L’anoressia nervosa

Guardarsi allo specchio e non riconoscersi, vedere la figura di un estraneo che non riconosco come me, questi i vissuti di chi soffre di Anoressia nervosa. Chi ne soffre ha una percezione alterata della propria forma, chiamata dismorfobia corporea, la cui idea centrale non è la preoccupazione per le proprie forme, come si potrebbe pensare, bensì la perdita dell’equilibrio tra l’Io e l’immagine ideale di se; l’anoressia nervosa porta la persona a “vedersi” piuttosto che “guardarsi” e dunque a non riconoscersi più nell’immagine riflessa allo specchio. “Vedo un mostro, anche se non lo sono, una forma inaccettabile, orrenda, così ingombrante che bisogna togliere a tutti i costi, eliminare le parti molli, non sarò soddisfatta neanche quando arriverò alle ossa, nulla potrà colmare la sensazione di rifiuto che provo quando mi guardo allo specchio”, frasi come queste si sentono e colpiscono al punto da scuotere chiunque. L’anoressia nervosa, insieme alla pica, al disturbo da ruminazione, al disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo, alla bulimia nervosa e al disturbo da binge-eating costituiscono la rosa dei disturbi alimentari. Tra tutti scelgo di dedicarmi in questo articolo all’anoressia nervosa poiché è molto frequente, specie nelle giovani donne. Infatti, capita spesso che in adolescenza i nostri figli manifestino una forte preoccupazione per il proprio aspetto fisico associato al rifiuto di mantenere il proprio peso corporeo e, di conseguenza, osservano diete rigidissime e a volte un’intensa attività fisica. Così facendo, nel giro di pochi mesi, sopravviene anche l’interruzione del ciclo mestruale e l’ipercritica e la rigidità sono le componenti caratteriali che si distinguono in coloro che soffrono di anoressia nervosa. È utile ricordare ai genitori che l’anoressia è un disturbo che si manifesta con il corpo ma in realtà è necessario ricercare le origini in un malessere interiore attraverso un atteggiamento di “apertura” e “ascolto” verso le problematiche che manifestano i propri figli. Concludo dicendo che è necessario assumere un atteggiamento partecipativo in casa e creare così un clima sereno e soprattutto non giudicante né volto alla critica poiché tutto questo in realtà allontana i nostri figli e li spinge verso l’anoressia.

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