Termini Imerese durante il primo conflitto mondiale e i fanti bosniaci

Anche Termini Imerese durante il primo conflitto mondiale ebbe una parte rilevante nelle sorti della guerra. In realtà, oltre all’invio di un contingente di leva nei campi di battaglia, la nostra comunità contribuì altresì nel sostegno logistico alle operazioni belliche. Un altro aspetto non indifferente fu la presenza in città di prigionieri di guerra. Questi militari diedero il loro contributo di manovalanza nel settore agricolo e nell’industria  mineraria. Nell’immaginario collettivo è sempre stata opinione comune che questi soldati catturati fossero di nazionalità turca.

Oggi, per la prima volta possiamo affermare che i militari fatti prigionieri non erano altro che soldati austro-ungarici, per la precisione bosniaci, ossia, fanti di uno dei quattro reggimenti che venivano reclutati in Bosnia-Erzegovina; a confermacelo (sebbene le foto in nostro possesso siano di cattiva qualità) sono stati il Generale Mario Piraino e il ricercatore storico Roberto Todero (1). Quest’ultimo interpellato dallo scrivente per una consulenza in merito. Abbiamo chiesto al Generale Piraino di parlarci delle sue ricerche storiche e dei progetti da sviluppare a breve termine.

«Che Termini Imerese, in tutte le epoche storiche ha avuto un ruolo importante, è una cosa che ho sempre sostenuto, ma, come appassionato della nostra storia, della partecipazione di Termini e dei termitani alla Prima Guerra Mondiale non ero molto documentato. Fino a qualche giorno addietro, per mancanza di tempo e di specifiche informazioni, avevo focalizzato la mia attenzione sul primo colpo di fucile sparato la notte del 23 maggio 1915 alle ore 22 e 40, dal finanziere Pietro Dall’Acqua che col collega Costantino Carta era di guardia al ponte confinario di Brazzano (Cormons), allo scopo di fermare o allontanare una pattuglia nemica che intendeva far saltare il ponticello.

Il Principe Pietro Lanza di Trabia con i figli Giuseppe, Ignazio e Manfredi

Avevo condotto le mie ricerche sulle 12 battaglie dell’Isonzo, sulle strategie di guerra, sulle stragi di giovani patrioti mandati a morire inutilmente nelle pietraie del Carso in una logorante e disumana vita di trincea. Avevo approfondito le ricerche sulle motivazioni della sconfitta di Caporetto, sul sacrificio di ragazzi eroi tra cui i pluridecorati fratelli Ignazio e Manfredi Lanza di Trabia e sulla incapacità criminale di Generali felloni, che non fanno certo onore alle “storie patrie”, poi avevo posto l’attenzione sull’eroica resistenza sulla linea del Piave con i nostri, protesi a fare con i loro corpi “contro il nemico una barriera”, avevo dedicato le mie attenzioni alla preparazione del contrattacco, alle azioni degli arditi e dei “caimani del Piave e mi ero speso ad esaltare le motivazioni della Vittoria celebrata il 4 novembre di ogni anno. In tale contesto, nel corso degli anni, mi ero soffermato a ricercare i nomi dei nostri caduti in battaglia per il bene della Patria, avevo cercato i “ragazzi del ’99 del nostro circondario e avevo trovato segni tangibili delle loro eroiche gesta, delle decorazioni ottenute sul campo per gli atti di valore, ma pur avendo studiato e ricercato, non ero certamente soddisfatto, qualcosa mi diceva che nel mosaico della nostra storia, mancavano molti tasselli. Ad esempio, ne sapevo veramente poco dei prigionieri austro-ungarici impiegati come manovalanza nelle campagne del circondario termitano e al porto per caricare le navi di derrate alimentari e sale (dalla miniera di Petralia Soprana), per il vettovagliamento delle truppe al fronte, di vestiario di lana ed equipaggiamenti per i soldati impegnati in zone di guerra, e di zolfo per le industrie belliche.

Prigionieri Austro-Ungarici a Termini Imerese

Il vuoto ha incominciato a essere colmato, quando, ho avuto modo di leggere il risultato di una meticolosa ricerca condotta dalla ricercatrice ungherese Rita Keglovich, pubblicato dall’ Akadémiai Kiadó di Budapest nel 2005, che tra le pagine 293 e 301 della testo tratta dei: “Prigionieri di guerra ungheresi in Sicilia nella Prima Guerra Mondiale”. Nella pagina 296 di questa interessante ricerca si legge: “Al campo di concentramento centrale di Palermo amministrativamente appartenevano i seguenti posti minori: Piazza Armerina, Termini Imerese, Cefalú, Marsala, Milazzo, Torrelunga, Baghería, Sciacca, Vittoria. (Archivio dell’Ufficio Storico dell’Esercito, Rep. F-11, Rac. 112). Intorno a Palermo, i prigionieri di guerra lavoravano piuttosto nel settore agricolo e nel campo dell’industria mineraria. Ma quando la fortuna nella ricerca aiuta, i risultati non tardano a venire, infatti, dopo un’ispirata ricerca, sul web ho trovato traccia del libro di 373 pagine dal titolo:1915-1919: cronaca inedita della prima guerra mondiale da documenti vari e dal diario del tenente Sillavengo pubblicato da Longanesi nel 1965, a pag. 21 leggendo una lettera del sergente Gambaro, appena assegnato (a quel tempo) al presidio di Termini Imerese, ho appreso che il 3 luglio 1915 la Caserma La Masa era presidiata da:un intero battaglione territoriale di fanteria composto da vecchioni 35 – 40 enni con baffoni spioventi”… e che da Termini Imerese si coordinavano le attività del: II° settore della Difesa Costiera”.

Caserma La Masa (Termini Imerese)

Credo che basti per esortare gli storici termitani, veri e “presunti” a iniziare le ricerche! Non si può ignorare inoltre che, dal porto commerciale di Termini Imerese, per tutta la durata della guerra, senza soluzione di continuità, partì via mare, un’enorme sostegno logistico ai combattenti che possiamo riassumere, in maniera non esaustiva in: vestiario ed equipaggiamento delle truppe al fronte: maglioni di lana, passamontagna, calzettoni e guanti; vettovagliamento, con particolare riferimento a frumento, legumi, farina, sale, paste alimentari, olio, pesce salato e sottolio in scatola, carne insaccata, formaggi, liquirizia, agrumi, prodotti in Sicilia, e quasi tutto lo zolfo estratto nelle miniere che era indispensabile per l’industria bellica. Buona parte della movimentazione manuale dei carichi per caricare i bastimenti diretti a Napoli e Genova era svolta dai prigionieri di guerra.

Caserma La Masa (Termini Imerese)

Quindi, Termini Imerese, durante la Prima Guerra Mondiale ebbe un ruolo importantissimo, ma non soltanto per le centinaia di ragazzi reclutati e inviati al fronte ma anche per quello che i tecnici militari chiamano sostegno logistico alle operazioni belliche. Lo stesso Napoleone sconfitto in Russia dal Generale inverno sosteneva che i peggiori nemici dei suoi soldati, sul campo di battaglia erano il freddo e la fame.

Trincea italiana sulle Alpi durante la Prima Guerra Mondiale

Con queste motivazioni, ritengo opportuno proporre al Sindaco di Termini Imerese e al nuovo Assessore alla cultura, di creare un gruppo di ricerca storica che, in fattiva collaborazione con le scuole, possa approfondire l’argomento».

(1) Roberto Todero, ricercatore storico, esperto di uniformologia e storia asburgica, collabora con svariate associazioni italiane ed estere, ed è socio fondatore dell’Associazione Culturale F. Zenobi di Trieste. Ha organizzato mostre in Italia e all’estero, per il suo impegno sulla memoria storica è stato insignito nel 2010 della Ehrenkreuz da parte della Croce Nera austriaca. Tra i suoi ultimi libri: Kappenabzeichen distintivi da berretto austro-ungarici. Piccoli oggetti d’arte e di racconto della Grande Guerra (Gaspari, 2003); con Lucio Fabi Andar per trincee sul Carso triestino, goriziano e sloveno (Transalpina Editrice, 2004); Dalla Galizia all’Isonzo, storia e storie dei soldati triestini nella Grande Guerra, italiani sloveni e croati del K.u.k. I.R. Freiherr von Waldstätten Nr. 97 (Gaspari, 2006); Il racconto delle cartoline imperial regie; società esercito e guerra nel mondo di ieri (Gaspari, 2009) Cani e soldati nella prima guerra mondiale (Gaspari, 2011).

Note biografiche sull’autore tratte dal sito internet, www.gasparieditore.it

 

Foto di copertina: Prigionieri Austro-Ungarici a Termini Imerese

Si ringrazia per il materiale iconografico il Generale di Brigata, Mario Piraino.

Generale di Brigata (Aus) Mario Piraino

Giuseppe Longo
giuseppelongoredazione@gmail.com
@longoredazione

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