Austin, un misto di curve con l’incognita meteo

I Gran Premi di Stati Uniti e Messico costituiscono l’ultimo “back to back” (due gare consecutive) di una stagione lunghissima. Una trasferta impegnativa non solo per la logistica, ma anche per la differenza (7 ore) di fuso orario che sfalsa i tempi di lavoro fra la pista e la sede, con tanto di “remote garage”. Per molte squadre, Austin rappresenta anche l’ultima tappa dello sviluppo prestazionale nel corso della stagione, anche se nelle gare successive si vedranno comunque adattamenti alla tipologia del circuito.

Le avanguardie della Scuderia Ferrari sono partite già giovedì 11, l’ultimo volo per la squadra arriverà in Texas mercoledì pomeriggio. Il circuito si trova in piena prateria, in una zona originariamente paludosa a una trentina di chilometri a sud della città di Austin, che è la capitale dello Stato della “Lone Star”, la grande stella solitaria.

Il tracciato è in calendario da sette anni; presenta una varietà di curve che ne fanno una specie di “cocktail” di altre piste storiche: un po’ Silverstone, un po’ Suzuka, un po’ Austria e Turchia. Il punto più caratteristico è senza dubbio la prima curva, al colmo di una ripida salita su un pendio artificiale.
La grande incognita di quest’anno è il meteo: non farà freddo, ma per tutto il weekend avremo un’alternanza di sole e nuvole, con possibili scrosci di pioggia. Niente a che vedere con il diluvio del 2015, ma si spera che la minaccia delle precipitazioni non tenga lontano il pubblico, che qui è parte integrante dello show, per non parlare dei tanti Vip che vengono a fare passerella nel paddock…

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