“Potrebbe essere una nota importante, decisiva come lo è ogni inizio, per una svolta nell’approccio mentale al tema dell’inquinamento acustico in generale ed in particolare qui a Cefalù. Non più solo quei tipi cupi e seriosi, “audiolesi”, che non amano sorridere alla vita ed ai suoi suoni e che vorrebbero la fine di Cefalù uccidendone il turismo, ma un albergatore cioè uno che sul grado di soddisfazione del cliente punta per il suo futuro imprenditoriale. Cosa li unisce, potrebbe nascere un positivo “corto circuito”? Io non so, cosa pensi il sig. Cannizzaro sull’impatto che le “scorie acustiche” prodotte dell’attuale industria turistica nel suo complesso hanno, in termini diretti ed indiretti, sulla qualità e la stessa vita dei residenti del Centro storico, indigeni o meno. E’ certo però che, almeno a nome dei suoi clienti, il sig. Cannizzaro affermi il Principio del diritto alla Quiete. In un modo o nell’altro, il sig. Cannizzaro, mi sembra, difenda anche il Principio che ogni cosa deve avere un limite (che è poi la base di ogni educazione). Esprimo tutta la mia solidarietà ai clienti dell’Astro e al signor Cannizzaro la totale condivisione dei due Princìpi da lui, mi sembra, affermati: la quiete fa parte del benessere (così come varrà per il turista, spero varrà per il cefalutano) e che conseguentemente ogni manifestazione, fosse pure di gioia e divertimento del migliore cliente, deve avere un limite, spaziale e/o temporale. Quando lui dice: “Queste musiche si fanno nelle discoteche insonorizzate” sono felice di sentirglielo dire e non perchè ciò non sia un “aver scoperto l’acqua calda” ma perchè è il primo a cui lo sento dire specialmente in pubblico.
Su queste basi si potrebbe civilmente arrivare a ragionare su delle regole che disegnino luoghi e tempi, oltre che potenza consentita “delle dosi” in termini di soli decibel.
Fuor dalle righe, troverei medievale che si debba chiedere al sindaco fino a che ora è stato autorizzato quel tale evento, come sembra da: “Ho chiesto ad alcuni degli organizzatori quando avevano intenzione di smettere e mi hanno detto che non lo sapevano e che dovevo rivolgermi al sindaco”. Solo allora il feudatario era l’unico a poter disporre autorizzazioni e permessi a propria discrezione, sul suo feudo! ”
Pino Lo Presti