Il 2 febbraio avrebbe compiuto gli anni Saro Liberto, un uomo che ha dedicato la sua vita al lavoro, alla famiglia e alla comunità. Mastro Saro, come lo conoscevano tutti a Cefalù, è stato non solo un calzolaio di grande talento, ma anche un simbolo di serietà, onestà e puntualità. La sua bottega, situata in via Madonna degli Angeli, è diventata un punto di riferimento per i cefaludesi, ma anche per attori e turisti che giungevano a Cefalù, attratti dalla bellezza del posto e dalla celebre atmosfera che il “Village Magique” sapeva regalare. Ma Saro non è stato solo il calzolaio che aggiustava scarpe; è stato una figura di esempio per chiunque lo incontrasse, un uomo di cuore che ha vissuto una vita intensa, fatta di sacrifici, amicizie sincere e un impegno incrollabile nei confronti della sua famiglia e del suo lavoro.
Le origini di mastro Saro
Rosario Liberto, noto a tutti come Mastro Saro, nasce il 2 febbraio 1922 a Cefalù da Salvatore Liberto, un contadino, e da Barranco Isabella, casalinga. Cresce in una famiglia numerosa, essendo il quarto di sei fratelli. Fin da giovane, Saro dimostra un’inclinazione per il lavoro manuale, seguendo le orme del fratello maggiore Gaetano, che già lavorava come calzolaio. Inizia il suo apprendistato nella bottega del fratello Domenico, dove apprende i segreti dell’arte della calzoleria, una professione che avrebbe caratterizzato la sua vita intera.
La sua giovinezza, come quella di molti altri giovani della sua generazione, è segnata dagli eventi tumultuosi della Seconda Guerra Mondiale. Nel 1942, Saro viene chiamato alle armi e inviato a Gaeta. La sua vita prende una piega drammatica quando, dopo un trasferimento in Francia, viene catturato dai tedeschi e deportato in Germania. Trascorre lunghi anni nei campi di concentramento, ma la sua determinazione e la sua resistenza gli permettono di sopravvivere, fino a essere liberato dai soldati russi nel 1945. Il ritorno a casa, a Cefalù, è un momento di gioia, ma anche di profonda riflessione, segna l’inizio di una nuova fase della sua vita, quella in cui Mastro Saro avrebbe davvero affermato il suo nome nella sua città natale.
Il ritorno a Cefalù: l’incontro con il Village Magique
Dopo la sua esperienza traumatica in guerra, Mastro Saro ritorna alla sua vecchia bottega, lavorando ancora al fianco del fratello. Ma la sua vita prenderà una piega inaspettata quando, nel 1950, arriva a Cefalù il famoso “Village Magique”, un villaggio turistico che attrae turisti, attori e personalità del mondo dello spettacolo. Proprio all’interno di questo villaggio Mastro Saro trova l’opportunità di lavorare come calzolaio. Durante le riprese del film “Vacanze d’amore”, la celebre soubrette Delia Scala, che si trovava a Cefalù per il set, rompe il tacco di una delle sue scarpe. È in questo momento che il calzolaio di Cefalù si fa conoscere dal mondo del cinema.
La sua maestria nella riparazione e la sua velocità nell’eseguire il lavoro colpiscono talmente tanto Delia Scala che, oltre a pagargli il lavoro, gli commissiona un paio di sandali in pelle fatti a mano, un regalo che Mastro Saro custodirà per sempre. A fianco della commissione, l’attrice gli regala anche una sua foto autografata, un gesto che Mastro Saro conserverà orgogliosamente per tutta la vita. La sua bottega, nel cuore di Cefalù, diventa quindi un punto di riferimento non solo per i cittadini, ma anche per coloro che visitano la città, attratti dal fascino del cinema e dalle meraviglie della sua tradizione artigianale.
Il lavoro e la famiglia: la vita di Mastro Saro
Nel 1953, Mastro Saro decide di fare il passo decisivo nella sua vita privata e sposa Rosa Tumminello, una sarta cefaludese. La loro unione è benedetta dalla nascita di due figli, Salvatore e Giuseppe, che saranno sempre al centro della sua vita. Saro è un uomo di famiglia, che, pur dedicandosi con passione al suo lavoro, non manca mai di dimostrare l’amore e la cura che riserva alla sua casa e ai suoi cari. La sua bottega di via Madonna degli Angeli diventa non solo un luogo di lavoro, ma anche un punto di incontro per gli amici, dove passare del tempo giocando a carte, disputando appassionanti partite a briscola o a scopa, sempre con l’aria di un ritrovo che celebra la vera amicizia.
Mastro Saro è conosciuto per la sua puntualità proverbiale. La sua vita si snoda con precisione e ordine, tanto che la sua routine quotidiana diventa famosa in città. Ogni giorno, infatti, finiva il suo lavoro esattamente alle 11:55, per arrivare a casa alle 12:00, con una regolarità che i suoi vicini e conoscenti apprezzavano e che li faceva utilizzare lui come punto di riferimento per regolare i loro orologi. Un esempio di dedizione al lavoro e di disciplina che fa di Mastro Saro una figura rispettata in tutta Cefalù. La signora “donna Saridda Tamburo”, che suonava le campane della chiesa di Santa Maria, non mancava mai di seguire la sua tabella di marcia, aspettandolo per svolgere il suo compito.
La pensione e l’amicizia: un uomo che non si dimentica
Anche dopo il pensionamento, Mastro Saro non smette di vivere attivamente la sua città. La sua bottega rimane aperta non per il lavoro, ma come luogo di ritrovo per gli amici, dove poter trascorrere delle ore in compagnia, discutere, giocare a carte e mantenere viva la tradizione delle amicizie che lo avevano accompagnato per tutta la vita. Tra le amicizie più importanti della sua vita, Saro ricordava con affetto quelle con Angelo Fulco, falegname, Stefano Cerrito, muratore, e Don Peppino Mogavero, impiegato al seminario, che considerava “fratelli” e con cui ha condiviso momenti di grande intimità e gioia. Queste amicizie sono una testimonianza della sua natura generosa e della sua capacità di creare legami profondi e duraturi, che vanno oltre il semplice rapporto di lavoro o di conoscenza.
La sua vita terrena si spegne l’10 marzo 1996, a soli otto mesi dalla morte della sua amata moglie Rosa. La sua morte segna la fine di un’epoca per Cefalù, quella di un uomo che, attraverso il suo lavoro, la sua puntualità e il suo spirito di comunità, aveva lasciato un’impronta indelebile nelle persone che lo conoscevano.
L’esempio di mastro Saro
Mastro Saro non è stato solo un calzolaio, ma un uomo che ha vissuto con valori forti: onestà, puntualità, serietà. La sua vita è stata un esempio per chiunque l’abbia incontrato, e la sua bottega è stata un simbolo di stabilità e di tradizione. La sua capacità di trasmettere queste qualità ai giovani della sua città, spesso con gesti semplici ma significativi, ha avuto un impatto che continua a essere ricordato anche oggi. Saro è stato un uomo che ha vissuto la sua vita senza cercare la fama, ma che ha conquistato un posto speciale nel cuore di tutti coloro che lo conoscevano.
Il suo esempio di dedizione al lavoro, di amore per la famiglia e di amicizia vera e disinteressata è qualcosa che non si dimentica. Oggi, a distanza di anni dalla sua morte, il ricordo di Mastro Saro continua a vivere attraverso le storie raccontate dai suoi figli, dai suoi amici e dai tanti cefaludesi che lo ricordano come un uomo che ha fatto della sua vita un esempio di onestà e di amore per la propria città. La sua eredità è quella di una vita vissuta con dignità, nella consapevolezza che le cose più importanti non sono quelle materiali, ma quelle che arricchiscono l’animo e il cuore delle persone che ci circondano.
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