Pina: una delle prime donne che a Cefalù sfida le tradizioni sociali del suo tempo

Pina Galati è una figura straordinaria e simbolica nella storia di Cefalù, una donna che ha avuto il coraggio di riscrivere la propria vita, sfidando le convenzioni sociali del suo tempo e confrontandosi con le dure difficoltà che la vita le ha posto davanti. Nata il 31 maggio 1907, è una delle prime donne di Cefalù a prendere in mano la propria vita, opponendosi alle aspettative di una società che imponeva alle donne ruoli tradizionali e restrittivi. Con il suo coraggio, la sua resilienza e la sua determinazione, ha saputo non solo superare le difficoltà, ma anche educare i suoi figli con dignità, trasmettendo loro il valore del rispetto, della forza interiore e della lotta per la libertà.

La sua storia si sviluppa nel periodo storico che segue la Seconda Guerra Mondiale, un tempo di grande cambiamento, ma anche di dure sfide sociali ed economiche. Il mondo in cui Pina cresce è quello di un’Italia che sta cercando di risollevarsi dalle macerie della guerra, mentre le donne sono ancora viste come figure sottomesse al ruolo di madri e mogli, senza possibilità di emancipazione. In un paese dove le convenzioni sociali sono rigide e i ruoli familiari rigidamente definiti, Pina riesce, con grande coraggio, a rompere questo schema, diventando una delle prime donne di Cefalù a scegliere di prendere in mano la propria vita e non permettere che le difficoltà le impediscano di crescere e di crescere i suoi figli nel modo migliore possibile.

Pina cresce a Cefalù in una famiglia umile, come molte altre famiglie siciliane dell’epoca, e fin da giovane è abituata alla fatica e ai sacrifici. Nonostante le difficoltà economiche e la scarsità di risorse, la sua famiglia le trasmette i valori fondamentali della vita: il rispetto, l’onore, l’amore e la dignità. La sua educazione non è quella di una donna privilegiata e non ha avuto accesso a studi superiori, ma apprende la saggezza del mondo attraverso l’esperienza quotidiana e attraverso l’arte del fare. Crescendo, sviluppa una forte sensibilità e consapevolezza di sé, che diventerà il suo punto di forza quando, all’età di 20 anni, decide di sposarsi con un uomo che, inizialmente, le sembra il compagno perfetto.

Quando Pina si sposa, nel 1927, è una giovane donna che crede nell’amore e nel matrimonio come valori che, secondo le convenzioni sociali, dovrebbero essere la base di una vita felice e appagante. Tuttavia, ben presto si accorge che la realtà del suo matrimonio non corrisponde alle sue aspettative. Suo marito, infatti, si rivela essere un uomo irresponsabile e poco presente, che preferisce trascorrere lunghi periodi fuori casa con amici, lasciandola da sola con i suoi tre figli: Concetta, Calogero e Salvatore. Per Pina, che ha sempre sognato un matrimonio basato sulla reciproca fiducia e il supporto reciproco, questo diventa un problema insostenibile, soprattutto in un’epoca in cui la figura della donna sposata è vincolata a quella del marito. La società del tempo le impone di mantenere la famiglia intatta, accettando qualsiasi difetto del marito, ma lei, determinata e consapevole del suo valore, non si lascia influenzare da queste convinzioni.

Di fronte alla crescente frustrazione di un matrimonio che la rende infelice, Pina si trova a dover prendere una decisione radicale. Decide di sfidare la società del suo tempo e, con una forza che pochi avrebbero avuto, cambia la serratura della porta di casa e impedisce a suo marito di entrare. Una decisione coraggiosa che rappresenta un atto di ribellione contro una tradizione che obbligava le donne a restare in relazioni sbagliate, anche se dolorose. Questa scelta di separarsi è uno degli atti più significativi della sua vita e segna un punto di rottura con le convenzioni del tempo. Pina non si lascia influenzare dai rimproveri della sua famiglia che le dicevano: “Miegghiu ri nienti maritu tintu”, né dalle pressioni sociali che le imponevano di mantenere l’unione familiare. Al contrario, si oppone a tutto e a tutti per affermare la sua dignità e quella dei suoi figli, portando avanti la sua lotta per il rispetto e per la libertà personale.

Nonostante le difficoltà economiche e sociali che la separazione comporta, Pina si fa forza e inizia a lavorare per mantenere se stessa e i suoi figli. Di notte prepara il pane e lo vende di nascosto, cercando di guadagnare il poco che le serve per garantire il sostentamento della sua famiglia. Nel frattempo, si dedica anche alla realizzazione di coperte fatte a mano, che vende a un ristoratore cefaludese che le paga con pochi soldi. Questa attività, che per una donna dell’epoca rappresenta una vera e propria rivoluzione, la rende autonoma e capace di sfidare il sistema che le imponeva di rimanere sottomessa. Ogni giorno combatte contro le difficoltà della vita, ma lo fa con la forza che deriva dal suo amore per i figli e dalla sua convinzione che nessuna condizione, per quanto difficile, possa impedirle di dare loro un futuro migliore.

Mentre cresceva i suoi figli, faceva anche in modo di educarli con i valori che le erano stati trasmessi dalla sua famiglia. Nonostante la mancanza di risorse economiche e il dolore per la separazione, cercava di garantire loro una buona educazione e un’atmosfera di amore e rispetto. La sua era una maternità fatta di sacrifici, ma anche di dedizione totale ai figli. Ogni decisione che prendeva era per il loro bene, e li cresce insegnando loro a non cedere mai alla difficoltà, ma a lottare sempre per ciò che è giusto. Quando Concetta, la figlia maggiore, si sposa e si trasferisce con il marito in Venezuela, Pina rimane sola a Cefalù con il figlio Salvatore, che si ritrova con il Parkinson. Nonostante la sua salute e la sua età avanzata, Pina non esita a prendersi cura di lui, accompagnandolo a Palermo per le visite mediche e non facendogli mai mancare il suo amore.

Nel frattempo, Pina incontra Pino Portera, un barbiere che si prende cura di Salvatore e che diventa una figura importante nella sua vita. Tra loro nasce una storia d’amore che dura 40 anni. Tuttavia, anche questa relazione deve affrontare ostacoli sociali, poiché la famiglia di Pino disapprova il fatto che lui abbia una relazione con una donna separata. Nonostante le difficoltà, Pina e Pino non si arrendono, e nel 1976, quando Pina ha 69 anni, si sposano, unendosi in matrimonio dopo decenni di amore e di lotte. Ma la felicità che Pina aveva trovato non dura a lungo, perché pochi mesi dopo, perde il figlio Salvatore, un dolore che segna profondamente la sua esistenza.

Nel 1996, Pina apprende della morte del figlio Calogero, che viveva in Venezuela. La notizia la sconvolge profondamente, e la sua salute peggiora rapidamente. Le viene diagnosticato il morbo di Alzheimer e, nonostante il suo stato di salute, continua a lottare fino al 19 ottobre 1999, quando muore, solo 15 giorni dopo la morte della figlia Concetta. La sua morte segna la fine di una vita straordinaria, segnata da sacrifici, sofferenze, ma anche da una profonda forza d’animo e da un amore incrollabile per i suoi figli e la sua famiglia.

Una Donna che ha dato anima e cuore a Cefalù

Pina Galati lascia un’eredità duratura, non solo come madre e donna che ha lottato contro le difficoltà della vita, ma anche come simbolo di coraggio, indipendenza e determinazione. È una delle prime donne di Cefalù a rompere con le tradizioni sociali del suo tempo, affrontando la separazione, il pregiudizio e la miseria per educare i suoi figli con dignità e amore. La sua forza è stata una testimonianza che ha guidato non solo la sua famiglia, ma anche la comunità che l’ha ammirata per il suo coraggio e la sua resilienza. La sua vita è una lezione di come, anche quando la vita ci mette alla prova, si può scegliere di non arrendersi, di non cedere, ma di lottare per ciò che è giusto.

La memoria di Pina Galati vive nei cuori di coloro che l’hanno conosciuta, nelle storie che ancora oggi vengono raccontate su di lei e nel ricordo di una donna che, contro ogni aspettativa, ha scelto di prendere in mano il proprio destino, dimostrando che una donna può essere una forza di cambiamento e di speranza. Il suo esempio continua a ispirare tutte le donne, non solo di Cefalù, ma di ogni angolo del mondo, come testimonianza di come la dignità, la determinazione e l’amore possano prevalere su qualsiasi difficoltà.

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