“In medio stat virtus”, così dicevano i latini per indicare che la via di mezzo è la più “virtuosa”.
Oggi ci occupiamo di stili educativi e riflettiamo insieme su come nelle relazioni genitori-figli, spesso sia difficile mantenere atteggiamenti intermedi, muovendosi piuttosto fra due opposti: “autoritarismo” o “permissivismo”. Sebbene sia più immediato cogliere gli aspetti negativi nel primo, poiché ci fa pensare al rigore e alla severità, entrambi denotano un “eccesso” e hanno conseguenze non favorevoli sul piano dei rapporti. Infatti, il loro effetto è di lasciare il ragazzo da “solo”.
Molti adulti di oggi appartengono alla generazione che ha vissuto l’“educazione” con intransigenza e disciplina, con scarsa attitudine al dialogo, col controllo o l’imposizione rispetto alle scelte; così diventati genitori, hanno riproposto quanto appreso oppure più frequentemente, hanno assunto per reazione/opposizione comportamenti accondiscendenti, tolleranti, “disponibili”, fino a definirsi “amici” dei propri figli. Se da una parte questo può voler dire, aver provato a creare un clima familiare di fiducia, comprensione, condivisione, dall’altra nasconde un’insidia che non sempre si riesce a cogliere.
Amicizia infatti, vuol dire “parità” e parità tra genitori e figli significa confusione o perdita dei “confini generazionali”, col conseguente smarrimento del ruolo di guida genitoriale e la carenza del senso di protezione e di riferimento affettivo, di cui i giovani hanno un forte bisogno per affrontare le sfide del “crescere”. Non dare regole, non mettere limiti, non riuscire a dire di “no”, possono ad esempio esprimere le difficoltà che gli adulti incontrano nel fronteggiare la “criticità” dei cambiamenti e la rapidità della crescita dei propri figli; eppure sono un modo per veicolare criteri di comportamento, per trasmettere “cura” e attenzione nei loro confronti – aspetto che spesso sfugge – e ancor più diventano un “orientamento” e una tutela per poter vivere in questa nostra realtà sociale complessa, incerta e precaria di cui tutti sperimentiamo inquietudini e solitudini. I giovani hanno bisogno di stabilità e sicurezza che spesso non riescono a trovare dentro se stessi, hanno bisogno di modelli di riferimento solidi ed affidabili con cui potersi confrontare ed identificare, hanno bisogno di “adulti” che sappiano supportarli con fiducia ma anche con fermezza.
Questo è il difficile equilibrio da raggiungere, poiché essere autoritari al pari dell’essere permissivi, lascia al ragazzo un senso di vuoto, abbandono e solitudine che ingannevolmente appare più vero solo nel primo caso, ma che sostanzia anche il secondo.
Sono convinta che si “sbagli” per “amore” e non per “colpa”; può accadere quando non si ha consapevolezza di certe dinamiche o non si conoscono gli effetti di taluni comportamenti.
E’ possibile “sbagliare”, ma gli “errori” sono un’opportunità per cambiare e migliorare.