Chi abita a Polizzi Generosa, o chi vi ha abitato, porta nel cuore il ricordo vivido e affettuoso di una tradizione che si tramanda da secoli: quella dei Sette Mercoledì di San Gandolfo. Ogni mercoledì mattina, a partire dalla da quello subito dopo la Pasqua e per sette mercoledì consecutivi, la comunità scende in pellegrinaggio verso l’eremo del Santo, situato ai piedi del paese, in una cornice di natura e silenzio. È una cerimonia che nel passato assumeva toni fortemente suggestivi, e che ancora oggi viene vissuta con autentica devozione.
Il settimo mercoledì, quello che precede la Pentecoste, è considerato il più bello e partecipato. In quella mattina, che quest’anno coincide con oggi 4 giugno 2025, tutta la città si riversa all’eremo: un momento di forte coesione comunitaria, un richiamo spirituale che unisce generazioni. Per molti, questo giorno rappresenta un ricordo indelebile dell’infanzia. Come spesso si racconta, anche la scuola – in un gesto raro ma significativo – si trasferiva in campagna, per far respirare agli studenti l’aria di festa, di libertà e di fede che si viveva all’ombra dell’eremo. Dopo la mattinata di preghiera, la giornata proseguiva in allegria: chi possedeva una campagna lì vicino o chi si univa a quella di amici, stendeva tovaglie sull’erba, condivideva cibi semplici e pietanze della tradizione, celebrando la festa non solo come rito religioso, ma anche come momento di famiglia, di amicizia e di comunità.
Questa tradizione, apparentemente semplice, affonda però le sue radici in un tessuto liturgico e storico molto profondo. San Gandolfo morì il Sabato Santo del 1260, un giorno di grande densità spirituale nella liturgia cristiana, sospeso tra la morte del Venerdì Santo e la speranza della Risurrezione. Sessant’anni più tardi, nel giorno di Pentecoste del 1320, le sue ossa furono riesumate presso la Chiesa Madre, alla presenza del vescovo di Cefalù, Giacomo da Narni, e, secondo la tradizione, dal fonte battesimale dove furono lavate nacque miracolosamente un gelsomino profumato: segno di gloria e santità.
La pratica dei sette mercoledì trae significato proprio da questo duplice evento. Il tempo liturgico tra Pasqua e Pentecoste è scandito da sette settimane, durante le quali la Chiesa rivive la gioia della Risurrezione in attesa del dono dello Spirito Santo. I sette mercoledì di San Gandolfo ricalcano questo percorso spirituale, facendo del Santo un ponte tra i due momenti più alti della fede cristiana. Morì nel segno della Pasqua, fu glorificato nel segno della Pentecoste: e in mezzo, sette tappe, sette giorni, sette invocazioni.
Anche il miracolo iniziale attribuito al Santo – la guarigione di un sordomuto al suo arrivo a Polizzi – aggiunge un ulteriore livello di significato: il silenzio che si apre alla parola, la chiusura che si apre alla comunione, il segno tangibile di una presenza viva e operante. E così la tradizione non è solo un rito da conservare, ma una vera pedagogia della fede popolare, un cammino spirituale che attraversa il tempo, la memoria, le stagioni della vita.
I Sette Mercoledì di San Gandolfo sono molto più che una ricorrenza: sono il volto di una comunità che sa ancora riconoscersi in gesti condivisi, che ritrova nella fede le sue radici e nel territorio la sua anima. Una tradizione che resiste, che si rinnova, che – proprio come il gelsomino nato dal fonte – continua a fiorire tra le pietre antiche e le voci nuove di Polizzi.