Padre stupra per 22 anni la figlia che partorisce otto bambini

Ventidue anni di stupri, violenze continue, umiliazioni e minacce di morte. Antonia era piombata in quell’inferno quando aveva solo 15 anni. La madre era appena fuggita da casa lasciando marito e tre figli, e lei, che già era stata violentata dal padre quando aveva nove anni, a quel punto rimase in balìa del genitore diventandone la schiava sessuale e partorendo otto bambini, tutti figli dell’orco che l’aveva generata.

Solamente a 37 anni, nel gennaio 2016, Antonia trovò la forza di denunciare l’incubo nel quale aveva vissuto fino a quel momento, svelando quello che per 22 anni era accaduto nella casa fatiscente in cui abitava, nella provincia di Santiago del Estero, nell’Argentina settentrionale. L’occasione si presentò quando il medico dal quale aveva portato il figlio più piccolo le chiese chi fosse il padre e lei rivelò la scioccante verità. Dopo le accuse l’esame del Dna ha fugato qualunque dubbio sull’autenticità delle dichiarazioni di Antonia: quegli otto bambini sono tutti figli dell’orco. Antonia, che è completamente analfabeta, vuole che il padre, dopo averle rovinato la vita, marcisca in galera per il resto dei suoi giorni. «Da quando mamma ci ha lasciati – aveva raccontato all’epoca dell’arresto – sono diventata la moglie di mio padre, che già mi violentava da quando avevo nove anni. Mi picchiava in continuazione con un bastone appena mi vedeva parlare con qualche vicino di casa oppure quando voleva abusare di me. E molte volte mi stuprava davanti ai miei figli. Mi minacciava costantemente e io avevo sempre paura di essere uccisa: mi diceva che mi avrebbe ammazzata se avessi raccontato a qualcuno quello che succedeva in casa. Anche ora ho paura per la mia vita e per quella dei miei figli, perché sto ricevendo minacce dai fratelli di mio padre che vorrebbero obbligarmi a ritirare la denuncia contro di lui: a loro non importa nulla di quello che è successo in questi anni, vogliono solo che ritiri la denuncia. Ma io voglio che lui marcisca in galera. Voglio che sia fatta giustizia».

Cambia impostazioni privacy
Torna in alto