“La parola diventa l’unico strumento che può ristabilire un senso ed un significato al caos che sta vivendo”…è così che ho scelto di chiudere il precedente articolo sul panico e da qua preferisco ripartire. Giovanni Salonia magistralmente afferma che “Il sintomo è una parola che cerca la frase” o in altre parole si può dire che il panico è il “modo migliore che trova l’organismo per fronteggiare una difficoltà”.
Chi soffre di attacchi di panico solitamente si trova dentro un circolo vizioso dal quale non riesce ad uscire, prova ad applicare strategie o tecniche apprese da altri, consigliate o ricercate, che risultano inefficaci e i continui fallimenti che ne derivano, alimentano il senso di frustrazione provato nonché il circolo vizioso creato.
Inoltre, chi soffre di attacchi di panico spesso ricorre a cure farmacologiche, sicuramente utili in stati acuti ma certamente non risolutivi. Insomma, le persone che ne soffrono cercano infiniti rimedi, tentano il “fai da te” e, solo dopo molti anni di sofferenza e disagi, chiedono aiuto alla psicoterapia.
La relazione psicoterapeutica si fonda su principi di fiducia, autenticità e spontaneità e l’appartenenza che si crea alla figura del terapeuta e al luogo (setting) diventano elementi imprescindibili per la cura.
Quando il paziente imparerà a “portare con sé” il terapeuta, quando entrambi si apparterranno e il paziente potrà fidarsi e affidarsi ad esso, solo allora, migliorerà e, laddove c’era il panico, prenderà posto l’appartenenza terapeutica ed il paziente non si sentirà più solo ad affrontare le situazioni di pericolo.
A volte accade che il sintomo è talmente invalidante e acuto, che non consente il lavoro psicoterapeutico; a tal proposito, è utile considerare l’intervento farmacologico, inteso come un valido sostegno per il paziente ed in particolare per la relazione psicoterapeutica.
Anche il farmaco dunque si inserisce all’interno di una relazione, dove psichiatra e psicoterapeuta si confrontano, nel reciproco rispetto delle proprie competenze e ambiti di intervento, col fine ultimo di prendersi cura del soggetto e risolvere il problema.
Per concludere, l’attacco di panico è la manifestazione di un disagio che parte dal crollo dello sfondo relazionale a cui si appartiene e la psicoterapia altro non è che un modo nuovo e autentico per affacciarsi alla vita, col fine di trovare una nuova casa dentro cui dimorare e appartenere.