Si chiama Dario ha 15 anni ed è uno studente. «Nel giugno 2015, quando avevo 13 anni, sono stato protagonista di due salvataggi sul lungomare di Cefalù. Premetto che non sono un bagnino e non conosco le tecniche di salvataggio». A parlare è il giovane Dario Urnisi. «Ricordo che quel giorno il mare era mosso e mi divertivo sullo scoglio balena, che affiora dal mare in zona santa Lucia, insieme a un altro ragazzo, a fare i tuffi dentro l’onda in arrivo. All’improvviso dei ragazzi si avvicinano e chiedono aiuto per due donne in difficoltà pochi metri più in là. Il mio amico mi suggerisce di lasciar perdere probabilmente per paura ma io invece mi avvicino alle donne: una è a pancia in giù e non da segni di vita. L’altra, in inglese, mi supplica di aiutare la madre».
Gli altri ragazzi vanno via. «Io rimango da solo, d’istinto giro la signora, probabilmente facendo questo le ho salvato la vita, le stringo un braccio e chiedo al mio amico di tenerle la testa fuori dall’acqua mentre la trascino verso la riva. Ammetto che è stato molto difficoltoso trascinare un corpo inerme tra le onde da solo». Fortunatamente qualcuno si accorge dell’accaduto ed un paio di adulti aiutano a sdraiare la signora sulla battigia. Non respirava e le usciva la bava dalla bocca. Qualcuno tentava di rianimarla in attesa dell’ambulanza, in spiaggia tutti erano nel panico. «Mentre raccontavo l’accaduto mi rendo conto che l’altra donna è ancora in balìa delle onde probabilmente terrorizzata pensando di aver perso la madre. D’istinto prendo un materassino in prestito e insieme a due adulti, mi rituffo in acqua raggiungendo la ragazza, la sistemiamo sul materassino e la portiamo a riva. Non si reggeva in piedi ed era sotto choc». Arrivano i medici. Si rendono subito conto della gravità della donna e immediatamente la caricano sulla barella invitando anche la figlia ad andare in ospedale.
«Mia madre, da subito, si è interessata di conoscere le condizioni di salute delle donne: i medici hanno detto che la signora è stata salvata in extremis, un altro minuto in acqua sarebbe stato fatale, l’altra non ha riportato conseguenze ma solo tanta paura. Abbiamo poi saputo che dopo qualche giorno sono state dimesse perché dovevano ripartire per la Russia. Non le ho più riviste l’importante è che si sono salvate però questa esperienza mi ha spronato a frequentare un corso di nuoto ottenendo il quinto livello. Questo mio gesto è stato premiato con la consegna di una targa da parte dell’amministrazione comunale e da due attestati da parte della redazione di Cefalunews che ringrazio».
Chi vuole raccontare la propria storia di un salvataggio nel mare di Cefalù può scrivere a [email protected]