Giuseppe Cannizzaro, nasce a Palermo l’1 agosto 1907, da tutti chiamato Pippinu, era figlio di Benedetto e di Michela Tavolacci di S. Stefano di Camastra. Papà Benedetto faceva l’assuntore, casellante, ferroviere al Casello ferroviario 61 in Contrada Settefrati sulla Statale 113 a 5 km da Cefalù. Pippinu era un bambino modello, frequenta la scuola fino alla sesta elementare e scriveva correttamente con una bella grafia.
La sua mamma Michela, un giorno mentre viaggiava in treno si affaccia al finestrino dello sportello e rimane appesa nel treno che prosegue la sua corsa. Muore dopo 40 giorni lasciando orfano Pippinu di 15 anni e 3 figlie: Santina, Mariuccia e Matilde. Passano gli anni e durante una festa di carnevale Pippinu conosce una ragazza cefalutana, Rosa D’Anna che scherzosamante gli regala “u cantiru”, antico vaso da notte portatile. Pippinu s’innamora subito di questa bellissima ragazza con cui fa la famosa “fuitina” così com’era usanza fare in quel periodo quando qualcuno si opponeva al fidanzamento. E così dopo aver assolto agli obblighi militari, all’età di 23 anni, sposa la sua bella Rosa che all’epoca aveva 16 anni. Benedetto per agevolare il figlio va prima del tempo in pensione cedendogli il posto di casellante.
Giuseppe e Rosa hanno sei figli: Michela nata nel ’32; Benedetto nato nel ’34; Antonino nel ’36; Maria nel ’39; Salvatore nel ’43 e Gianfranco nel ’50. Una bella famiglia quella di Pippinu ma la felicità dura poco. Il primogenito Benedetto aveva appena 18 anni quando un giorno viene colpito in testa dalla ruota del camion che stava cambiando. Il padre trascorre la sua vita piangendolo.
Giuseppe Cannizzaro lavora tanti anni come casellante aiutata dalla moglie Rosa ed in seguito dalla figlia primogenita Michela che nel 1956 sposa Cosimo Giglio. Michela e Cosimo hanno tre figli: Rosaria, Rosa e Salvatore ma lei continua ugualmente ad aiutare al casello il papà e nel 1961 viene assunta a tempo indeterminato in ferrovia. Il lavoro di casellante era di grande responsabilità. A quei tempi le sbarre dei passaggi a livello si chiudevano ad orari senza avvisi.
Pippinu ed in seguito anche Michela chiudevano tre passaggi a livelli: quello di Settefrati, “Casello 61” che era sul posto dove lavoravano , l’altro di Mazzaforno e dell’ Oranciotto che erano a distanza. La nipote Rosaria, figlia di Michela, ricorda la precisione del nonno Pippinu che per presenziare ogni treno che transitava, si metteva berretto e munito di paletta – bandiera, e la notte di lanterna, segnalava la sua presenza al treno in transito. Subito dopo correva al telefono dicendo “Transitato” che molte volte faceva dire anche alla nipotina. Dopo tanti anni di duro lavoro diurno e notturno Pippinu Cannizzaro va in pensione e lascia il suo amato casello 61 trasferendosi in un appartamento a Cefalù conscio però di aver lasciato il casello all’abile figlia Michela.
Pippinu già pensionato andava a trovare la figlia Michela ed il suo amato casello. Nel 1998 muore la sua amata Rosa e Pippino va a vivere con il figlio Gianfranco. Nel 2001 alla veneranda età di 94 anni Pippinu raggiunge la casa del Padre e la sua amata Rosa e viene sepolto nello stesso loculo dell’amato figlio Benedetto “Insieme per l’eternità”.
Oggi a Cefalù questi piccoli caselli sono stati eliminati e quelli che restano sono caselli automatici, non esiste più la figura del casellante. Il Casello 61, inteso “Casello Cannizzaro” perchè gestito sempre da questa famiglia, nel 2016 è stato distrutto dal terribile incendio che devastò gran parte del territorio Cefaludese e zone limitrofe.