Gettò in mare un anziano uccidendolo: «Niente pena se studierà per tre anni»

Al diciassettenne pugliese che la scorsa primavera uccise un anziano e ne ferì gravemente un secondo gettandoli in mare da una scogliera di Monopoli verrà cancellata la colpa se per tre anni dimostrerà di andare regolarmente a scuola e di avere buoni voti, di fare sport e fare volontariato.  vLo ha stabilito il tribunale dei minori di Bari che due giorni fa ha concesso la cosiddetta «messa alla prova» al ragazzo che nel frattempo è stato affidato a una comunità protetta di Caserta.

La notizia è stata confermata dal difensore del diciassettenne, l’avvocato Giuseppe Sardano: «Una sentenza da un lato coraggiosa ma che dall’altro è prevista dal nostro ordinamento» sottolinea il legale. Il minorenne lo scorso 2 maggio aveva buttato giù da una scogliera sul lungomare di Monopoli un 77enne,  senza alcun motivo apparente, uccidendolo. L’anziano battè la testa sulle rocce e morì annegato. Un altro pensionato, quello stesso giorno aveva subito la stessa sorte e si era salvato a stento riuscendo a raggiungere la riva. Il ragazzo era stato arrestato con l’accusa di omicidio volontario.

«I giudici sono andati a lungo alla ricerca di qualche movente recondito – rivela l’avvocato Sardano – che in realtà non c’era; alla fine hanno riconosciuto che si trattò di un atto scriteriato ma senza volontà di uccidere». Secondo l’avvocato, il suo assistito «voleva solo fare uno scherzo, un bagno fuori stagione all’anziano…»

A questo punto, come prevede il codice di procedura penale per i minorenni, i magistrati si sono convinti che il ragazzo poteva essere ammesso a una pena alternativa ancora prima del processo per tentarne il recupero e il reinserimento. La sentenza del 23 ottobre scorso stabilisce per il diciassettenne questo percorso: di giorno dovrà prestare servizio in una struttura per anziani, praticare un’attività sportiva e seguire corsi di legalità; la sera frequenterà un istituto di formazione professionale alberghiero. Il tutto per una durate di tre anni. Ogni mese gli educatori presenteranno una relazione al tribunale per chiarire se il percorso di recupero funziona. Se al termine del periodo di prova l’adolescente avrà dimostrato di essersi reinserito, la colpa sarà cancellata e non verrà nemmeno menzionata sul certificato penale. In caso contrario, dovrà celebrarsi un processo per omicidio preterintenzionale. Se processato, codice alla mano, dovrà affrontare un’accusa che parte da 21 anni; con gli sconti previsti dal rito abbreviato e le attenuanti potrà puntare a scendere sotto i 10 anni di reclusione.

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