I dolci e la tradizione del 2 novembre: la frutta martorana

La frutta martorana è uno dei dolci tipici della festa di ognissanti e di quella dei morti. E’ un dolce composto da ingredienti semplici quali lo zucchero e la farina di mandorla. Il tutto decorato con coloranti alimentari. E’ stato creato dalle monache del convento di Santa Maria dell’Ammiraglio, a Palermo. Secondo la tradizione sarebbe stato realizzato per le nobildonne dell’ordine di San Benedetto e voluta dalla nobildonna Elisa Martorana. La leggenda vuole che all’interno del monastero le suore avessero creato uno dei giardini più belli della città e un’orto con buonissimi ortaggi. Il vescovo, incuriosito, decise di andarlo a visitare. La visita, però, avvenne in pieno inverno, quando gli alberi erano spogli e l’orto non dava molti ortaggi. Le monache allora decisero di creare dei frutti colorati con la pasta di mandorla per addobbare gli alberi spogli e creare degli ortaggi per abbellire l’orto. In questo modo è nata la frutta martorana, dal nome della fondatrice del convento, con coloratissimi mandarini, arance, melograni, limoni, zucche, carciofi. Ecco come avviene la preparazione della frutta martorana: Macinare le mandorle pelate fino a ridurle a farina. Quindi sciogliere lo zucchero nell’acqua a fuoco lento. Quando l’acqua bollirà, spegnere il fuoco e aggiungervi la vanillina e la farina di mandorle. Amalgamare bene fino a che il composto non avrà assunto una consistenza compatta, liscia e morbida e tenderà a staccarsi dalle pareti del tegame. Bagnare quindi una spianatoia con dell’acqua e versarvi la pasta di mandorle ottenuta. Quando questa si sarà intiepidita, lavorarla un altro po’ per renderla ancora più liscia e omogenea. Procedere poi con il modellare la pasta di mandorle a foggia di frutta e ortaggi secondo il proprio gusto e lasciare che la frutta di Martorana realizzata si asciughi per qualche ora prima di rifinirla con la colorazione, l’eventuale lucidatura con gomma arabica e la decorazione con i piccioli e le foglie di plastica consoni.

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