Nel cuore di Cefalù, dove il 6 agosto la festa del SS. Salvatore scandisce ogni anno il ritmo dell’estate e della devozione, c’è chi ha deciso di trasformare la tradizione in un gesto silenzioso, ma potentissimo. Si chiama Salvatore (il cognome lo omettiamo per rispetto della sua scelta di riservatezza), e insieme alla sua famiglia ha deciso che quest’anno, a pranzo, la tavola del giorno del Patrono si sarebbe allungata un po’ di più.
Sette i posti in più. Sette persone sole, senza famiglia, che Salvatore ha invitato a casa sua per condividere il pranzo del 6 agosto. Nessun evento ufficiale, nessuna foto, nessun proclama. Solo un gesto semplice, pensato e voluto con il cuore. “La festa è di tutti – ha raccontato – e in questo giorno così importante, nessuno dovrebbe restare solo. Soprattutto chi, per mille motivi, non ha nessuno accanto”.
Il menù, naturalmente, è quello della tradizione: la “pasta a taianu”, il piatto tipico della festa, preparata con cura dalla moglie e dai figlie, come ogni anno. Ma questa volta la cucina di casa si animerà di un’emozione diversa: non solo l’orgoglio della ricetta tramandata, ma anche la gioia di dare un posto a tavola a chi, magari, non lo avrebbe avuto.
Salvatore non cerca applausi. “Mi basta sapere che quel giorno, a casa nostra, ci sarà più calore – dice – e che per qualche ora, anche chi è solo si sentirà parte di una famiglia”. Ed è proprio così: una piccola tavolata, una grande lezione.
In una Cefalù che nei giorni di festa si riempie di luci, bande e tradizioni antiche, questo gesto ci ricorda che il senso profondo della festa è anche questo: aprire le porte, condividere, far sentire a casa chi non ce l’ha. E forse, tra una forchettata di pasta e una risata, Salvatore e i suoi ospiti scriveranno una pagina di umanità che resterà nella memoria molto più a lungo di un fuoco d’artificio.