Variante Delta, per contagiarsi bastano davvero 5-10 secondi?

La variante Delta è stata identificata la prima volta in India. Ora si sta diffondendo velocemente in molte parti del mondo e sta andando a sostituire la variante Alfa, scoperta in Inghilterra. È stata identificata in almeno 92 Paesi e nel Regno Unito rappresenta ormai la quasi totalità dei casi (99%). In Italia le stime vanno dal 17 al 26% con la previsione di una rapida ascesa di queste percentuali.
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E’ vero che con la variante Delta ci si può contagiare dopo 5-10 secondi?
La caratteristica più evidente della variante Delta è la sua grande trasmissibilità. Secondo i dati del Regno Unito la Delta è circa il 60% più trasmissibile rispetto alla variante Alpha, che a sua volta era il 50% più trasmissibile del ceppo che abbiamo avuto in Europa lo scorso anno. Se prima un contatto a rischio era considerato parlare con qualcuno al chiuso per più di 15 minuti, in presenza di un virus molto più contagioso questo parametro dei minuti può sicuramente scendere.

Oltre alla stima sulla maggiore contagiosità, della variante Delta sappiamo che provoca sintomi leggermente diversi: mal di testa, mal di gola, naso che cola e febbre. La tosse è più rara e la perdita dell’olfatto non è elencata nemmeno tra i primi dieci sintomi. Altro particolare della Delta abbastanza sicuro è che possa essere collegata a un maggiore rischio di ricovero ospedaliero: secondo uno studio scozzese pubblicato su The Lancet il 14 giugno, la variante Delta è associata a circa il doppio di ricoveri rispetto alla variante Alpha. È anche un po’ più resistente ai vaccini, in particolare dopo una dose: il sistema sanitario nazionale del Regno Unito (PHE) ha scoperto che tre settimane dopo una prima dose, i vaccini fornivano una protezione del 33% contro la malattia sintomatica causata dalla variante Delta, rispetto a circa il 50% di protezione per la variante Alpha, ma gli stessi vaccini dopo due dosi sono efficaci al 96% contro i ricoveri.
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Quello che ancora non sappiamo è a che cosa sia dovuto il «vantaggio» nella trasmissibilità, se servirà un richiamo specifico di vaccino contro questa variante e se sia più o meno letale.

 

Quest’ultimo punto è il più difficile da misurare, dato che non ci sono ancora stati abbastanza decessi per confrontare sistematicamente quelli associati al Delta e ad altre varianti, in più, coloro che hanno ricevuto due dosi di vaccino nel Regno Unito tendono ad essere più anziani e clinicamente più vulnerabili e per questo può capitare che si aggravino anche dopo la vaccinazione completa. Ricordiamo infine che, in media, c’è un 3% di persone su cui il vaccino non ha effetto. Nessun vaccino infatti ha un’efficacia del 100%.

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