Didattica a distanza, un nuovo modo di programmare l’insegnamento

1. La Didattica a distanza opera una rivoluzione culturale in quelle funzioni che la didattica tradizionale ha portato avanti per decenni in fatto di abilità, competenze, conoscenze,  metodologie e strumenti. Per non parlare del fatto rivoluzionario che la didattica a distanza porta sul versante delle verifiche per quanto riguarda soprattutto gli apprendimenti. Il primo cambiamento operato dalla didattica a distanza si ha nella programmazione. Nulla, su questo versante, potrà essere come quella programmazione che si porta avanti nella “scuola della vicinanza”. La “scuola della distanza”, infatti, chiede un nuovo modo di programmare l’attività didattica a livello di singolo docente e all’interno di un consiglio di classe. Su questi tempi urge una riflessione perché anche quando tornerà la scuola della vicinanza non avrà fine quella a distanza.
2. La programmazione della didattica a distanza non potrà avvenire per nessun motivo sui vecchi cliché della scuola della vicinanza. Niente, quindi, programmazioni complicate e, spesso, dagli obiettivi mai raggiunti. Occorre puntare, invece, su una programmazione semplice e sintetica. Con pochi obiettivi chiari e condivisi. E soprattutto con modalità di verifica degli apprendimenti totalmente diversi da quelle portate avanti nella scuola in presenza con le interrogazioni e i compiti in classe. Scimmiottare nella scuola a distanza come fossimo nella scuola in presenza è non volere ammettere che la didattica a distanza è tutt’altro da quella si porta avanti quando si hanno gli studenti presenti e seduti nella stessa aula.
3. La programmazione della didattica a distanza, quindi, dovrà imparare lo stile della comunicazione a distanza che da anni si va diffondendo nella società contemporanea. E’ una programmazione che dovrà puntare soprattutto sul valore della verità perché mai come nella cultura della distanza è così alto il rischio di imbattersi nelle falsità o in quello che oggi prende il nome di fake news. La scuola della distanza, quindi, dovrà essere anzitutto un laboratorio di verità. La programmazione della didattica a distanza, quindi, non si potrà quindi realizzare sui modelli di programmazione antichi e buoni solo per la scuola della vicinanza.
4. Quali sono i momenti più importanti attorno ai quali programmare la didattica a distanza? I momenti di questa nuova didattica ritengo siano quattro. Il primo riguarda la conoscenza della realtà degli studenti con cui porteremo avanti questa didattica. Bisogna sapere come questi ragazzi si collegano da casa alla nostra piattaforma educativa, quando si collegano, come si collegano e soprattutto come leggono e interpretano la nostra piattaforma. Degli studenti di una classe, quindi, occorre conoscere ancora come vivono il loro rapporto con internet e con il virtuale in particolare. E’ importante sapere, infine, quale forma di comunicazione a distanza gli studenti portano avanti nel quotidiano e con quali strumenti.
5. Fatta questa analisi bisogna scegliere non più di tre obiettivi didattici da raggiungere con la classe. Obiettivi che non potranno più essere quelli tradizionali perché gli studenti li avremo a distanza. Su questo secondo ambito la ricerca e l’analisi creso sarà piuttosto complessa. Il terzo ambito della programmazione dovrà riguardare le modalità con le quali sarà portata avanti la didattica a distanza. Che tipo di lezioni? Quando offrire queste lezioni? Come inoltrare agli studenti i materiali didattici? Infine il quarto ambito dovrà essere sul fronte della verifica. Bisogna studiare fin d’ora le modalità con le quali verificare l’apprendimento degli studenti. Ma attenzione queste modalità non potranno essere le interrogazioni  distanza in videoconferenze e nemmeno i tradizionali questionari che si costruiscono per la scuola della vicinanza. occorrono nuove modalità di verifica versi studenti che sono distanti e non più vicini come fino allo scorso mese di marzo.

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