Allarme peste bubbonica in America. Quali rischi si corrono in Italia?

Allarme peste bubbonica a Los Angels. A lanciarlo è il giornalista Davis K. Randall in un articolo pubblicato sul Los Angeles Times. Randall sostiene che i cambiamenti climatici potrebbero provocare un massiccio aumento di topi a Los Angeles, New York e Houston. Nell’ultimo decennio, sostiene, le popolazioni di ratti urbani sono aumentate dal 15% al ​​20% in tutto il mondo. Sempre Randall aggiunge che mentre molte grandi città affrontano il problema dell’aumento di ratti, Los Angeles non lo affronta. In essa, però, crescono i senzatetto che vivono a stretto contatto con le pulci dei roditori. Per questo c’è il rischio di prendere il batterio della peste. 

La peste bubbonica oggi. Alcuni giorni fa in Mongolia una coppia di turisti è morta di peste bubbonica. I due avevano mangiato carne cruda di marmotta. Secondo il Siberian Times sarebbero 158 le persone entrate in contatto con la coppia in modo diretto o indiretto e sono ora sotto stretta osservazione. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità  la peste bubbonica è tra le malattie «riemergenti»: negli ultimi vent’anni sono stati circa 50mila i decessi, soprattutto in Africa e Asia. Oggi questo male si può combattere. A differenza del passato se presa per tempo con antibiotici, la peste può essere curata.

Quali rischi corre l’Italia? 

Riccardo Castiglia, uno dei più importanti esperti del devastante fenomeno dei ratti Italia e ricercatore dell’università “La Sapienza” di Roma, ha rilasciato una intervista a Bionpills.net. Proprio Castiglia è impegnato in uno studio sulla resistenza di alcune specie di ratti ai veleni più comuni. «È la prima volta – dice – che si cerca di fare uno studio sulla resistenza dei ratti in Italia. Mentre in Europa già si conosce la presenza e anche la frequenza delle mutazioni che rendono resistenti le varie specie di ratti, in Italia non ne sappiamo assolutamente nulla. Il primo passo da fare è quindi quello di verificare se esistono anche in Italia queste mutazioni, poi bisognerà conoscere la loro frequenza e le loro eventuali differenze con le mutazioni degli altri ratti europei». I ratti che vengono monitorati da Castiglia nella sua ricerca sono quelli che creano problemi all’essere umano, cioè quelli cosiddetti sinantropici, che vivono a spese dell’uomo. In Italia sono tre specie: il topolino delle case, il ratto delle chiaviche e il ratto nero. Sono le tre specie che provocano più danni in assoluto. Qual è il ratto più aggressivo? Per Castiglia non ci sono dubbi: «L’impatto dipende da caso a caso, per esempio anche dalla densità delle popolazioni locali che si riscontrano in queste tre specie. Il topolino delle case è legato grosso modo solo alle abitazioni, mentre il ratto nero e il ratto delle chiaviche sono le specie più pericolose anche dal punto di vista sanitario». Questi ratti, continua sempre Castiglia, sono portatori di molte malattie batteriche e virali. «Storicamente il ratto nero – aggiunge – è quello che ha portato la peste in Europa, una malattia che è stata debellata anche se rimangono ancora molti problemi sanitari. Inoltre il ratto nero, il ratto norvegico (o ratto delle chiaviche) e il topolino delle case sono un problema per le piccole isole perché le colonizzano e ne distruggono l’ambiente quasi completamente. Sono dei veri e propri alieni in questi ambienti e provocano enormi problemi ai loro ecosistemi, che sono molto fragili». Il ricercatore della Sapienza fa sapere che per contenere questo ratti il metodo più diffuso, non solo in Italia ma nel mondo, è l‘utilizzo di sostanze anticoagulanti, dei veleni che possono essere acquistati da chiunque e sono anche usati dalle ditte specializzate nella derattizzazione. «In realtà non è tutto così perfetto. Ci sono dei casi di resistenza a questi anticoagulanti – aggiunge Castiglia – che si conoscono già da molto tempo in Europa. Alcune popolazioni di ratti ricevono l’anticoagulante ma, pur mangiandolo, non muoiono».

Cos’è la peste

E’ una malattia infettiva causata dal batterio Yersinia pestis. Questo batterio entra in contatto con l’uomo per via diretta attraverso la puntura delle pulci dei ratti. Per via indiretta entra in contatto con l’uomo quando si viene morsi da un ratto o da un altro roditore infestato dalle pulci. I sintomi della peste sono diversi a secondo delle aree in cui si concentrano le colonie di batteri nell’organismo. Per questo può essere polmonare, bubbonica e setticemica.

Peste nel mondo: in Madagascar il 75% dei casi

In Madagascar si registra il 75% dei casi di peste nel mondo. Il dato è dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), che attraverso un articolo pubblicato sulle pagine della rivista Lancet Infectiouhs Distasse sostiene che la malattia è ancora considerata endemica nell’isola africana. In Madagascar si verificano circa dai 200 ai 700 casi clinici di peste sospetti ogni anno. ,Nel 2017 un’epidemia di peste polmonare (caratterizzata da una localizzazione nell’apparato respiratorio) ha colpito le grandi città e altre aree non endemiche del Paese. Alcune settimane fa le autorità del Madagascar hanno fatto sapere che il Paese è stato colpito anche da una delle più gravi epidemie di morbillo mai registrate he ha portato alla morte 1.200 persone.

Trasmissione e sviluppo della malattia

La peste si manifesta sotto tre forme diverse. Peste polmonare: il batterio infetta i polmoni. La malattia può trasmettersi da persona a persona attraverso l’aria o gli aerosol di persone infette e quindi costituisce una delle forme più pericolose per il potenziale epidemico che la caratterizza. Peste bubbonica: è la forma di peste più comune e si manifesta in seguito alla puntura di pulci infette o per contatto diretto tra materiale infetto e lesioni della pelle di una persona. In questo caso si sviluppano bubboni, ingrossamenti infiammati delle ghiandole linfatiche, seguiti da febbre, mal di testa, brividi e debolezza. In questa forma la peste non si trasmette da persona a persona. Peste setticemica: deriva dalla moltiplicazione della Y. Pestis nel sangue, e può essere una conseguenza di complicazioni delle due forme precedenti. Non si trasmette da persona a persona. Causa febbre, brividi, dolori addominali, shock e prostrazione, sanguinamenti della pelle e di altri organi, ma non si manifesta con bubboni.

 

Ecco una foto pubblicata dal portale dell’epidemiologia per la sanità pubblica curato dall’Istituto superiore di sanità che documenta la distribuzione della Peste nel mondo al 1998.

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