Solleviamo il dito dalla tastiera… e… shhh… silenzio!!!

Condividiamo, ma in realtà non partecipiamo. Scriviamo, ma in realtà non esprimiamo come vorremmo i nostri sentimenti, le nostre idee. Parliamo, ma non siamo ascoltati perché il nostro interlocutore è disabituato ad un atteggiamento di ascolto. Con istinto oltremodo impulsivo si “condivide”, si “scrive”, si postano foto e frasi già riciclate da altri e riutilizzate centinaia e centinaia di volte. Ma cosa c’è di autenticamente proprio?  Per questo stiamo perdendo sempre più originalità del pensiero sia razionale che emotivo.

Ben più preoccupante è che ci stiamo abituando a tutto ciò e probabilmente addirittura compiaciuti ci stiamo assuefacendo all’uso dei social, anzi ci facciamo usare da questi ultimi perdendone il controllo, facendone un uso insano, persino in circostanze uniche, dolorose come la morte. Di fronte ad eventi luttuosi e particolarmente drammatici, si crea spesso mediocrità e una smisurata mancanza di rispetto, a causa dell’abuso della scrittura mediatica. Anche se utopistico, mi piacerebbe che si rivalutasse il silenzio e per chi ne sentisse la necessità (nel pieno rispetto di credenti e non) la preghiera, due dimensioni che restituirebbero dignità ai vivi e ahimè! ai non più viventi.

Paradossalmente mentre si “condivide”, si posta si chiedono preghiere, ma…riflettiamoci!… Come si può trovare il tempo per raccoglimento e preghiera se ci si dedica ore ed ore ai social e non alle persone?! Ore ed ore della giornata a “condividere” con tutti e quindi con nessuno!  “Tutti”, compresi  coloro di cui non conosciamo neanche il volto, equivale a “nessuno”!!!

Non confondiamo il condividere mediaticamente con tutti, con il dedicare personalmente a qualcuno. Non confondiamo il parlare con il blaterare… pardon! Chattare!!! Non confondiamo i sentimenti con la vana ostentazione del “Ho scritto, ho postato anch’io…”. I social si, ma nella giusta modalità… giovanissimi, giovani e adulti!

Sui gruppi whatsapp, facebook o altro ripetutamente si scrive di una triste notizia come se una volta non bastasse; come se più la si scrive, più si dimostra a tutti, cioè a nessuno, quanto si è commossi, toccati! Dedichiamo una parola, un pensiero, una frase e non vorticose frasi prolisse, confondendo il dignitoso silenzio con un irriverente rumore!

Resta inteso che quanto scritto è una mia opinione, paradossalmente oggettiva, che vuole affiancare un invito. L’invito alla riflessione per la quale occorrono silenzio e una sana e benevola osservazione, nonché  il distacco dalla folle frenesia mediatica. E’ più doveroso e più efficace il silenzio per incontrare qualcuno, che il chiasso dove non ritroviamo nessuno. E ora solleviamo il dito dalla tastiera…tutti in piedi e… shhh… silenzio!!!

Rosalia Di Noto

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