Soldi e regali per evitare le multe. Arrestati tre poliziotti della Stradale. A fare scattare le indagini due imprenditori che hanno denunciato i ricatti. Seicento euro e due bombole il prezzo della corruzione. Sceglievano le loro vittime con cura. Poi iniziavano a tartassarli, con multe e controlli a raffica. Tre agenti della polizia stradale di Palermo sono stati arrestati questa mattina, al termine di una lunga indagine condotta dalla squadra mobile diretta da Rodolfo Ruperti. Si tratta degli assistenti capo Nicolino Di Biagio, Giuseppe Sparacino e Francesco Paolo Minà. Sono accusati di corruzione, concussione e falso. Queste le contestazioni mosse dal sostituto procuratore Pierangelo Padova. Il gip ha disposto per loro gli arresti domiciliari.
L’indagine è nata dalle denunce di due imprenditori, che si sono ribellati alle vessazioni. La Mobile ha messo sotto intercettazione i poliziotti sospettati, scoprendo i ricatti, che andavano avanti da mesi. Le vittime hanno parlato dei modi sbrigativi degli agenti della Stradale, dell’insistenza delle richieste e delle minacce. Il sospetto di chi indaga è che i tre poliziotti erano diventati i protagonisti di un vero e proprio sistema illecito costruito su una raffica di mazzette. Per cancellare e addomesticare verbali avrebbero intascato tanti soldi e regali.
In particolare, gli agenti, durante un controllo di routine nei confronti di un mezzo di una ditta, hanno fatto una multa per una violazione del codice della strada che prevedeva inoltre il sequestro del mezzo ed una pesante sanzione amministrativa. A quel punto, avrebbero indotto i responsabili della società a versare loro una tangente in cambio dell’annullamento del verbale e della sostituzione dello stesso con verbali di comodo nei quali veniva indicata una violazione diversa. In un altro episodio, emerso durante le indagini, i tre poliziotti avrebbero ricevuto utilità da parte di un utente della strada sottoposto ad un controllo di polizia, favorendolo nelle contestazioni verbalizzate, attestando nello specifico che lo stesso fosse in possesso di una particolare abilitazione alla guida, richiesta per la tipologia di merce trasportata, che in realtà non possedeva.