Giallo di Caronia: ecco cosa scrivono i consulenti della famiglia

Ecco cosa scrivono i consulenti di famiglia sul giallo di Caronia. Il tutto è stato pubblicato a questo indirizzo

Gli  Avvocati Claudio Mondello e Pietro Venuti hanno depositato presso la Procura di Patti una relazione a firma di noi Consulenti Prof. Carmelo Lavorino, Dott. Antonio Della Valle, Dott. Enrico Delli Compagni, alla quale hanno collaborato le Esperte in antropologia forense Dr.sse Nicolina Palamone e Angelica Zenato, il Sig. Tony Carbone Referente CESCRIN per la Sicilia e l’Esperto informatico Gaetano Bonaventura..

Detta relazione contiene tre punti di premessa, venticinque punti analitici, cinque indicazioni salienti, otto punti di conclusione, sedici richieste investigative.

La relazione è del tipo anticipatorio ed ha carattere propositivo e di collaborazione con la Procura, in quanto noi Consulenti siamo ancora in attesa dei risultati delle attività info-investigative, delle consulenze e delle relazioni  della PG e dei CT del PM, dei filmati, delle foto e di tutto il materiale nel fascicolo, di ulteriori esami dei corpi da parte loro tramite la strumentazione Laser 3D.

RIASSUMIAMO NEI SEGUENTI NOVE ENUNCIATI LE NOSTRE ARGOMENTAZIONI, CONCLUSIONI, INDICAZIONI E RICHIESTE:

= Enunciato 1- Non vi è stato alcun atto aggressivo di Viviana nei confronti di Gioele. Non si è verificato nessun crollo psicotico di Viviana. Il tutto è argomentato in relazione.

= Enunciato 2- Non vi è suicidio da parte di Viviana. Non vi è sua precipitazione dal traliccio né volontario né procurato: Viviana non ha avuto nessun contatto col traliccio e non aveva possibilità di raggiungerlo dal luogo del rinvenimento dei resti di Gioele. Due gruppi di elementi a riprova dell’enunciato:

– Enunciato 2/Gruppo 1. L’impossibilità di un tragitto (oltretutto spontaneo) di Viviana a piedi sino al traliccio per i seguenti motivi: (1) Viviana indossava pantaloncini corti, scarpe ginniche, occhiali e mascherina (attendiamo esiti info-investigativi in tal senso) e non ci risulta che siano stati rinvenuti (a) alcuni suoi effetti quali gli occhiali, il fermaglio dei capelli dal momento che era stata ripresa e vista con i capelli alzati sulla regione occipito-acromiale e la mascherina nel tragitto “Luogo di scomparsa – Luoghi dei rinvenimenti” e nemmeno sotto il traliccio (attendiamo gli esiti info-investigativi); (b) né sul suo corpo tracce del periglioso tragitto. (2) Non esiste un percorso-tragitto agevole, sicuro e congruo che possa avere permesso a Viviana di arrivare dalla “zona autostrada zona piazzola”  e/o dalla zona rinvenimento dei resti di Gioele sino al traliccio. (3) Sono assenti i sentieri e le possibilità-opportunità di camminamento e di collegamento: ipotetico tragitto attribuito, addirittura, a una donna in stato confusionale. (4) Viviana, per arrivare al traliccio avrebbe dovuto percorrere dalla zona piazzola oppure dal luogo del rinvenimento dei resti di Gioele, ovvero da sopra la galleria, un improbabile-illogico e indimostrabile tragitto (a) estremamente impervio, sconosciuto e incerto, (b) certamente zeppo di rovi, spine e reticolati metallici con spuntoni. (5) Viviana, per effettuare uno dei tre ipotetici tragitti attribuitile si sarebbe procurata con assoluta certezza graffi al volto, alle mani, alle gambe; avrebbe lasciato su qualche rovo-spina-ramo traccia di sé; avrebbe preso su di sé tracce di tale passaggio: ebbene, nulla di tutto ciò esiste (attendiamo esiti info-investigativi). (5) Appare incongruo e incompatibile lo stato delle scarpe di Viviana con la presunta e non dimostrata attività di camminamento ipotizzata dai sostenitori della tesi suicidiaria. Appare altresì frutto di abile manovra la presenza della scarpa di Viviana sulla base del traliccio, come a volere fare credere che proprio in quel punto sia accaduto il tutto; come ipotesi residuale è da valutare che durante la fase di scarico-abbandono del corpo sia stata tirata-tolta detta scarpa. In tale contesto vi è da inserire che manca il calzino destro di Viviana e che anche i sandali di Gioele sono stati rinvenuti puliti, quindi privi di tracce di camminamento, quindi stazionati in acqua per molto tempo.

-Enunciato 3/Gruppo 2. L’impossibilità di arrampicamento da parte di Viviana sul traliccio e di precipitazione dallo stesso per i seguenti motivi: (1) Viviana, stanca, spossata e stressata dal faticoso percorso di almeno mille metri, a digiuno da qualche ora e, quindi, priva del materiale utile alle sue energie, avrebbe incontrato moltissime difficoltà per arrampicarsi con le scarpe ginniche (o con una sola scarpa) a suola non prensile su un traliccio di metallo rovente, scivoloso, con rovi spinosi e pungenti, costruito con metodi di antiarrampicamento ed a sbarre oblique e quasi taglienti, senza rilasciare tracce di sé (biologiche, DNA, dattiloscopiche…) sul traliccio e senza conservare su di sé (ferite, piaghe, vernice, metallo…) tracce del traliccio. (2) Appare altresì improbabile, congetturalmente illogico e avulso da considerazioni complanari alle leggi naturali che Viviana possa in qualche  essere salita (secondo quali modalità? Con quali energie? Senza lasciare e prendere tracce di reciprocità…?) sul traliccio e con tutte le difficoltà citate, per poi (A) lanciarsi verso il basso con un salto in lungo e in avanti di circa 3 metri planando di pancia con le braccia in avanti, e con quale certezza di conseguire in modo certo la morte? (B) oppure scivolare verso il basso e cadere sulla piattaforma di cemento, però, senza lasciare in nessuno dei due casi tracce di sanguinamento sulla superficie di impatto e/o di caduta? (3) Ulteriore elemento che reca vulnus alla precipitazione (addirittura “autoprecipitazione suicidiaria”) dal traliccio, è rappresentato dalla compromissione e dalle innumerevoli fratture e lesioni nella porzione corporea sinistra del corpo di Viviana che dimostrano che ha impattato prima con la gamba sinistra, e questo dimostra ulteriormente – se  ce ne fosse ancora bisogno – che non è caduta dal traliccio il quale è posizionato su di un terreno scosceso su cui avrebbe dovuto impattare verosimilmente e plausibilmente e in logica percentuale probabilistica per prima con la gamba destra e non certamente con la sinistra così come si deduce e si evidenzia dal report anatomo-patologico. (4) Nell’apodittico scenario di “arrampicamento con scopi suicidiari” avulso da ogni logica di investigazione criminale, della scienza ricostruttiva degli eventi e della scienza comportamentale e, “ammesso e non concesso” che Viviana si sia arrampicata sul traliccio per suicidarsi, si deve considerare (A) che tale arrampicamento a 3-4 metri escludeva di fatto la volontà suicidiaria in quanto nessuno pensa di morire buttandosi da 3-4 metri d’altezza, per di più su rovi e terreno; (B) che la premorte si è verificata per NON PREVEDIBILI DA PARTE DI VIVIANA esplosione delle vertebre e  tranciamento del midollo spinale. Come si vede l’ipotesi del suicidio contiene di già la totale contraddizione delle premesse utili al proseguire dell’ipotesi stessa, che, di fatto, nasce morta. Se poi si vuole ipotizzare che Viviana sia scivolata dal traliccio non per scopi suicidiari ma per incidente, si devono considerare tutti i vincoli e le condizioni contrarie che di fatto annullano tale possibilità, fra cui l’assenza delle tracce, la distanza del corpo, il punto di caduta, il punto di lancio, lo stato della gamba sinistra, ecc. ecc. ed allora l’ipotesi suicidiaria non ha senso. (5) Il fatto che Viviana sia stata individuata sotto il traliccio da droni di ricognizione alle ore 10.15 del 4 agosto (fermo restando che  noi non abbiamo tali immagini e filmati e ci apprestiamo di verificarle), significa e rappresenta che l’azione di estrarla dal contenitore/invaso in cui riteniamo che sia precipitata è avvenuta dal tardo pomeriggio a ricerche bloccate a seguire (sera, notte, mattino). Occorre avere  tutti i filmati del drone, dal 4 agosto a seguire, anche per controllare lo stato e la postura dell’asserito corpo ed eventuali mutazioni de quibus. QUESTO SIGNIFICA CHE LA “COMBINAZIONE CRIMINALE” ERA CONSAPEVOLE DI QUANTO FOSSE ACCADUTO A VIVIANA E CHE AVEVA LO SPECIFICO PROFILO ESECUTIVO, STRUMENTALE, TERRITORIALE, LOGISTICO E DI INTERESSE DI TRASLARLA SOTTO IL TRALICCIO. (6) Per il teorizzato ma non dimostrato e non dimostrabile arrampicamento di Viviana sul traliccio, si fa presente che nei nostri sopralluoghi del gennaio e del marzo 2021 detto traliccio risultava pulito, mentre nelle immagini che si osservano sui giornali e video TV dell’epoca il traliccio risulta essere invaso da rovi, quindi, l’arrampicamento sullo stesso era maggiormente difficoltoso se non impossibile. E SE ci fosse stato  tale arrampicamento, le mani e le gambe di Viviana dovrebbero portare tracce dell’avvenuto contatto, evidenze che non ci risultano essere state rilevate e descritte.

Enunciato 3- Non vi è alcun elemento atto a fare ipotizzare che il corpo di Gioele sia stato trasportato dalla fauna dalla zona traliccio al luogo del rinvenimento dei suoi resti, in realtà tutto depone contro tale ipotesi, a iniziare dall’impossibilità che Viviana abbia raggiunto il traliccio da sola e in vita. Difatti, se il corpo di Gioele fosse stato nella zona di rinvenimento sin dal 3 agosto, non sarebbe sfuggito alla ricerca dei cani molecolari per una serie di motivi molto forti esplicitati in relazione.

Enunciato 4- La morte di entrambi si è verificata in seguito a PRECIPITAZIONE E SUCCESSIVA ASFISSIA all’interno di invaso/i contenitore/i sito/i nel bosco di Caronia con le caratteristiche simili a quelle di un pozzo quali: profondità di 3-4-5 metri; presenza di acqua al massimo mezzo metro; possibilità di morte immediata causa asfissia in acqua; possibilità di recupero da terzi dei corpi tramite strumenti e mani con (A) Viviana tirata fuori la tarda sera del 3 agosto o la mattina del 4 agosto e trasportata con apposito mezzo per la messinscena e il depistaggio e, nel trazionamento, le vengono strappati i capelli, (B) Gioele tirato fuori successivamente (anche dopo molto tempo) e depositato nel tragitto fra la zona piazzola e la zona traliccio, senza escludere che sia stato conservato in un contenitore di plastica e posizionato sul luogo del rinvenimento successivamente: nulla si esclude in tal senso, a prescindere dalle emergenze dei droni e del satelittare i cui dati non sono a nostra conoscenza. Allo stato delle nostre conoscenze ed analisi emerge che Viviana e Gioele sono precipitati in un pozzo/contenitore/invaso con acqua e morti per asfissia, per poi essere tirati su e fuori ed essere oggetti di macabra messinscena  al fine di un meditato depistaggio per autosicurezza e presa distanza dall’evento mortale.

Il decesso di Viviana è da ascriversi a morte violenta in seguito a una precipitazione verticale (la frattura femorale sottocapitata, la frattura esplosiva di due vertebre della colonna e il tranciamento del midollo cagionato dal frammento dorsale di frattura vertebrale indicano una circostanza precipitativa con punto di impatto iniziale a carico dell’arto inferiore sinistro e un vettore di scarico dell’energia cinematica lungo lo scheletro assile della colonna vertebrale, a valle di questo “sconvolgimento” lesionale vi sarebbero le fratture dell’articolato costale sinistro lungo la linea emiclaveare sinistra ascellare). Di fatto la donna è precipitata, ha subito il tranciamento del midollo spinale in seguito all’esplosione di due vertebre ed è morta per asfissia nell’acqua presente nell’invaso. Anche Gioele è morto per asfissia assieme alla madre dopo avere sbattuto la parte sinistra del cranio sulla parete dell’invaso.

Tutto depone per il fatto che i corpi precipitati (con tempi, modi, dinamiche e motivi da individuare e definire) nel/nei pozzo/contenitore/invaso siano stati estratti tramite l’utilizzo di uno strumento (estrattore a forcipe/ad uncino per maiali et similia…) e sollevati dal fondo del pozzo e tirarii su: ovviamente, il corpo di Viviana – persona adulta – è stato trazionato per i capelli, e questo spiega anche le tracce sul vestiario di Viviana verosimilmente compatibili con alcune tracce sul corpo e la mancanza della ciocca di capelli strappata, rilevata in sede autoptica.

Si ribadisce che è stata messa in essere da parte di una “combinazione criminale” un’abile e organizzata attività di depistaggio e messinscena, tramite una facile e sicura traslazione del corpo di Viviana sotto il traliccio con mezzi adeguati e in totale sicurezza; tale “combinazione criminale” è logicamente (trattasi di deduzione investigativa-criminalistica-criminologica-intelligence) composta da soggetti con caratteristiche di profonda conoscenza del territorio, dei sentieri, dell’orografia e degli eventi: soggetti che si muovono con sicurezza, conoscenza, padronanza e certezza dell’impunità. Lo stesso dicasi per Gioele con riferimento al luogo del rinvenimento dei suoi resti. In caso contrario non vi sarebbe stata traslazione alcuna, a meno che non si voglia prendere in considerazione uno degli Scenari 2, 3 o 4 con i dovuti limiti, vincoli e condizioni e, in tal caso, la “combinazione criminale” esisterebbe sempre e comunque con moventi, intenti primari e contesti di diversa tipologia.

Per quanto attiene ai resti relativi a Viviana i dati macroscopici indicano chiaramente un corpo in avanzato stato di decomposizione corporea, corificato per la maggior parte, scheletrizzato per la maggior parte nel distretto cefalico e saponificato nella sua interezza, con minima quota di refluo di capigliatura a livello della galea capitis, presenza di colorazione rosacea degli elementi dentari naturali superiori ed inferiori, laddove presenti, non per tutta l’interezza della corona, ma così come si prospetta per un individuo adulto per una quota parte e rilievo di fratture evidenti nello scheletro, laddove anche possibile, all’esame esterno, mentre all’esame tomografico chiaramente evidenti  in vari distretti corporei. Tale condizione è suggestiva da UN PRIMO PROFILO DIAGNOSTICO e per i tratti che se ne riconoscono agevolmente di una causa di decesso relata ad una morte violenta e, più concretamente, ad una precipitazione verticale: la frattura femorale sottocapitata, la frattura esplosiva di due vertebre della colonna e la sezione del midollo cagionata dal frammento dorsale di frattura vertebrale indicano per l’appunto una circostanza precipitativa con punto di impatto iniziale a carico dell’arto inferiore sinistro e un vettore di scarico dell’energia cinematica lungo lo scheletro assile della colonna vertebrale, a valle di questo “sconvolgimento” lesionale vi sarebbero le fratture dell’articolato costale sinistro lungo la linea emiclaveare sinistra ascellare.

Per quanto attiene a Gioele precipitato nell’invaso richiamiamo i seguenti tre aspetti: (A) i resti riconducibili al bambino Gioele sono, invece, al di sotto del numero di quelli fisiologici in quanto sembrerebbero ancora dispersi o nell’ambiente del ritrovamento e/o verosimilmente predati dalla macrofauna e dalla microfauna del territorio (difatti, tali resti presentano segni di attività roditoria ossea e vere e proprie e definite aree terminali con segni riduttivi ovvero asportazioni di aree ossee e riduzioni di in lamine, lamelle e frammenti ascrivibili ad attività di  masticazione da dentatura di probabile origine animale superiore ai roditori), (B) gli elementi dentari decidui ancora presenti nell’infante sia nell’arcata dentaria superiore che inferiore presentano per l’interezza della corona e, per alcuni e non tutti, SEGNI DI COLORAZIONE ROSACEA SIA DELLA STRUTTURA CORONALE SMALTEA CHE DENTINO-RADICOLARE, (.C) la letteratura di merito relativa al fenomeno post-mortem dei denti color rosa, nonostante sia stata nel tempo molto poco chiara ed indicativa di un processo diagenetico dentario “fisiopatologico” e validante le modalità del contesto perimortem, attualmente è stata più correttamente definita ed ampiamente orientata nella direzione di un vettore gnoseologico e scientifico secondo cui  LE MODALITÀ DI MORTE ASFITTICA  CON L’INGRESSO IN ACQUA DI UN CORPO NELLA FASE PERI-MORTEM (DURANTE LA MORTE) POSSANO RICONDURRE A TALI SEGNI CROMATICI PROPRIO A LIVELLO CORONO-RADICOLARE. IL COLORE ROSA SAREBBE CORRELATO AL PROCESSO DI PENETRAZIONE DELL’EMOGLOBINA ALL’INTERNO DEI TUBULI DENTINALI CHE SAREBBERO IN TAL MODO PERFUSI DALL’EMOPIGMENTO.

Enunciato 5- Considerato che qualche analista potrebbe porsi/porci il quesito se si possa escludere che la presenza di una alterazione nelle ossa dovuta all’immersione in acqua sia da ricondurre alle bombe d’acqua scoppiate sul suolo di Caronia nei giorni 6-7 agosto 2020, a tale quesito la nostra risposta è una sola ed è la seguente: “Le nostre valutazioni non hanno nessuna correlazione con le bombe d’acqua del 6-7 agosto e a tali bombe d’acqua non diamo nessuna rilevanza, in quanto gli elementi che noi consideriamo sono le colorazioni rosa degli elementi dentari, parziali nei resti di Viviana e complete in quelli di Gioele; in tal senso indichiamo che tali colorazioni siano strettamente correlate alle condizioni peri-mortem dei due cadaveri ovvero ad uno stato di asfissia occorso e che riconduciamo, infatti, e logicamente ad una precipitazione verticale (accidentale o non) di Viviana e di Gioele all’interno di un invaso e la causa del loro incipit di morte e alle caratteristiche del sito ove sono precipitati il loro fine vita. Con tale deduzione conclusiva si può spiegare logicamente il tratto delle lesioni da precipitazione occorse sui resti di Viviana e l’alterazione della conformazione del cranio scheletrizzato di Gioele, nonché l’aspetto delle corone dentarie esemplificanti una conseguenza di condizioni asfittiche peri-mortem”.

Enunciato 6- Escludiamo per i motivi rappresentati nella nostra relazione e per quanto sopra citato (A) sia che Viviana possa avere ucciso il bambino tramite strangolamento con mezzo costrittore o manuale per poi precipitare entrambi nell’invaso, (B) sia lo scenario che vedrebbe Gioele procurarsi la frattura nell’incidente all’interno della vettura (basti pensare che una lesività cranica con diastasi e temporo-parietale e a livello della sommità della teca cranica avrebbe fin da subito condotto alla morte l’infante senza che possa essere stato possibile vederlo allontanarsi in condizioni di vitalità insieme alla madre e che sulla vettura manca ogni traccia a dimostrazione di Gioele incidentato)Sommessamente, ricordiamo che per uccidere ci vuole un movente (del tipo logico o illogico) e che Viviana, checché possano dire i “tifosi del figlicidio a ogni costo” arrampicandosi con le mani insaponate sugli specchi del nulla spalmati d’olio,  non aveva “moventi +  motivazioni + interessi, + situazioni  + stato psichico” in tal senso.

Enunciato 7- Gli scenari ipotetici del nucleo del fatto, cioè l’incidente dell’Opel Corsa targata EB570DB nella galleria Pizzo Turda, sono quattro, laddove ogni scenario presenta possibilità di diversi sub-scenari, tutti dipendenti da specifici e peculiari vincoli, limiti e condizioni del tipo complesso e da moventi, motivazioni, contesti, intenti primari, circostanze, situazioni, posizionamenti e dinamiche personali di vario tipo, aspetti pratici, logistici, di opportunità, possibilità e capacità. Ovviamente ogni ipotesi e sub-ipotesi deve essere riscontrata da elementi certi e oggettivi di matrice investigativa, scientifica, criminalistica e forense, testimoniale, medico legale e antropologica forense,  logica e situazionale,

Scenario 1. Viviana e Gioele entrambi nella vettura Opel incidentata; scenario attualmente in analisi che vede Viviana Parisi e Gioele Mondello all’interno della vettura Opel incidentata uscire dalla galleria Pizzo Turda ed avviarsi all’interno del bosco di Caronia.

Scenario 2. Nella vettura incidentata vi era solo Viviana; scenario che deve risolvere  la non presenza di Gioele all’interno della vettura, il suo rinvenimento nella campagna di Caronia e il suo avvistamento descritto dalla “famiglia del Nord”.

Scenario 3. Nella vettura incidentata vi era solo una donna che non è Viviana; scenario che deve risolvere  l’assenza di Viviana e di Gioele all’interno della vettura, il loro rinvenimento nella campagna di Caronia e il loro avvistamento descritto dalla “famiglia del Nord”.

Scenario 4. Nella vettura c’erano Gioele e una donna che non è Viviana; scenario che deve risolvere  la non presenza di Viviana all’interno della vettura e il rinvenimento del suo cadavere nella campagna di Caronia sotto il traliccio.

Enunciato 8- Dei sedici gruppi di richieste per ovvie ragione possiamo comunicarne solo tre:

1- Ulteriore accesso ai corpi per usare le apparecchiature Laser 3D in modo da avere la possibilità di congelare i dati e così potere ricavare, col massimo dettaglio, i dati relativi alle micro ed alla macro lesività della superficie esterna del corpo di Viviana e di individuare, pertanto, l’origine e le cause delle lacerazioni presenti su tutti i reperti.

2- Ulteriore accesso ai luoghi del rinvenimento dei corpi per verificare il lavoro da noi sinora svolto  e per ulteriori attività di analisi criminale che saranno sicuramente utili per fini di giustizia.

3- Effettuare attività investigative per individuare tutti i pozzi  della zona, cisterne e bacini artificiali (di proprietà e non) e, congiuntamente, farli ispezionare per la ricerca di elementi utili all’accertamento della verità dei fatti e/o dell’ipotesi di lavoro prospettata da questi Consulenti; altresì di individuare il nominativo dei proprietari dei suddetti pozzi e i responsabili a vario titolo in modo da attenzionarli in seguito.

Enunciato 9- Siamo certi che gli Inquirenti da quando (o da prima)  noi stiamo sostenendo con forza che non trattasi di “omicidio-suicidio” e che vi siano state attività di depistaggio, messinscena e traslazione dei corpi, abbiano attenzionato “chi di dovere”, cioè la famosa “Combinazione criminale”, anche perché allarmata nei suoi componenti dalle responsabilità omicidiarie attribuitele. Se non lo hanno fatto…siamo profondamente delusi, ma non è possibile che i nostri Inquirenti abbiano commesso tale leggerezza.

 

GIALLO DI CARONIA – COMUNICATO DEL POOL DEI CONSULENTI TECNICI DELLA FAMIGLIA MONDELLO

Gli  Avvocati Claudio Mondello e Pietro Venuti hanno depositato presso la Procura di Patti una relazione a firma dei Consulenti Prof. Carmelo Lavorino, Dott. Antonio Della Valle, Dott. Enrico Delli Compagni, alla quale hanno collaborato le Esperte in Antropologia forense Dr.sse Nicolina Palamone e Angelica Zenato, il Sig. Tony Carbone Referente CESCRIN per la Sicilia e l’Esperto informatico Gaetano Bonaventura.

La relazione è del tipo anticipatorio ed ha carattere propositivo e di collaborazione con la Procura, in quanto i Consulenti sono ancora in attesa dei risultati delle attività info-investigative, delle consulenze e delle relazioni  della Polizia Giudiziaria, del Servizio Italiano di Polizia Scientifica, dei Consulenti tecnici della Procura, dei filmati, delle foto e di tutto il materiale nel fascicolo, di ulteriori esami dei corpi da parte loro tramite la strumentazione Laser 3D.

IL TEAM DI ESPERTI CONCLUDE, MOLTO SINTETICAMENTE, IN TAL MODO:

“Nessuna uccisione del piccolo Gioele da parte di Viviana, nessun suicidio e/o lancio dal famoso traliccio di Viviana. In realtà si tratta di abile messinscena organizzata da una “combinazione criminale motivata e coinvolta” tramite la traslazione dei cadaveri in zone sensibili proprio per inscenare il suicidio o la disgrazia ed allontanare da sé ogni responsabilità.

Viviana e il piccolo sono precipitati (caduti o lanciati, ancora non si sa) nel bosco di Caronia  all’interno di un invaso con circa 50 centimetri d’acqua sul fondo: un pozzo, una cisterna, un contenitore profondo 3-4-5 metri. I due sono precipitati contemporaneamente: Viviana si è fratturata diverse parti del corpo, specialmente la zona sinistra, le sono esplose due vertebre col tranciamento del midollo spinale, ha perso coscienza e sensibilità, è morta per asfissia. Gioele ha impattato col cranio zona temporale sinistra ed è morto per asfissia. Poi i due corpi, in tempi diversi, sono stati estratti dal fondo del pozzo con  le mani e con appositi strumenti da parte di qualche “soggetto ignoto”: Viviana tirata fuori la tarda sera del 3 agosto o la mattina del 4 agosto e trasportata con apposito mezzo per la messinscena e il depistaggio e, nel trazionamento, le vengono strappati i capelli; Gioele tirato fuori successivamente (anche la mattina del 4 agosto) e depositato nel tragitto fra la zona piazzola e la zona traliccio, senza escludere che sia stato conservato in un contenitore di plastica e posizionato  successivamente sul luogo del rinvenimento, dove il corpicino è stato oggetto di scempio da parte della fauna selvatica. I corpi dei due sono stati tirati su e fuori per essere oggetti di macabra messinscena al fine di un meditato depistaggio per autosicurezza e presa distanza dall’evento mortale.

Tutto depone in tal senso, sia in positivo che in negativo:

1- Lo stato dei corpi e le fratture (proprie di precipitazione), i segni sul corpo e sui vestiti di Viviana.

2- Lo stato dei denti dei due: le colorazioni rosa degli elementi dentari, parziali nei resti di Viviana e complete in quelli di Gioele, sono colorazioni strettamente correlate alle condizioni peri-mortem (durante la morte) dei due precipitati, ovvero a uno stato di asfissia occorso successivo alla precipitazione verticale di Viviana e di Gioele e di permanenza in acqua.

3- L’assenza di ogni traccia che unisca Viviana al traliccio ed alla precipitazione dopo l’arrampicamento.

4- L’impossibilità che Viviana abbia percorso il tragitto dalla piazzola al traliccio; l’impossibilità che si sia arrampicata sul traliccio e successivamente buttata; l’impossibilità che abbia potuto strangolare manualmente o con un mezzo costrittore Gioele facendolo morire per asfissia; l’impossibilità che  Gioele si sia procurata la frattura al cranio durante l’incidente.”

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