Ha raccontato la città e i suoi problemi, non ha avuto paura di far conoscere pieghe e piaghe del territorio con il giornale che ha diretto, ha spinto a guardare avanti la città di Cefalù in anni nei quali era difficile avere sguardi di speranza in politica, ha dialogato con la cultura del suo tempo e non ha avuto paura a confrontarsi con chi aveva pensieri diversi dai suoi. Mario Alfredo La Grua ha chiuso gli occhi a questo mondo all’età di novanta anni. Di lui si è detto essere stato un uomo di cultura ma anche un intellettuale onesto, una persona impegnata a difendere i valori della vita ma anche un insegnante, un giornalista e un politico. Con il suo impegno ha segnato la storia della città di Cefalù nel quarantennio che va dal boom economico italiano a tangentopoli e alla crisi della politica italiana. Lo ha fatto dapprima fondando “Il Corriere delle Madonie”, successivamente impegnandosi in politica e verso la fine dei suoi giorni con la penna dello scrittore.
Mario Alfredo La Grua arriva a Cefalù da Castelbuono dove era nato. Si accorge subito che la nuova città che l’accoglie è una comunità muta. Per questo, forte del motto «Città senza giornale… città muta» fonda il periodico “Il Corriere delle Madonie”. Diventa subito luogo di aggregazione e forza sociale di cambiamento. Alfredo vi racconta le vicende del territorio e per quarantanni tiene con lo sguardo sulle sue pagine i tanti lettori che lo seguono da Cefalù e dal mondo. Nella primavera del 1993 la svolta della sua vita. Il movimento politico nato grazie alla “Pro Cefalù“ lo designa candidato sindaco per le prime elezioni che vedono i cittadini eleggere il loro primo cittadino. Alfredo è eletto a primo turno. In città è festa. Per quattro anni guida la comunità cefaludese con passione e dedizione. Alla fine del mandato decide di mettersi da parte. Per la storia, oltre ad essere il primo sindaco di Cefalù eletto dai cittadini e anche l’unico primo cittadino, dal 93 a oggi, ad essersi messo da parte alla fine del suo primo mandato.