Al circolo Ufficiali di Torino uno spettacolo per celebrare la bellezza

Tra gli innumerevoli modi di festeggiare San Valentino, ne esiste uno un po’ inusuale nel presente, ma certamente intenso e profondo. Così a Torino, sabato 11 febbraio 2023,  al “Circolo Ufficiali” è stato organizzato uno spettacolo, per celebrare la bellezza e l’ inspiegabilità di questo sentimento eterno quanto ineffabile. La direttrice artistica, nonché pianista Sara Pelliccia ha optato per la musica di F. Chopin, mentre l’attore e regista Tommaso Massimo Rotella ha recitato versi di W. Shakespeare, tratti da “I Sonetti “ (1609) o da “ Romeo e Giulietta” (1594-96).

Entrambi gli interpreti sono personaggi del mondo della cultura, con una lunga e poliedrica esperienza artistica di rilievo anche internazionale. Nella società si avverte un bisogno di sentimenti , proprio in un momento di grande tristezza come quello attuale. Quest’ epoca con tutti i gravosi problemi politici, economici, sociali e culturali, nonché di sicurezza internazionale ci allontana dal romanticismo, dall’ espressione dei nostri più ancestrali bisogni affettivi, dagli istinti più positivi e dalle passioni più intime.

Le parole del grande drammaturgo

Ascoltando le parole del grande drammaturgo e poeta inglese, nonché  le note del celebre musicista polacco, la nostra anima si apre verso una dimensione situata oltre il quotidiano, ma che ci aiuta ad uscire dagli schemi spesso soffocanti delle nostre abitudini sentimentali. Il concerto si è aperto alle ore 18:00  con il notturno op. 9 n. 2 di Chopin dalla delicata melodia e subito si manifestava la forte espressività shakespeariana.

Quest’ultima si coglie esplicitamente in due versi del secondo sonetto proposto: “ …e nel colmo del mio amor mi par mancare/schiacciato sotto il peso della sua potenza.” (n. 23), a cui fa da sottofondo l’intenso preludio n. 24 op. 28. Il concerto è proseguito tra le note degli accordi, degli arpeggi, delle scale, delle volate, dei trilli e di tutta la complessa quanto sottile e raffinata musicalità chopiniana.

La poesia shakespeariana

Contemporaneamente  la poesia shakespeariana  addolciva il cuore del pubblico, o urlava la disperazione e il dolore che talvolta questo misterioso sentimento può farci provare. “Amore non è amore/ se muta quando scopre un mutamento/ o tende a svanire quando l’altro s’allontana./ Oh no! Amore è un faro sempre fisso che sovrasta la tempesta e non vacilla mai; …” (116), così recita l’attore  tra i gruppi di note carezzevoli del preludio op. 28 n. 13.

Lo studio n. 12 op. 10 con il suo ritmo incalzante ci riporta all’ inquieta realtà storica attuale, che tanto angoscia tutti, in particolare gli animi più sensibili. Tuttavia nello spettacolo  questo pezzo musicale sottolinea la tensione sentimentale del sonetto n. 46: “ I miei occhi e il cuore sono in conflitto estremo/per contendersi l’ immagine della tua persona:…”.

E veramente Shakespeare ci mostra un atteggiamento da amante forse oggi poco comune: “Essendo tuo schiavo, che altro posso fare/ se non attendere per ore ai desideri tuoi?” ( n. 57). Noi tutti siamo travolti dallo scorrere incessante degli impegni e non diamo spazio all’attesa, espressa dal ritmo finemente cadenzato del preludio n. 56 op. 28 ( fra le tante interpretazioni ricordiamo quella di V. Horowitz).

Nella dolcezza del notturno op.72 n.1 ritroviamo il fluire del sentimento, mentre la lettura del sonetto n. 34 coglie la sofferenza dell’amato, concludendo il tema con questi due versi: “Ah, ma queste lacrime son perla che l’amor tuo riversa,/ e son copiose, e riscattano ogni malvagità.”.

Un programma non del tutto semplice

Gli interpreti di questo spettacolo si sono impegnati con forza, nel proporre un programma non del tutto semplice per un pubblico medio. In  fondo però si capiva che le persone presenti venivano trasportate in questa dimensione immateriale con una certa naturalezza, poiché le parole e le note dei grandi artisti possiedono la magia di superare gli ostacoli e penetrare nell’ animo di chi le ascolta.

Con i sostenuti accordi del preludio n. 20 op. 28 ( ci viene in mente  la splendida esecuzione di A. Rubinstein) e con le variazioni drammatiche della dinamica musicale di suono piano e forte  siamo introdotti nei versi per alcuni aspetti tragici di un altro sonetto. Il n. 55 infatti declama: “Contro la morte e ogni nemico oblio/ avanzerete, la lode vostra avrà sempre il suo posto agli occhi stessi di ogni posterità/ che consumerà questo mondo fino all’ ultimo giorno. “.

L’ idea di amore che Shakespeare suggerisce in questi testi  è  spesso alta, cosicché la lirica n. 81 afferma con tono deciso: ”…la vostra memoria da qui morte non strappa, anche se tutto di me sarà scordato./Il vostro nome avrà qui vita immortale…/Voi ancor vivrete ( tanta è la virtù della mia Penna)/ dove più alita il fiato, in bocca ad ogni uomo.”

Sara Pelliccia

Alle drammatiche parole di questo sonetto Sara Pelliccia ha associato la” Marcia funebre della Sonata n.2 op. 35 “, il cui ritmo lento, cupo negli accordi bassi manifesta l’ inesorabilità del destino umano,  che tuttavia la poesia può attenuare.  Un pensiero simile è espresso nel componimento  n. 71 con il sottofondo della triste e cadenzata musicalità del preludio n. 4 op. 28. Ma il cuore umano necessita anche di emozioni più leggere, come ci descrive bene la lirica n. 128.

I primi due versi e gli ultimi due parlano così:  “ Spesso, musica mia, quando tu musica suoni,/  su quei beati tasti…/ E giacché i tasti sfrontati felici son di ciò,/ dà loro le tue dita, e a me le tue labbra da baciare.”. Ed ecco sprigionarsi il ritmo scorrevole, dal delicato e dolce movimento sonoro, del valzer op. 69 n. 2. Con le note terse e mobili del preludio n.23 op.28 viene esaltata la  bellezza della propria donna, che  non si avvicina ad una dea.

Shakespeare usa espressioni nuove

L’abbinamento donna-dea  è un’ immagine abbastanza diffusa nella poesia ( basta ricordare le “Odi” di U. Foscolo ) ;  Shakespeare invece usa espressioni nuove: “… ammetto che mai vidi l’inceder d’una dea:/la mia donna nel camminar calpesta il suolo./Eppure, per il cielo, per me è talmente bella/ quanto ogni altra donna falsamente decantata.” ( n. 130). Il valzer op. 64 n. 2 dal ritmo così vario, ma allo stesso tempo dal tono suadente, simboleggia pressoché lo slancio verso il sentimento, nonostante il conflitto dell’animo del poeta.

Infatti nella lirica n. 131 egli si lamenta: “Tu sei tirannica, così come sei,/come quelle che beltà fa fiere e crudeli;/perché ben sai che per il caro mio cuore adorante sei il Gioiello più bello e più prezioso.”. Ormai il concerto si avvia verso la parte finale e il preludio n. 15 op. 28 dà l’ impressione di ribadire l’ inevitabile sottomissione alla forza dell’ amore, nonostante la sofferenza che ne può derivare: ”Davvero, io non t’amo coi miei occhi,/ perché essi scorgono in te mille difetti,/ma è il mio cuore che ama quel ch’essi disprezzano…” ( n.141).

Il notturno

Ed ecco il notturno n. 20 Op. Post., quello che R. Polanski ha scelto come colonna sonora del suo film “ Il pianista” (2002), per la  drammatica tensione espressiva. Il denso spartito di tale composizione sembra confondere in sé il mondo di questo indecifrabile ed insostituibile sentimento. “Due amori io posseggo, conforto e perdizione,/ che simili a due spiriti sempre mi perseguono…/Io non potrò mai saperlo, ma vivrò nel dubbio,…”: queste le angosciose affermazioni del testo n.  144.

A questo punto in me si risvegliano i ricordi della mia adolescenza, in cui amavo suonare questo pezzo ( così come adoravo le opere di Shakespeare), studiato per un saggio di pianoforte al Teatro Stabile di Torino, poiché ben esprimeva il conflitto interiore del mio animo giovanile. In questo spettacolo il notturno n. 20 Op. Post. viene  eseguito con maestria da Sara Pelliccia.

E infine la “Fantasia-Improvviso op. 66” di Chopin raccoglie tutte le sfaccettature del sentimento finora espresse, con momenti di slancio passionale ed altri di riflessione interiore, ma senza poter contenere il manifestarsi dell’amore con grande ricchezza di note ora più veloci, ora più lente. Naturalmente non si poteva non concludere lo spettacolo per San Valentino, se non con una celebre scena di “ Romeo e Giulietta” .

Atto secondo della tragedia giovanile

Nell’ atto secondo della tragedia giovanile, la seconda scena, che si svolge nell’ orto dei Capuleti, ci fa assistere al dialogo tra i due infelici innamorati. Giulietta: ”Romeo, Romeo! Perché sei tu Romeo? Ah, rinnega tuo padre! …Rinnega il tuo casato ! O, se proprio non vuoi, giurami amore, ed io non sarò più una Capuleti! ”/…Romeo: ” D’ora in avanti tu chiamami -Amore-, ed io sarò per te non più Romeo, perché m’ avrai così ribattezzato.”.  Giulietta: “ Ma come hai fatto a penetrar qui dentro?…Erti e scoscesi sono i muri del mio giardino…”/ Romeo: “ Ho scavalcato il muro sopra l’ali leggere dell’ amore; amore non teme ostacoli di pietra, e tutto quello che amore può fare trova sempre l’ ardire di tentare…”

Sembra proprio di vedere i due protagonisti del film (1968)  di F. Zeffirelli, che in fondo somigliano agli innamorati di ogni epoca, sebbene con costumi e linguaggi differenti. Peraltro ancora oggi i giovani artisti cantano l’amore con la stessa forza, pur ricorrendo ad uno stile attuale: possiamo ricordare a tale proposito “Terzo cuore “ di Leo Gassman, il quale  con l’ ultimo Festival di Sanremo ha entusiasmato gli adolescenti.

Certo siamo su piani espressivi molto diversi, poiché l’arte ha tanti livelli e comunque è in ogni caso uno strumento di conforto per l’ animo umano. Chopin è stato considerato il poeta del pianoforte e pertanto la sua musica si trova in consonanza con le parole di uno scrittore completo e innovativo come Shakespeare, il cui stile ci stimola continuamente per mezzo della sua immensa ricchezza linguistica e concettuale.

Questi due artisti sono lontani nel tempo

Questi due artisti sono lontani nel tempo, eppure vicini per la loro capacità di comunicare grandi emozioni: il romanticismo del primo e il barocco del secondo ci meravigliano, ci sorprendono e risvegliano in noi una molteplicità di sentimenti. Ma soprattutto l’arte ci riporta alla forza dell’amore, che l’opaca e travagliata realtà del nostro momento storico spesso ci obbliga a soffocare.

Oggi si tende piuttosto a prediligere una comunicazione più razionale, distaccata o del tutto istintiva e materiale di questo essenziale movimento del cuore umano, senza il desiderio profondo di una sua delicata o intensa, nonché  costante e attenta rielaborazione interiore.

Lo spettacolo si è concluso alle ore 19:30 con un caloroso e ripetuto applauso del pubblico, emozionato per le romantiche note e per il passionale contenuto dei sonetti. Comunque poi  il fresco aperitivo, originale altresì nella sua forma, ha ridato un po’ di allegria a tutte le persone, le quali con sensibilità hanno voluto celebrare questa ricorrenza dedicata al più alto dei sentimenti: l’ amore. (Giuseppina Vitale)

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