Tina Anselmi

di Giovanna Ventimiglia

E’ morta stamattina a Castelfranco Veneto, Tina Anselmi, madre della Costituente.
Sembra davvero strano, ma insieme leggero e soave, poter dire madre della Costituente, lei così discreta e riservata tra i padri della Democrazia.
Tina Anselmi è stata staffetta partigiana con il nome di Gabriella nella Brigata Veneta, Cesare Battisti. Deputato alla Costituente, prima donna Ministro della Repubblica e Presidente della Commissione d’inchiesta sulla Loggia P2.
Erano gli anni ’70, in pieno e travolgente femminismo, tra le lotte civili per l’aborto ed il divorzio e lei diveniva Ministro e per giunta del Lavoro, carica finora solo di uomini.
E mentre le piazze erano agitate da reggiseni sventolanti e barricate incendiarie, una donna non più giovanissima, ricopriva un incarico in un Ministero controverso e difficile in quegli anni. Erano gli anni della forte crisi economica del paese, il petrolio, l’austerity e il terrorismo crescente.
Eppure quella donna così serena e pacata, svolse il suo lavoro o la sua missione ( come amava ripetere ) con grande spirito di sacrificio, mantenendo salde le radici nella sua storia personale e nella storia di un cattolicesimo progressista e riformista.
Ero una bambina di otto anni quando per la prima volta al telegiornale vidi una donna sfilare davanti al picchetto d’onore…Era Tina Anselmi…e nel frattempo un’altra donna andava a ricoprire la terza carica dello Stato, Nilde Jotti.
Ero stupita.
Non mi era stato detto che le donne potessero fare politica.
Non mi era stato insegnato né a scuola né in famiglia.
Non c’era scritto da nessuna parte, ancora, che le donne avessero uguali diritti in politica.
Ecco dunque cosa mi ha insegnato quella donna. Lei insieme con l’altra grande donna della Repubblica, Nilde Jotti.
Mi ha insegnato con la sua umiltà e con la sua semplicità che si può avere e gestire “potere” senza clamori, senza urla, senza barricate, senza dire mai “lei non sa chi sono Io..”… ma solo con la pazienza e lo spirito di sacrificio di ogni giorno.
La sua acuta intelligenza e la sua straordinaria saggezza, sofferta e maturata negli anni della lotta partigiana, li ha spesi al servizio dello Stato e della democrazia nella quale credeva fermamente e senza remora alcuna.
E lo dimostrò quando da Presidente della Commissione d’inchiesta sulla Loggia P2, non esitò a denunciare apparati dello Stato inquinati e puntare il dito contro esponenti del suo stesso partito, consapevole delle conseguenze che tale denuncia avrebbe comportato. Perchè lo Stato, la Democrazia per Tina Anselmi andavano oltre l’appartenenza a qualsiasi schieramento politico.
Qualche anno fa, tramite l’A.N.P.I, mi misi in contatto con l’on. Anselmi per avere un’intervista, ma mi fu comunicato che la Senatrice non era più in grado di ricevere alcuno, era gravemente malata.
Oggi va via un pezzo della Storia d’Italia, di questa Repubblica, di questa Democrazia…
Ed anche di noi donne…
Perché seppure lontana politicamente ed ideologicamente da me, mi sento legata all’esempio di questa donna, semplice e coraggiosa, perbene, senza essere mai moralista o bacchettona, che mi ha insegnato insieme con Nilde Jotti che le donne possono e devono fare politica con la consapevolezza discreta ma fiera di essere donne. Fare politica senza apparire, senza mostrarsi, senza riempire talk show o pagine di gossip , questo ci mancherà di donne come Tina Anselmi o Nilde Jotti.
Come quando, in occasione della Festa della Repubblica , dovendo partecipare ad un picchetto d’onore, chiamò atterrita Andreotti per chiedergli come si svolgesse un picchetto d’onore e questi si premurò di inviarla al Capo di stato Maggiore della Difesa per prendere “lezioni”. Amava raccontare divertita questo episodio, quasi a sottolineare una cosa ovvia cioè che per lei altro era la Politica e che non amava lo “spettacolo” della politica.
In questo momento storico, privo di ideali e di slanci politici, di volontà di sacrificio al servizio del Bene comune, Tina Anselmi è già nella storia.

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