Da due anni un Vescovo guarda dal cielo la chiesa di Cefalù. E’ il vescovo Francesco Sgalambro che ha guidato la diocesi cefaludense dal 2000 al 2009 ed alla sua morte, avvenuta l’11 agosto di due anni fa, ha voluto riposare per sempre nella cattedrale cefaludese. Sgalambro ha iniziato il suo ministero a Cefalù in un piovoso pomeriggio domenicale di giugno. Era l’11 giugno e quel giorno la Chiesa celebrava la Pentecoste. Le prime sue attenzioni pastorali sono andate al territorio. Si accorge subito che la dislocazione dei diversi comuni non consente una facile comunione pastorale. Lancia l’allarme sulla condizione in cui versano le strade sulle Madonie e non esita a richiamare l’attenzione delle Istituzioni sull’emigrazione che colpisce i comuni madoniti. Per favorire la comunicazione nel territorio e fra le comunità parrocchiali fonda un giornale diocesano. «Facciamo conoscere le tante cose belle che si fanno in questo territorio – diceva – e non si abbia paura di raccontare anche quelle poche belle perchè si cambi vita e si faccia il bene della comunità». L’obiettivo del Vescovo è di informare sulla vita della Chiesa locale, e del territorio, per formare la comunità e farla crescere nell’unità. Il mensile diocesano vede la luce alcuni mesi dopo il suo arrivo a Cefalù. Arriva in tutti i comuni grazie all’impegno del Vescovo che ne affida la distribuzione ad un autista di sua fiducia che lo porta in tutte le edicole delle Madonie e nelle Parrocchie della Diocesi. La redazione opera all’interno della casa vescovile. Le riunioni, alle quali partecipa lo stesso Vescovo, si tengono nel Salone di rappresentanza. Sul periodico cura una propria rubrica il Vescovo e lancia messaggi al territorio perché venga fermata soprattutto la nuova emigrazione dei giovani che non trovano lavoro. Il presule soffre nel vedere la gioventù madonita lasciare le comunità nella quale è cresciuta. Per aprire il territorio madonita al dialogo sociale chiede sul mensile diocesano delle inchieste che ogni mese fanno ,luce su alcuni problemi sociali. «Bisogna valorizzare le Madonie. Il nostro mensile – diceva il vescovo – deve far conoscere le tante belle realtà che vi operano. Impegniamoci per portare comunione nel territorio e fermare la piaga dell’emigrazione».E lui stesso andando in giro per la diocesi prendeva numeri di telefono e raccoglieva informazioni sulle iniziative più belle da portare sulle pagine del mensile diocesano.
Il 17 settembre del 2009 annuncia personalmente in Cattedrale il nome del suo successore. Alcuni giorni dopo, il 31 ottobre, saluta la diocesi e si ritira a Messina da dove proveniva. Muore l’11 agosto del 2016. A parlare del vescovo Sgalambro come di un uomo e un vescovo Santo è stato l’arcivescovo emerito di Messina Giovanni Marra. Proprio lui lo ha conosciuto in terra messinese quale suo vicario generale prima che Sgalambro fosse trasferito a Cefalù. Il Vescovo Marra all’indomani della morte del presule cefaludese lo ha definito un pastore esemplare e di grande spiritualità per il quale non sarebbe difficile proporre alla Santa sede la beatificazione. La notizia è stata accolta con gioia da diversi presbiteri della diocesi cefaludese che lo hanno conosciuto ed apprezzato ma anche tantissimi fedeli che nel corso del suo episcopato cefaludese lo hanno apprezzato ed amato.