Celebrazione del Giubileo dei Ministeri Laicali: un cammino di luce nella Cattedrale di Cefalù

In un pomeriggio intriso di spiritualità e memoria, la Cattedrale di Cefalù ha accolto con solenne dignità la celebrazione del Giubileo dei Ministeri Laicali, un evento che ha saputo coniugare profondità liturgica e comunione ecclesiale. A presiedere l’Eucaristia, S.E.R. Monsignor Giuseppe Marciante, Vescovo di Cefalù, nel giorno in cui la diocesi ha ricordato anche l’anniversario della dedicazione della Cattedrale, avvenuta nel lontano 1267.

Ministri straordinari della Comunione, lettori, accoliti e catechisti hanno intrapreso un pellegrinaggio giubilare verso la Cattedrale, cuore spirituale della diocesi, per vivere un’esperienza di ringraziamento, di rinnovata consapevolezza del proprio servizio e di intensa comunione.

Durante l’omelia, Monsignor Marciante ha condotto i presenti in una riflessione densa di simbolismo e riferimenti biblici, guidandoli attraverso il tema del pellegrinaggio come cammino interiore verso la Gerusalemme celeste, ispirandosi al libro dell’Apocalisse. “Anche noi oggi – ha affermato – siamo in pellegrinaggio verso la Chiesa madre, immagine della nuova Gerusalemme, città santa che scende dal cielo, ricolma della gloria di Dio e pronta ad accogliere tutti come fratelli”.

La Cattedrale, ha proseguito il Vescovo, non è solo un edificio di pietra, ma epifania della comunione ecclesiale, luogo in cui si manifesta la “trasparenza della presenza di Dio”. Un invito, il suo, a interrogarsi con coraggio: “Le nostre parrocchie, la nostra diocesi, sono davvero trasparenti? Lasciano intravedere Dio?”.

Con sensibilità teologica e spirito profetico, Monsignor Marciante ha poi evocato la liturgia ebraica della festa delle Capanne, ricordando come l’acqua viva, simbolo dello Spirito Santo, accompagnasse il pellegrinaggio del popolo d’Israele verso Gerusalemme. Allo stesso modo, ha sottolineato, la Chiesa in cammino verso la Cattedrale va incontro al dono dello Spirito del Cristo risorto.

Al centro della sua meditazione, il Vescovo ha disegnato l’immagine luminosa di una Chiesa come città dell’accoglienza, della fraternità e della pace, contrapposta alla città di Caino, simbolo di esclusione e violenza. “Le mura della nuova Gerusalemme – ha spiegato – non sono fatte per respingere, ma per favorire l’incontro. Le sue porte sono sempre aperte, perché non c’è più la notte: Dio stesso è luce perenne”.

La celebrazione si è conclusa con un appello vibrante ai ministri laici, istituiti e straordinari: vivere il proprio servizio come manifestazione tangibile di amore e bellezza evangelica. “Il vostro ministero – ha detto – deve far risplendere le nostre chiese di bellezza, ma non di una bellezza mondana: la bellezza dell’amore. La vera civiltà che siamo chiamati a costruire è quella dell’amore”.

In un tempo segnato da conflitti e inquietudini, l’immagine della nuova Gerusalemme si è imposta come visione profetica e speranza concreta, cuore pulsante di una celebrazione intensa e condivisa. Ai fedeli, ministri e popolo, è rimasto il desiderio vivo di continuare il cammino insieme, nella luce dello Spirito, verso una Chiesa sempre più riflesso della gloria di Dio.

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