Lettera di una mamma che per due anni a Cefalù ha combattuto il bullismo …

Sono passati dieci anni e nulla è cambiato. Anche mio figlio frequentava la scuola a Cefalù … Era piuttosto contento di essere approdato nella nuova scuola. All’inizio aveva preso d’impegno la scuola e lo studio ma dopo circa sei mesi iniziarono i problemi. A casa svolgeva regolarmente i compiti e studiava ma a scuola si lamentavano che non studiava. Passammo allora ad orari assurdi di studio, intensi e pesanti, ma la situazione peggiorava sempre più. Ritornavo dai ricevimenti angustiata e amareggiata. Non capivo. A casa sapeva le lezioni e a scuola non riusciva a farsi interrogare. La situazione peggiorò negli anni fino a quando decisi di approfondire e capire il perché mio figlio non aveva più voglia e non voleva andare a scuola.

Il bambino era diventato nervoso. Non voleva più le merende per la pausa ma soldi. Soldi che spaziavano dai cinquanta centesimi ai due euro al giorno e francamente non potevamo permetterci questo sperpero. Andava a scuola e dopo mi chiamava perché voleva ritornare a casa. A volte ritornava con i pantaloni pieni di colla oppure con la pipì addosso. A volte anche con sputi addosso. Davanti a tutto questo è scontato che vai a scuola. Parlavo con i docenti e mi sentivo dire: suo figlio è vivace, suo figlio non studia, suo figlio disturba i compagni. Amarezza solo amarezza. Ho proposto ai docenti se potevo sedermi in fondo alla classe per osservare bene il comportamento di mio figlio: richiesta rifiutata. Ben presto però ho scoperto da me quello che gli accadeva. Un giorno ho detto a mio figlio che non gli avrei dato i soldi. Ha avuto una crisi di paura e mi ha detto: Tu non capisci! Qui i soldi mi servono! Mi servono!

Premetto che era diventato magrissimo, visto che saltava la colazione e la merenda e il pranzo. Ho deciso di dargli i soldi e seguirlo a distanza. Ho impiegato solo tre giorni per scoprire cosa gli accadeva. Appena arrivato un gruppetto, capitanato da un ragazzo, gli sputava addosso davanti l’entrata della scuola e lo minacciava. Il resto avveniva a scuola.

Sono andata a parlare con i prof e il preside. Mi hanno risposto: non siamo sempre con loro e ciò che avviene fuori non è di nostra competenza. Delusa. Ero delusa da una risposta così superficiale. Ho deciso appena uscita dalla scuola di andare a parlare con i genitori del capo branco. Devo dire che ha funzionato. Mi ha chiesto scusa per il figlio. Mi ha detto che era stanco perchè ne combinava troppe. Mi ha detto che si sarebbe attivato subito per fermare tutto ciò. Devo dire che mio figlio ha iniziato a respirare. Peccato che quei due anni di tormento hanno rovinato l’iter di uno scolaro.

A distanza di dieci anni posso solo dire che la scuola non ha saputo far crescere mio figlio.. me lo ha rovinato…

Lettera firmata

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