Francesco Sgalambro: un vescovo santo nella Cefalù dei primi anni del nuovo secolo

Francesco Sgalambro nasce il 16 aprile 1934 a Lentini, un piccolo paese situato nella provincia di Siracusa, in Sicilia. La sua morte, avvenuta l’11 agosto 2016 a Messina, segna la fine di una vita interamente dedicata al servizio della Chiesa e della comunità cristiana. Il vescovo Sgalambro è stato una figura emblematica per la diocesi di Cefalù, dove ha esercitato il suo ministero episcopale dal 2000 al 2009, e il suo lascito spirituale e pastorale ha avuto un impatto profondo non solo sulla sua diocesi, ma anche sull’intera Sicilia. La sua morte, a 82 anni, ha lasciato un vuoto che è stato prontamente colmato dal ricordo della sua dedizione e dal desiderio di molti di farlo diventare un esempio di santità. Oggi, dopo la sua morte, c’è chi sta cercando di promuovere la causa della sua beatificazione, riconoscendo in lui una figura che ha vissuto in maniera autentica e coerente i principi cristiani.

La vita di Francesco Sgalambro si colloca in un periodo storico di grande trasformazione per l’Italia e per la Sicilia. Nato in un’epoca segnata dalla fine della Seconda Guerra Mondiale e dalla nascita della Repubblica Italiana, Sgalambro cresce in una Sicilia che è alle prese con gravi disuguaglianze sociali ed economiche. La Sicilia del Dopoguerra era una terra in cui la Chiesa aveva un ruolo fondamentale nel sostenere le comunità locali, soprattutto in un periodo di grande incertezza e difficoltà. Francesco cresce a Messina, un’importante città della Sicilia, dove frequenta l’Istituto Salesiano San Luigi per gli studi medi e ginnasiali, che segneranno il suo avvicinamento alla vocazione sacerdotale. Lì, sotto l’influenza di educatori e sacerdoti, comincia a maturare il desiderio di dedicarsi alla vita religiosa, affiancato da una formazione solida che spazia dalla filosofia alla teologia.

Il suo percorso accademico e spirituale si sviluppa nel Seminario Arcivescovile “S. Pio X” di Messina, dove prosegue gli studi teologici e filosofici, compiendo una preparazione intensa e rigorosa che lo renderà pronto per il servizio ecclesiastico. Durante questo periodo, l’incontro con mons. Cara, storico di grande prestigio e canonico della Basilica Cattedrale di Messina, sarà determinante per la sua formazione. Mons. Cara, infatti, gli offre una visione profonda della storia della Chiesa locale e gli trasmette una visione della fede che sarà alla base della sua futura missione pastorale. Il giovane Francesco si distingue per la sua curiosità intellettuale, per il suo spirito di sacrificio e per la sua dedizione, e la sua preparazione intellettuale si fonde con una forte esperienza di fede, che gli permette di affrontare la sua futura carriera sacerdotale con determinazione e passione.

Il 22 settembre 1957, a 23 anni, viene ordinato sacerdote dal vescovo ausiliare di Messina, mons. Carmelo Canzonieri. Inizia il suo ministero con grande impegno e devozione. In un primo momento, insegna filosofia nel Seminario Arcivescovile di Messina, contribuendo alla formazione di nuove generazioni di seminaristi. A questo ruolo si aggiunge anche quello di cappellano del Monastero delle Clarisse di Montevergine, un’esperienza che avrà un impatto significativo sul suo cammino spirituale. In questo monastero entra in contatto con la vita contemplativa e monastica, e la spiritualità delle religiose di Montevergine arricchirà ulteriormente la sua fede e la sua visione del ministero sacerdotale. È durante questi anni che sviluppa una profonda consapevolezza del valore della preghiera e della vita interiore, un aspetto che caratterizzerà tutta la sua attività pastorale e che diventerà il fondamento della sua capacità di guidare la comunità cristiana con sapienza e discernimento.

Intraprende anche la direzione del periodico “Il Messaggio della Beata Eustochia”, un’iniziativa che gli permette di entrare in contatto con i fedeli di tutta la diocesi di Messina e di promuovere una visione cristiana della vita. Grazie al suo impegno, il periodico diventa uno strumento importante per la divulgazione della spiritualità e della dottrina cattolica. Parallelamente, Sgalambro prende parte a importanti processi di canonizzazione, come quello di Santa Eustochia Calafato, un segno del suo profondo legame con la tradizione ecclesiastica di Messina e della sua fede devota. Questi anni di formazione lo preparano a sfide più grandi, e lo rendono una figura rispettata all’interno della Chiesa locale.

Nel 1986, all’età di 52 anni, Francesco Sgalambro viene nominato vescovo ausiliare della diocesi di Messina, Lipari e Santa Lucia del Mela. La sua nomina segna un passaggio fondamentale nella sua vita ecclesiastica, e lo introduce a un ruolo di grande responsabilità. Come vescovo ausiliare, Sgalambro si dedica a numerose attività, tra cui la gestione dei processi di canonizzazione e la supervisione delle attività religiose sul territorio. In questo periodo, il vescovo comincia a emergere come una figura di spicco all’interno della diocesi, apprezzato per la sua preparazione teologica, la sua spiritualità e il suo impegno pastorale. Si fa notare per la sua capacità di risolvere le problematiche che affliggono la diocesi e per la sua attenzione alle necessità dei fedeli, rispondendo con grazia e dedizione alle sfide del suo tempo.

Nel 2000, arriva la nomina che cambierà la sua vita: papa Giovanni Paolo II lo nomina vescovo di Cefalù. È un incarico prestigioso che lo porta a confrontarsi con nuove sfide, ma anche a entrare a far parte di una comunità che lo accoglie con grande affetto. Il suo arrivo a Cefalù, il 11 giugno, segna l’inizio di un nuovo capitolo del suo ministero episcopale. La sua prima omelia, celebrata proprio in quella data, è un richiamo alla fiducia nei principi di santità e purezza della fede, ispirati dalla figura di Santa Eustochia Smeralda, la cui canonizzazione avvenne proprio in quella data. Questa coincidenza, come sottolinea Sgalambro stesso, è un segno della sua missione a Cefalù: un’epoca di rinnovamento spirituale e di rinnovato impegno cristiano.

Il vescovo Sgalambro si rende subito conto delle difficoltà sociali e logistiche che caratterizzano la diocesi di Cefalù, composta da numerosi comuni e parrocchie isolate. Una delle prime iniziative che lancia è la creazione di un giornale diocesano, che diventa un importante strumento di comunicazione tra le parrocchie e di sensibilizzazione sui temi sociali. Il giornale diventa rapidamente un mezzo efficace per raccontare le bellezze e le difficoltà del territorio, per denunciare i problemi come l’emigrazione giovanile e per stimolare il cambiamento attraverso la valorizzazione della cultura locale. Sgalambro non si limita solo alla pubblicazione del giornale, ma si impegna personalmente nella distribuzione, facendo in modo che il mensile raggiunga ogni parrocchia e ogni angolo della diocesi. Il suo impegno pastorale si estende a tutti i settori della vita diocesana, dal sostegno alle famiglie alla promozione del laicato, passando per il recupero della spiritualità e il rinnovo delle strutture ecclesiastiche.

Durante il suo episcopato, Francesco Sgalambro compie numerose azioni significative. Durante il suo episcopato riscopre e ripristina il diaconato permanente nella diocesi di Cefalù, una figura che mancava da secoli. Nel 2005, ordina i primi diaconi permanenti dopo 775 anni di assenza, segnando un ritorno alle tradizioni ecclesiali che hanno radici profonde nella storia della Chiesa. Si tratta di un segno di rinnovamento spirituale e di apertura verso il laicato, un modo per coinvolgere maggiormente la comunità nella vita della Chiesa. Inoltre, si deve a lui la costruzione della chiesa in contrada Spinito, un luogo che è diventato fondamentale per la vita religiosa di quella comunità. La sua grande attenzione alla vita sociale e religiosa delle Madonie, il territorio montuoso e rurale che caratterizza la diocesi, lo porta a lanciare importanti iniziative di solidarietà, cultura e educazione. Sgalambro è anche molto attento ai temi dell’emigrazione giovanile, un fenomeno che affligge profondamente la Sicilia e che minaccia di spopolare le piccole comunità locali. In molti dei suoi discorsi e articoli, il vescovo sollecita le istituzioni locali a prendere misure per fermare questo esodo e promuove iniziative per valorizzare le risorse umane ed economiche locali.

Nel 2009, dopo nove anni di servizio come vescovo di Cefalù, Francesco Sgalambro, raggiunti i 75 anni, decide di rinunciare all’incarico pastorale, come richiesto dal diritto canonico. La sua decisione viene accolta con grande rispetto e affetto dalla comunità, che riconosce in lui una figura di grande spiritualità e dedizione. Anche dopo il suo ritiro, il vescovo non abbandona mai davvero la diocesi: continua a mantenere un legame forte con Cefalù, anche se vive a Messina, dove si è ritirato. La sua morte, nel 2016, segna un momento di grande commozione per i fedeli che lo avevano conosciuto e che avevano apprezzato il suo lavoro. La sua salma viene tumulata nella cripta della Cattedrale di Cefalù, luogo che rappresenta il simbolo del suo attaccamento profondo alla diocesi.

La figura di Francesco Sgalambro è ancora oggi un esempio di dedizione e spiritualità per la diocesi di Cefalù e per tutta la Sicilia. Il suo impegno per la comunità e la sua visione della Chiesa come luogo di servizio e di accoglienza rimangono vivi, e la sua eredità continua a ispirare sacerdoti, fedeli e laici che lo hanno conosciuto. La sua morte ha lasciato un vuoto, ma il suo esempio di vita cristiana, fondato sull’amore per Dio e per gli altri, vive nel cuore della diocesi, che lo considera un punto di riferimento spirituale duraturo.


La biografia di Francesca Sgalambro, presentata in questo articolo, farà parte di una pubblicazione che Cefalunews sta curando per la sua uscita prevista nel mese di aprile 2025. Il libro raccoglierà le biografie di quei personaggi che hanno lasciato un’impronta indelebile nella nostra comunità e oltre. Se conosci storie di persone che hanno segnato la storia della nostra città con il loro impegno, che abbiano lavorato per il bene comune o che abbiano lasciato una traccia nelle istituzioni, nelle scuole, nelle chiese, nelle strade o nei luoghi di ritrovo, ti invitiamo a contribuire.

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