Dall’inizio del 2024, 96 donne hanno perso la vita in Italia per mano della violenza, 82 delle quali in contesti familiari e affettivi, e 51 uccise dal partner o dall’ex partner. Questi dati, resi noti dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi durante la presentazione della campagna di sensibilizzazione #NessunaScusa presso il Campus Luiss, mettono in luce una realtà drammatica che continua a scuotere il Paese.
“Anche se registriamo un calo rispetto allo scorso anno, con una diminuzione del 9% delle vittime femminili, questi numeri restano inaccettabili. Troppe donne subiscono violenza senza ricevere il supporto necessario,” ha affermato il ministro, definendo la violenza di genere una “vera emergenza”.
L’uso del braccialetto elettronico: un aiuto contro la violenza
Tra le misure adottate per contrastare la violenza sulle donne, il braccialetto elettronico si sta rivelando uno strumento cruciale. Al 15 novembre, dei 10.458 dispositivi attivi in Italia, 4.677 sono stati utilizzati per casi di antistalking. “Numeri altissimi,” ha sottolineato Piantedosi, che dimostrano l’ampiezza del fenomeno.
Il ministro ha inoltre rivelato che, solo nel mese di ottobre, l’utilizzo del braccialetto ha permesso l’arresto di 46 persone, evidenziando l’efficacia di questo strumento. Tuttavia, ha anche riconosciuto le criticità nella gestione di un quantitativo così elevato di dispositivi, come la connessione di rete e i tempi di attivazione degli allarmi. Per affrontare queste problematiche, il Viminale ha istituito un Gruppo di lavoro interforze con rappresentanti del Ministero della Giustizia e della società fornitrice del servizio.
La campagna #NessunaScusa: promuovere una cultura del rispetto
Il ministro ha ribadito che il cambiamento necessario è prima di tutto culturale. “Non basta inasprire le pene o ampliare i poteri delle autorità se non interveniamo alla radice del problema: la cultura del rispetto.” La campagna #NessunaScusa mira proprio a smantellare i pregiudizi e le giustificazioni che spesso vengono utilizzate per minimizzare la violenza, come il raptus di gelosia o il disagio psicologico.
“Nessuna di queste scuse può essere accettata. La responsabilità della violenza ricade solo su chi la compie,” ha dichiarato Piantedosi, sottolineando l’importanza di promuovere una cultura basata sulla parità e il rispetto.
Un impegno collettivo per fermare la violenza
Di fronte a una tragedia che coinvolge centinaia di donne ogni anno, il ministro ha fatto appello all’intera società civile affinché si unisca per dire no alla violenza. “Dobbiamo essere uniti e determinati nel rifiutare ogni scusa e nel promuovere una cultura di rispetto,” ha concluso Piantedosi.
La lotta contro la violenza sulle donne richiede interventi concreti, una maggiore sensibilizzazione e un cambiamento culturale che coinvolga tutti, dalle istituzioni ai singoli cittadini. In questa sfida, ogni sforzo conta per costruire un futuro in cui nessuna donna debba più vivere nella paura.