Nel XIX secolo il fiore della nobiltà di Palermo amava celebrare lo storico e rinomato evento del Carnevale negli aristocratici e sontuosi Palazzi della cittadina oppure festeggiare tale avvenimento all’interno di edifici teatrali più o meno sontuosi (1). Tra questi spiccava il Real Teatro S.ª Cecilia, un elegante edificio architettonico, posto nell’omonima piazzetta nel mandamento Tribunali, non lontano dalla centralissima via Roma. Il tardo seicentesco edificio teatrale apparteneva all’Unione dei Musici, una corporazione composta da musicisti e personaggi dello spettacolo.
All’interno del raffinato edificio, erano ospitati i sontuosi e i ricchi addobbi dei palchi, di proprietà degli stessi aristocratici. Da questi raffinati palchetti teatrali, nella seconda metà del XVII sec. ebbero il privilegio di osservare le azioni sceniche: la Marchesa di Regalmici, Caterina La Grua-Talamanca e la Principessa del Cassaro, Maria Cristina Gaetani (2). Agli inizi del XIX sec. il Real Teatro venne rinnovato dall’Arch. Giuseppe Ponte e successivamente subì un nuovo restyling per opera degli architetti Carlo Giachery e Giuseppe Di Bartolo.
Dopo l’Unità d’Italia il Teatro Santa Cecilia era uno dei fiori all’occhiello della Palermo neoclassica e vi si tenevano rappresentazioni, nonché balli, soprattutto durante il periodo carnascialesco. A tal proposito, il programma della Società del Carnevale di Palermo del 1878 (3) ci informa che in 3 serate diverse si tenevano dei balli in maschera che culminavano con la premiazione dei costumi più belli. In seguito ad alterne vicende, il Teatro ospitò la sua ultima rappresentazione nel 1888. Circa la storia di questo benemerito Teatro, facciamo nostre le ricerche effettuate da Eleonora Continella.
«Costruito fra il 1692 e il 1693 dall’Unione dei Musici grazie al contributo di alcuni nobili e del viceré Francesco Paceco duca de Uzeda, in luogo di una chiesetta da loro edificata solo l’anno prima e dedicata a S. Cecilia, il teatro fu inaugurato dall’opera musicale “L’innocenza penitente o vero la Santa Rosalia”, dramma sacro dei palermitani Vincenzo Giattini e Ignazio Pulicò. Dopo il terremoto del 1726 chiuse i battenti fino al 1737. Ingrandito nel 1787, nel 1816 fu rinnovato dall’arch. Giuseppe Ponte e dotato di un meccanismo che consentiva di portare il palcoscenico al livello della sala e di utilizzare il teatro come salone da ballo, specialmente durante il Carnevale quando i teatri ospitavano balli in maschera.
Nel 1854 gli interni vennero nuovamente restaurati da Carlo Giachery e gli esterni da Giuseppe Di Bartolo. Il fastigio in stucco sulla sommità della facciata, opera di Filippo Quattrocchi e raffigurante la musa Erato incoronata da un amorino, é andato distrutto e oggi appare sostituito da una copia posticcia. Dopo l’unità d’Italia l’attività del teatro cominciò a declinare: nel 1865 fu trasformato in cafè chantant, dieci anni dopo in museo delle cere, ma sempre con scarso successo. Il sipario si alzò per l’ultima volta il 20 marzo 1888 per uno spettacolo di beneficenza: Espropriato dal Comune, nel 1906 fu venduto alla Società Ferri e Metalli che lo svuotò completamente adibendolo a deposito di ferramenta.
Spariti i quattro ordini di palchi, smantellato il palcoscenico da 72 mq e la sala da 336 posti, smantellato il pavimento in marmo rosso e persino il soffitto, del teatro non rimaneva che uno scheletro di 45 metri per 18, di cui si conservavano i semplici prospetti esterni scanditi da aperture ad arco separate da coppie di lesene. Nel 1987 Beno Mazzone vi mise provocatoriamente in scena il suo “Bobok”, riaprendolo momentaneamente per tre sere. Da allora il teatro è stato ristrutturato, ripristinando il soffitto e rammodernando la facciata. La sala, risistemata ma rimasta spoglia, ospita nuovamente spettacoli teatrali e concerti».
Giuseppe Longo 2016, “Il Carnevale di Palermo (sin dal 1874) e di Termini Imerese (sin dal 1876): un binomio da riscoprire”, Cefalùnews, 18 gennaio. .
Giuseppe Pitrè, “Palermo nel Settecento”. Edizione curata da G. Pipitone Federico, Clio Catania, 1993, p. 276. Ristampa anastatica dell’edizione del 1916.
Giuseppe Longo, 2016, “Le Società carnascialesche di Palermo e di Termini Imerese”, Cefalùnews, 2 febbraio.
Testi consultati da Eleonora Continella: Gaspare Palermo, Girolamo Di Marzo-Ferro – Guida istruttiva per Palermo e suoi dintorni riprodotta su quella del cav. D. Gaspare Palermo dal beneficiale Girolamo Di Marzo-Ferro – tip. P. Pensante, 1858. G. Di Marzo Biblioteca storica e letteraria di Sicilia: Opere storiche inedite sulla città di Palermo – ed. A. Forni 1873. G. Di Marzo Diari della città di Palermo dal secolo XVI al XIX – ed P. Lauriel 1871. Vincenzo Mortillaro, Guida per Palermo e pei suoi dintorni – P. Pensante 1847. Ettore Serio – La vita quotidiana a Palermo ai tempi del Gattopardo – Rizzoli 1999. Anna Tedesco – Il Teatro Santa Cecilia e il Seicento musicale palermitano – Flaccovio 1992.
Foto a corredo dell’articolo tratta dal libro di Antonio Maria Di Fresco “Album Palermo” Flaccovio 1995.
Giuseppe Longo
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