tradizionale siciliana preparata con ingredienti freschi, molti dei quali provenienti dalla sua stessa campagna. Nino si distingue per la sua capacità di mescolare la tradizione culinaria siciliana con un servizio eccellente, creando un ambiente familiare e accogliente che attira sia i locali che i turisti. Il ristorante diventa rapidamente famoso per piatti come gli involtini di carne o pesce spada, i pesci e le carni alla griglia che rappresentano al meglio il connubio tra semplicità e qualità. La sua attenzione alla freschezza degli ingredienti e l’uso di prodotti locali sono elementi distintivi che permettono al locale di consolidarsi come uno dei più amati della città.

Oggi è molto diffuso, specialmente nei ristoranti “gourmet”, poter osservare la cucina e gli chef durante le loro preparazioni. Cinquant’anni fa, Nino è stato il primo a rendere “trasparente” l’ambiente della cucina. Infatti, chi entrava nel ristorante si trovava di fronte, sul fondo, una grande apertura ad arco dietro la quale era situata una griglia a carbone, mentre sulla destra c’erano le signore cuoche, incaricate dei primi piatti e della preparazione della pasta fresca. Sempre presente, Nino accoglieva i clienti con il suo sorriso, cercando quasi di intuire in anticipo i loro gusti per poter suggerire loro le pietanze più adatte, quelle che avrebbero incontrato il loro gradimento. 

Con il passare del tempo, Nino diventa una figura di riferimento per la ristorazione cefaludese, il suo nome è sinonimo di qualità e ospitalità. La sua filosofia di cucina “espressa”, basata sulla preparazione al momento, e l’attenzione alla scelta degli ingredienti freschi e locali lo pongono come uno dei pionieri della gastronomia siciliana, anticipando tendenze che solo molti anni dopo diventeranno popolari nel resto del mondo.

Nino D’Anna non si ferma alla sola ristorazione. Negli anni, espande le sue attività aprendo l’Hotel Terminus, situato nei pressi della stazione ferroviaria di Cefalù, e collaborando con altre realtà locali. Nel periodo in cui gestisce l’hotel, dal 1970 al 1974, si distingue per la cura del servizio e l’ospitalità, diventando un punto di riferimento anche per i turisti che frequentano la città. Inoltre, rileva il Ristorante “al Gabbiano” con Saro De Gaetani e apre il “Giardino” e il “Camping Costa Ponente”, cercando di diversificare l’offerta turistica e di dare a Cefalù una visibilità maggiore come destinazione ricca di opportunità sia gastronomiche che ricettive. Nonostante le difficoltà economiche e le sfide del settore, la visione imprenditoriale di Nino continua a espandersi, consolidando la sua reputazione come uno dei principali promotori del turismo e della ristorazione nella sua città.

Un legame profondo con la comunità

Il rapporto di Nino D’Anna con Cefalù è stato sempre radicato e profondo, alimentato dal rispetto per la sua terra natale e dalla volontà di contribuire alla crescita della sua comunità. Sebbene inizialmente i cefaludesi fossero scettici nei confronti delle sue iniziative imprenditoriali, egli ha sempre cercato di rispondere alle esigenze della sua città con passione e determinazione. La sua attività, in particolare nel campo della ristorazione, ha offerto un punto di riferimento non solo per i turisti, ma anche per la popolazione locale. Il “Ragno d’Oro” e il “Ristorante da Nino” sono diventati luoghi dove le famiglie e i visitatori si riunivano per godere di piatti semplici ma curati, unendo tradizione e innovazione. Con il passare del tempo, Nino è riuscito a superare la diffidenza iniziale, conquistando il cuore della comunità cefaludese che ha cominciato a riconoscere in lui un imprenditore capace di portare la qualità nella vita quotidiana.

Il suo contributo alla crescita turistica di Cefalù è stato altrettanto significativo. Grazie alle sue iniziative, e il coinvolgimento nella promozione della città, ha svolto un ruolo chiave nel trasformare Cefalù in una meta turistica sempre più apprezzata. La qualità dei suoi ristoranti ha attratto numerosi turisti, contribuendo a incrementare la visibilità della città a livello nazionale e internazionale. Sebbene non fosse il solo a operare nel settore, Nino ha sicuramente dato un forte impulso all’offerta ricettiva e gastronomica, facendo sì che Cefalù divenisse una destinazione più completa e ricca di opportunità. La sua attenzione al turismo, sia attraverso l’ospitalità che con la creazione di eventi gastronomici, ha avuto un impatto duraturo sul settore e ha aiutato a modellare l’immagine di Cefalù come una città accogliente e vivace.

Il rapporto di Nino con la città di Cefalù è stato caratterizzato da una grande stima da parte della comunità locale. Nonostante la sua figura fosse inizialmente vista con un certo scetticismo, nel tempo è diventato un simbolo di dedizione e successo, guadagnandosi l’affetto e il rispetto di molte persone. La sua onestà, la sua disponibilità a lavorare incessantemente e la sua dedizione alla qualità hanno fatto di lui una figura amata e rispettata. Il suo contributo alla crescita economica di Cefalù non si limita alla creazione di posti di lavoro, ma include anche l’essere stato un modello di integrità e passione per la propria città. I cefaludesi, ormai abituati alla sua presenza e al suo impegno, lo considerano non solo un imprenditore di successo, ma anche una persona che ha dato molto alla comunità e alla sua crescita, lasciando un’impronta indelebile nel tessuto sociale ed economico della città.

Il ritiro dall’attività imprenditoriale

Negli ultimi anni della sua vita, decide di ritirarsi gradualmente dal mondo frenetico della ristorazione, scegliendo di lasciare le sue attività imprenditoriali. Il motivo principale di questa decisione è legato a problemi di salute che lo costringono a ridurre i suoi impegni professionali. Dopo aver dedicato una vita intera alla sua attività, il passaggio alla vita più tranquilla è inevitabile, ma egli riesce ad affrontarlo con serenità.

Durante gli ultimi anni di vita, si concentra principalmente sulla sua famiglia e sulle sue passioni, trovando una certa serenità nel quotidiano. Sebbene abbia scelto di ritirarsi dall’attività lavorativa, il suo ruolo all’interno della famiglia rimane centrale. Continua ad essere un punto di riferimento per i suoi figli e nipoti, trasmettendo loro valori fondamentali come l’importanza del lavoro ben fatto, il rispetto e l’amore per la famiglia. Nonostante la sua salute peggiorasse, Nino era comunque presente, godendo dei piccoli momenti quotidiani, come le giornate trascorse a casa o le visite al suo amato nipote Marco. Inoltre, non rinuncia mai alla sua passione per la campagna, che rimane un rifugio ideale dove trova pace e soddisfazione nel coltivare la terra. In questo periodo della sua vita, la sua figura si trasforma da imprenditore di successo a un uomo che preferisce la tranquillità della vita familiare e rurale.

Nino D’Anna muore nel giugno del 1993, lasciando un’eredità significativa nel campo della ristorazione e nella comunità di Cefalù. Anche se il suo ritiro lo aveva allontanato dal mondo delle attività commerciali, la sua figura continua a essere ricordata con affetto e stima. La sua dedizione al lavoro, il suo spirito di innovazione e il suo impegno nella comunità hanno segnato profondamente la sua città. Durante gli ultimi anni della sua vita, aveva sviluppato una certa rassegnazione, ma allo stesso tempo una grande soddisfazione per ciò che aveva realizzato. La sua morte ha lasciato un vuoto, ma il ricordo delle sue imprese e della sua personalità forte e determinata continua a vivere nei racconti dei suoi figli, dei suoi collaboratori e nella memoria della città di Cefalù.

Il ricordo di Nino D’Anna è ancora vivo nella comunità di Cefalù, dove la sua figura è sinonimo di dedizione, passione e innovazione. Per molti, Nino non è stato solo un imprenditore di successo, ma una persona che ha cambiato le abitudini gastronomiche e turistiche della città. I suoi ristoranti, in particolare il “Ristorante da Nino” e il “Ragno d’Oro”, sono stati luoghi di ritrovo per famiglie e turisti, contribuendo a far conoscere Cefalù come una destinazione gastronomica di qualità. La sua attenzione ai dettagli, la scelta di ingredienti freschi e locali e l’approccio caloroso e accogliente con i clienti lo hanno reso un punto di riferimento per tutti. Anche chi non ha mai lavorato con lui conserva il ricordo di un uomo capace di affrontare le difficoltà con determinazione e di lasciare un segno profondo nelle persone che ha incontrato.

Il lascito di Nino va oltre la sua attività ristorativa. Ha contribuito significativamente alla crescita turistica e gastronomica di Cefalù, aprendo la strada a generazioni di imprenditori che hanno seguito il suo esempio. La sua visione di una ristorazione che univa qualità, tradizione e accessibilità ha avuto un impatto duraturo, tanto che ancora oggi il suo nome è associato a un’idea di cucina autentica e genuina. Ma il suo lascito non si limita ai suoi locali: Nino ha trasmesso valori fondamentali come il rispetto per la famiglia, il lavoro ben fatto e l’importanza della comunità. La sua capacità di unire la passione per la cucina alla dedizione alla terra e alla famiglia ha fatto di lui un uomo che ha lasciato un’impronta indelebile nel cuore di Cefalù.


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