Il Carnevale di Termini Imerese non è il più antico di Sicilia

“Il Carnevale è una festa per tutti ma nella ricerca delle origini lasciamo in pace i morti!”

Ho avuto modo di conversare recentemente con lo storico Mario Piraino, Generale dell’Esercito, nipote prediletto del compianto professor Giuseppe Navarra, quest’ultimo, figura significativa, profondo conoscitore degli usi e dei costumi della città imerese, in particolar modo della festa carnascialesca, e autore tra l’altro del corposo volume (“Termini com’era” GASM, 2000). Durante la piacevole conversazione ne è scaturito un fruttuoso scambio di opinioni sulla nostra vetusta città e in particolar modo sul carnevale cittadino. In realtà, in base a dei particolari inconfutabili, riguardo alla storicità del “nostro” Carnevale ne emerge e ne avvalora ulteriormente la sua reale natura.

Ma cerchiamo di fare chiarezza su questa manifestazione ingiustamente definita dai “soliti pochi”, la più antica di Sicilia. Agli inizi di gennaio in un noto social network, Piraino aveva manifestato dei dubbi circa il contenuto di una notizia che veniva veicolata. A rigor del vero le sue domande ignorate dai più risuonavano così:

[“OTTIMO ARTICOLO, Ma vorrei sapere in quale scritto il prof. Giuseppe Navarra dice che il carnevale di Termini è il più antico di Sicilia?”].

E ancora: [“Vi assicuro che al sottoscritto, nei nostri frequenti discorsi, non lo ha mai detto. Anzi, parlava di origini nei teatri palermitani per la nobiltà anche inglese”].

Infine: [“Gli studiosi sanno bene chi era il nemico “napulitano” dei baroni siciliani da sbeffeggiare e bruciare!”].

Or dunque, sulla base delle mie ricerche e illuminato anche dallo stesso Piraino, a festa conclusa, voglio ribadire e fare un’ulteriore chiarezza. In realtà, appare ormai chiaro ed evidente che il nostro carnevale non è il più antico di Sicilia, bensì rientra a tutti gli effetti nell’albo dei “Carnevali più antichi d’Italia”. Ed è più saggio riconoscerlo, anziché attraverso la campagna mediatica fallace, tentare di rendere possibile una storia impossibile. E’ curioso di per sé che si continui imperterriti nel far credere che il carnevale di Termini Imerese non abbia concorrenti. A coloro i quali perseverano su tal eccessivo campanilismo, voglio invitarli a fare questa riflessione: “Essere custodi di un carnevale, uno dei più antichi d’Italia, non significa sminuire una festa che dura a Termini Imerese sin dalla seconda metà del XIX secolo, anzi, ci inorgoglisce, poiché la tradizione che era nata sin dall’Ottocento a Palermo e che purtroppo è scomparsa, noi termitani l’abbiamo ereditata e tramandata nella nostra città fino ad oggi, e che giustamente in larga misura il nostro carnevale è anche il carnevale dei palermitani.

Malgrado ciò qualcuno non fosse ancora convinto e potrebbe avallare qualche piccola sottigliezza, affermando che lo status di storicità di un evento” si basi su una tradizione cronologicamente ininterrotta, per lo spauracchio di vedersi “rubare un primato”, con tutto il cuore vi dico: abbiate la gentilezza di voltare pagina una volta per tutte. Mi auguro che il nuovo Assessore non cada nuovamente nell’errore dei suoi predecessori e che prenda atto di questa marchiana discriminazione. Ciò premesso, e confermando che oramai questa storia è già un capitolo chiuso, voglio riportare testualmente il colloquio che ho avuto con il Generale Mario Piraino che gentilmente ha risposto alla mia domanda a proposito delle sue conversazioni avuti con lo zio Giuseppe Navarra, in merito al Carnevale di Termini Imerese.

«Il Carnevale è una festa per tutti ma nella ricerca delle origini lasciamo in pace i morti! Nelle mie frequenti conversazioni con il Professor Giuseppe Navarra che tutti sanno essere mio parente e con il quale ho trascorso piacevolmente la mia gioventù, posso certamente affermare che non si è mai parlato del Carnevale di Termini Imerese come il più antico di Sicilia, semmai, lui mi parlava di queste manifestazioni carnascialesche che si svolgevano sicuramente nei teatri palermitani, a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, per coloro i quali potevano permetterselo. Circa al riferimento alle maschere napoletane che poi alla fine venivano bruciate, era chiaramente riferito a uno sbeffeggiamento dei regnanti di casa Borbone del tempo. Un modo come un altro per opporsi senza subire ritorsioni alla tirannide dei regnanti che con le loro tasse pagate in buona quantità dai baroni siciliani saccheggiavano la Sicilia per fare cose belle a Napoli e dintorni. Quindi, quanto avveniva nei teatri palermitani fu mutuato nello stesso periodo di fermento antiborbonico anche a Termini Imerese dove, giusto per ricordarlo, gli sgherri borbonici opprimevano la popolazione e che dopo il 1849 Giuseppe La Masa era costretto all’esilio. E successivamente il comandante della polizia borbonica il feroce sgherro Salvatore Maniscalco veniva ad arrestare il sacerdote Gregorio Ugdulena, la domenica, dopo che aveva detto messa, trascinandolo in catene nel carcere di Favignana».

Arturo Lancellotti, 1951 “Feste tradizionali”, Società Editrice Libraria

G. Longo, 2012 “Giuseppe Navarra e il Carnevale di Termini Imerese”

G. Longo, 2016 “Il Carnevale di Palermo: una storia lunga almeno cinquecento anni”

G. Longo, 2016 “Il Carnevale di Termini Imerese: un’antica eredità venuta da Palermo?”

Foto a corredo dell’articolo Foto 1 Carnevale di Termini Imerese XX secolo. Collezione privata. Foto 2 Carnevale di Palermo 1906, da Arturo Lancellotti, “Feste tradizionali”, Società Editrice Libraria, 1951. Foto 3 Carnevale di Palermo 1906, da Arturo Lancellotti, “Feste tradizionali”.

 

Giuseppe Longo
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@longoredazione

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