Quando una città viene evocata in musica, il suo nome diventa più di una parola: diventa un richiamo, un simbolo, un’emozione. È quello che accade nella canzone che Mario Macaluso ha dedicato a Cefalù, in cui il nome della cittadina normanna risuona ben cinque volte, quasi a scandire il ritmo del brano e a sottolinearne l’importanza. Non è solo un dettaglio stilistico: è un filo conduttore che lega strofa dopo strofa, creando un legame indelebile tra la musica e il luogo.
Ripetere “Cefalù” per cinque volte non è casuale, ma un gesto artistico preciso. Ogni menzione sembra un pennello che dipinge un diverso volto della città: la luce che avvolge il mare, la spiritualità che si respira davanti al Duomo, la forza della storia che traspare tra vicoli e pietre. Così il nome diventa un ritornello dell’anima, capace di unire immagini, suggestioni e ricordi, trasformando l’ascolto in un viaggio interiore.
Il numero cinque, del resto, possiede un valore simbolico universale. La sua forma geometrica, il pentagono o la stella a cinque punte, richiama l’armonia e la perfezione dell’uomo. È il numero dei cinque sensi, delle cinque dita della mano, e rappresenta l’Uomo Universale: l’unione tra materia e spirito, tra cielo e terra. In questo senso, il ripetere cinque volte “Cefalù” non è solo un fatto musicale, ma diventa segno di completezza, di unione e di luce, quasi a dire che la città racchiude in sé l’intero universo umano.
Cefalù, cantata più volte, diventa un invito universale. È come se l’autore dicesse al mondo: guardate, ascoltate, questa città non si esaurisce mai, ogni volta che la nomini rivela qualcosa di nuovo. La ripetizione rafforza l’incanto e rende la canzone una vera e propria dichiarazione d’amore, dove il nome stesso è protagonista e accompagna l’ascoltatore con la sua dolce musicalità.
La forza evocativa di quelle cinque ripetizioni è anche un modo per imprimere Cefalù nella memoria di chi ascolta. Non una volta, non due, ma cinque: tante quante bastano per trasformare un semplice toponimo in una melodia che resta impressa. Ogni richiamo diventa un’eco che porta con sé la bellezza del mare, la maestosità della cattedrale e il calore della comunità. È così che la città resta viva non solo nelle note, ma anche nei cuori di chi ascolta.
Ed è forse questo il segreto più profondo della canzone: rendere Cefalù eterna attraverso la musica. Un nome ripetuto che diventa preghiera, poesia e promessa. Una città che si fa voce, eco e rifugio per chiunque la incontri, anche solo attraverso una melodia. Una melodia che non solo racconta un luogo, ma lo celebra, lo custodisce e lo consegna al futuro come patrimonio di emozioni condivise.