‘Nato nella terra dei vespri e degli aranci, tra Cinisi e Palermo parlava alla sua radio, negli occhi si leggeva la voglia di cambiare, la voglia di giustizia che lo portò a lottare, aveva un cognome ingombrante e rispettato, di certo in quell’ambiente da lui poco onorato, si sa dove si nasce ma non come si muore e non se un ideale ti porterà dolore’, Modena City Ramblers
Peppino Impastato è nato a Cinisi, in provincia di Palermo, il 5 gennaio 1948. Rompe presto i rapporti con il padre Luigi affiliato alla famiglia mafiosa di Cinisi. Nel 1965 fonda il giornalino L’idea socialista ed aderisce al Psiup. Dal 1968 partecipa alle lotte dei contadini, degli edili e dei disoccupati. Nel 1976 fonda il gruppo Musica e cultura e, l’anno successivo, Radio Aut, un’emittente radiofonica libera ed autofinanziata. Il programma più seguito dalla radio fu Onda pazza a Mafiopoli, con cui il giovane Impastato insieme ad i suoi amici sbeffeggiava i politici ed i mafiosi di Cinisi e Terrasini. Tra loro c’era Gaetano Badalamenti, allora potentissimo boss della mafia siciliana.
Nel 1978 si candida alle elezioni provinciali con la lista di Democrazia Proletaria, ma viene assassinato nella notte tra l’otto ed il nove maggio di quell’anno. Gli elettori di Cinisi, pochi giorni dopo, lo eleggono simbolicamente nel Consiglio comunale. Quella morte passò quasi inosservata perché in quelle stesse ore venne ritrovato in via Caetani a Roma il cadavere del presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro, che era stato rapito e successivamente ucciso dalle Brigate Rosse. All’inizio la stampa, le forze dell’ordine e la magistratura parlarono di un attentato terroristico. I depistaggi e le complicità mafiose non scoraggiarono la madre ed il fratello di Peppino Impastato che intrapresero una dura lotta per far emergere la verità sul suo assassinio. Nel maggio del 1984 gli inquirenti, allora guidati dal giudice Caponnetto, riconobbero la matrice mafiosa dell’omicidio. Il 5 marzo del 2001 la Corte d’assise di Palermo ha condannato a trent’anni di reclusione come mandante dell’omicidio Vito Palazzolo. L’11 aprile dell’anno dopo, per lo stesso motivo, fu emessa la sentenza di ergastolo per Gaetano Badalamenti.
Peppino Impastato combatté e morì perché era uno spirito libero, un uomo che non sopportava le ingiustizie e le ‘malefatte’ delle famiglie mafiose. Ecco come dai microfoni di Radio Aut denunciava con fermezza ed ironia gli ‘affari’ perpetrati dai politici e mafiosi di Cinisi.
Peppino: ‘E sì, siamo nei paraggi del Maficipio di Mafiopoli. È riunita la Commissione Edilizia. All’ordine del giorno l’approvazione del Progetto Z-11. Il grande capo, Tano Seduto, si aggira come uno sparviero nella piazza. Si aspetta il verdetto’.
Salvo: ‘Ed ecco tutti i grandi capi delle grandi famiglie indiane tutti qua: c’è Mano cusuta, o Cusuta-mano, poi c’è Quarara Calante, eccolo là, con il suo bel pennacchio, c’è anche l’esploratore, il Pari, … deve essere un pari d’Inghilterra … e, infine, a presiedere questa seduta, veramente in tutta la sua maestosità …’.
Peppino: ‘C’è il grande capo, i due grandi capi, Tano Seduto e Geronimo Stefanini, sindaco di Mafiopoli … Sì, i membri della Commissione discutono … c’è qualche divergenza ma sono fondamentalmente d’accordo. Sì, si stanno mettendo d’accordo sull’approvare il progetto Z-11 …’.
Faro: ‘Nuvolette discontinue verso il vice-capo Franco Maneschi. Gli comunicano che il progetto Z-11 è passato e che lui l’ha presa regolarmente nel culo… Sei miliardi… sei miliardi (spari)… Sì, sono sempre gli argomenti con i quali il grande capo Tano Seduto ha imposto la sua legge.
Salvo: Ma che fa’ ti lamenti? Bada… bada…’.
Peppino: ‘Bada a come ti lamenti, porco cane… (musica). È stato difficile, ma per don Tano non esistono ostacoli (spari)…’.
Salvo: ‘Sì, avremo una terra anche per noi, miei prodi. Tutta nostra. Eccola là, con il mare che luccica, eccola là, con le onde che lambiscono dolcemente la riva… Avremo coperte… Viveri… ARMI’.
Faro: ‘Non si muoverà foglia che Tano non voglia’.
Fonti: wikipedia.org e centroimpastato.com